1814, nasce a Vasto la pubblica illuminazione
Ben lontana dalla tecnologia moderna, nella prima metà dell’ottocento l’illuminazione pubblica era garantita tramite lampade a riverbero, posizionate sui muri delle case più idonee ad illuminare la superficie più ampia possibile. Il lato negativo di questo sistema d’illuminazione era la presenza di molte zone in ombra e la mancanza assoluta di luce in molte stradine secondarie, soggette ad elevato rischio di aggressioni o, più semplicemente, a rievocare la fobia che è molto spesso dentro di noi: quella del buio.
La nascita a Vasto della pubblica illuminazione risale al 1814, quando i decurioni, nella seduta del consiglio del 15 marzo, su proposta del Sindaco Pietro Muzii, decisero l’acquisto di 12 lampioni a riverbero per una somma totale di 1056 lire.
Nel 1849 all’interno delle mura cittadine c’erano 35 lampioni ad olio. La gestione e l’accensione delle luci era affidata, tramite appalto, ad una ditta la quale aveva l’obbligo di attenersi scrupolosamente ad una tabella prestabilita, dove erano indicati i giorni e gli orari di accensione e spegnimento delle lampade. Per ogni mese i giorni di accensione erano diciotto, a partire dal quarto giorno dopo il plenilunio, per dieci ore giornaliere da ottobre a marzo, e sei ore da aprile a settembre.
L’appaltatore, al fine di risparmiare, spesso usava poco olio o di qualità più scadente, che causava lo spegnimento delle fiammelle, provocando l’ira dei cittadini.
In una seduta del consiglio comunale il sindaco Pietro Muzii espose la situazione ai decurioni: “Signori. La illuminazione notturna, la quale si sostiene da quest’Amministrazione Comunale non con lieve sacrifizio, io trovo che sia in qualche abbandono. L’affissione de’ due nuovi lampioni, e l’uso de’ medesimi, il di cui carico gravita a spese dell’appaltatore, vengono finora trascurati…
Mi spiacciono i continui lagni dei Cittadini che vedendo quasi sempre spenti i riverberi pur a d’inoltrarsi le ore della notte, n’elevano de’ reclami, che mi si fanno giungere accompagnati da vivi risentimenti. Non attribuisco che a colpa dell’uomo mercenario incaricato dall’appaltatore alla illuminazione periodica l’inconveniente suddetto, il quale non può, e n’è deve supporsi causato da altri”.
Il 23 marzo del 1849, in seguito agl’inadempimenti dell’appaltatore signor Nicola Romani, Pietro Muzii emise un’ordinanza: “Per effetto di Superiori disposizioni si fa ordine a Don Nicola Romani di riattare tutti i fanali, di tergerne le lastre, di accomodarne i riverberi ed i tubi di vetro, e di mettere in perfetta regola la illuminazione notturna, accordandoglisi un termine perentorio di due giorni da oggi, con riserva di agire contro lui convenevolmente in caso di morosità, e con protetta d’ogni danno spese ed interesse”.
Il signor Romani per il suo lavoro, riceveva una paga annua di 260 ducati. Per le continue lamentele dei cittadini, Pietro Muzii minacciò anche la revisione della somma pattuita se non avesse adempiuto in modo puntuale e corretto ai suoi doveri.
Nella foto la moderna illuminazione di via Adriatica.
Lino Spadaccini
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