Di canzone in canzone (…il dolore)
di Giuseppe F. Pollutri
Le parole sono di Ivano Fossati, canta Fiorella Mannoia. Lasciando in questi giorni Vasto, in macchina, di canzone in canzone - a dare sollievo alla tristezza che ancora mi prende nel lasciare il luogo delle ‘radici’ - mi è capitato di riascoltare “I treni a vapore”. La voce è notoriamente intrigante, le parole con un tormentoso ripetersi, ci dicono di una vita ordinariamente faticosa, intessuta di memoria e del trascorrere dei giorni, “come i treni a vapore/ di stazione in stazione/ e di porta in porta/ e di pioggia in pioggia/ e di dolore in dolore/ il dolore – consolatoria e o speranzosa conclusione - …passerà”. Troppo insistito – pensavo – perché si possa crederlo vero. Il dolore, come la morte, …”ci accompagna dal mattino alla sera”, scriveva Ungaretti. Accade che ai poeti basti un suono, una parola, la vista di una nuvola, di una vela in mare, di un albero in fiore o imperlato di brina, o il vociare acuto di un bambino…, a far scattare la molla che spinge ad affabulare quello che si ha di dentro. Succede anche a me, pur non grande, né noto, pur …scarsamente ‘capace’ di sintassi (come già annotava il mio prof. Verzellini, in imbarazzo nel darmi un quattro o un nove…), le parole di questi versi in canto, mi hanno suscitato, tra memoria e vissuto, sentimenti ed emozioni che mi ricollegano al mio posto, alla mia riva. Vissuto nell’infanzia tra mare, chiesa e stazione, dei treni a vapore ho certo memoria, e di quelle possenti nere macchine ricordo non tanto il faticoso avvio delle grandi leve o bielle, quanto, materia omogenea al ricordo, quell’idrico vapore, che si alzava greve in cielo come un fumo, sino a sparire, divenuto aria, cielo. Oggi alla marina del Vasto resta, coperto di edera, una quadrata cisterna e, poco più in là, come un monumento da conservare, quel mobile tubo a braccio, fontana per approvvigionare lo sbuffante treno, di tanta acqua, da sposare all’infuocato carbone. E “di pioggia in pioggia” siamo arrivati all’oggi, “di stazione in stazione” il nostro treno - finché ce n’è - continua la sua marcia, talvolta penosa, di certo non inutile. E intanto a Vasto, su in città, si combatte e si dibatte la vita, che pare una guerra, la chiamano politica, ed è solo spesso meschina invidia fra pochi. … Di palazzo in palazzo/e di piazza in piazza, di frana in frana/ e di assessore in assessore …, il dolore - del cittadino, e mio - … non passerà!
LA FOTO DELLA STAZIONE E ' TRATTA DA http://vastocard.altervista.org/ DELLA COLLEZIONISTA VASTESE IDA FORNI. UN SITO CHE FA SOGNARE I VECCHI VASTESI E CHE NATURALMENTE VI INVITIAMO A VISITARE.
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