martedì 28 aprile 2009

...Nostalgia di Vasto




FRANCESCOPAOLO (CICCO) SPADACCINI è uno di quei vastesi che ha Vasto nel cuore. Vivendo fuori questo suo senso di appartenenza è ancor più sentito. Ci ha inviato un paio di pagine, ridotte in qualche parte, tratte dalla “Storia di Vasto” di Luigi Marchesani: “sono pagine che trovo bellissime – ha detto - perchè si capisce la tenerezza con cui “Cumbà” Luigi le ha scritte ai suoi tempi. Te le propongo nella speranza che vengano lette dai molti vastesi che forse non hanno mai avuto occasione di sfogliare questo interessante volume”. Aggiungendo: “Noterete che Marchesani cita la "corallina" (la corajène), quell'alga ormai quasi sparita dalla nostra costa che essiccata al sole serviva per farci un decotto buono per i disturbi intestinali”.


VIGNOLA, LEBBA, PUNTA PENNA, PUNTA D’ERCE AI TEMPI DEL MARCHESANI


"Lungi dalla città di Vasto, per circa quattro miglia ed al di lei nord-est, alla latitudine di gradi 42, 9 minuti primi e 12 secondi, con longitudine di gradi 12, minuti primi 24, e 30 secondi dal meridiano di Parigi, giace la penisola della Penna, che rispettivamente alle adiacenti spiagge del sud-est e del nord-owest s'inoltra a mare per circa due miglia. Costeggiandosi da Vasto alla punta della Penna, e di là ad Erce, molti piccoli e grandetti seni miransi a sinistra, recinti qual di bassi, qual di torreggianti scogli, che la migliore delle Coralline, la più infesta a' lombrici del corpo umano, alimentano. Postergato il seno della Meta, di cui farò parola altrove, quattro ve n’à de’ più ampii del nostro lido, collocati due di qua, e due di là della mentovata punta. Quel della fertile contrada Vignola, inrigata da frequenti ruscelli, offre grotte naturali nel fianco della pendice: l’uomo le à fornite d’imposte ed invertite a tugurii. Ne’ giardini, che l’adornano, trovaronsi vasi lagrimari, ed un frammento concavo di medaglione di creta cotta; vedesi nel fondo di quest’oggetto il basso rilievo di testa con chioma rimenata in dietro; poggia su ‘l di lei vertice il lembo convesso di Luna crescente. Indi si rappresenta il seno della Lebba, che lievemente restringendosi retrocede per due miglia e più in forma di più profonda valle. Un fiumicello nato nel tenimento nostro le solca il mezzo, e nella foce si allarga in guisa che il più esteso balzo non lo sorpassa; (...) Valicatasi la Lebba presso il mare, si monta alla stremità della penisola, allo spianato, ov’è la chiesolina di Madonna della Penna. Scogli colossali difendono dall’urto delle onde l’oriental corto lato della penisola, e parte ancora del di lei fianco settentrionale: dentato per interrotti ruderi di fabbrica e nella estensione di moltissimi passi è il meridional confine dello spianato, che indi declina alla Lebba: sono dessi questi ruderi le fondamenta di Pennaluce; (...) Dalla riquadrata regia torre della Penna al picciol promontorio di Collemartino, e da questo all’altro, ch’è maggiore, denominato Erce, stanno i due rimanenti seni, il primo men ampio del secondo; ma entrambi di acque profondissime, le quali placidamente sferzano un lido incantevole per petruzze di colori vivacissimi e diversi, per gusci di conchiglie numerosissimi, variati nella forma e ne’ colori, e per altre naturali bellezze. Si rieda or con la mente allo spianato della chiesolina, e qui la fantasia ci pinga le fabbriche, i cittadini, la Università di Pennaluce, di cui apprenderemo i fatti dal sunto delle antiche carte."
Da “Storia di Vasto” - Luigi Marchesani (1802-1870)

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