mercoledì 5 febbraio 2020

Duecento anni fa moriva Benedetto Maria Betti, una delle menti più illuminate di Vasto


di Lino Spadaccini
Duecento anni fa, il 5 febbraio 1820, moriva Benedetto Maria Betti, una delle menti più illuminate di Vasto.
Definito da molti studiosi il maggior erudito del tempo, il Betti fu maestro di Gabriele Rossetti, da
lui iniziato negli studi medievali e danteschi, e di tutti quei letterati fioriti tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.

Benedetto Maria nacque il 21 agosto 1751 da Michelangelo e da Maria Ferragalli. Lo storico Luigi Marchesani, nella Storia di Vasto, così lo ricorda: "…modello di buono e religioso cittadino, intelligentissimo di pitture, di cui fece nobil raccolta, avido di sapere, onde di molti e di scelti libri si provvide, superior all'ignobil sentimento di letteraria gelosia, per lo che aprì il tesoro de' suoi scritti alla ingegnosa ape del Romanelli, Dottor di Leggi, Membro corrispondente della Real Società patriottica di Chieti, degno di reggere il Distretto, letterato, versificatore, antiquario di gran valore, e 'l saluterei pur padre della Storia patria…".

Presso l’Archivio Storico comunale "G. Rossetti", sono conservati tutti i suoi volumi di manoscritti autografi e inediti, compresa una monumentale Storia di Vasto, seppur incompiuta. Infatti, il Betti potrebbe vantare il primato di essere lo storico che in assoluto ha scritto di più sulla nostra città, ma che non ha pubblicato nulla se non alcune poesie e una Lettera a D. Michele Torcia sull’iscrizione di Paquio Azmeno.

Luigi Anelli a proposito del Betti scrisse: "ingegno eminentemente versatile,compendiò in sé tutti i rami dell’umana dottrina; onde nei suoi scritti lo vediamo sommo naturalista e pensatore profondo, distinto giureconsulto e filosofo insigne, poeta gentile e dotto archeologo…", e a buon ragione si permise di aggiungere "vero colosso della scienza e delle lettere".

In realtà la pubblicazione della Storia del Vasto del Betti era in preparazione e l’amico pittore Nicola Tiberi, aveva anche realizzato per l’occasione diverse incisioni in rame di buona fattura (vedere foto).

I volumi lasciati dal Betti sono una fonte inesauribile di notizie a cui tutti gli studiosi non possono esimersi consultare. Lo stesso Marchesani, per la sua Storia di Vasto, oltre agli scritti del Viti e del De Benedictis, si servì molto degli studi del Betti. Il volume XVIII dei manoscritti, composto da 471 fogli, è interamente dedicato agli Annali Frentani, mentre il volume successivo contiene la Storia di Vasto ed è formato da 512 fogli. 

Ma tanti sono i saggi e le dissertazioni sugli argomenti più disparati: su Histonium e le sue origini, su Buca, sulla storia delle numerose chiese e conventi presenti nella nostra città, sulla chiesa di S. Eleuterio, sui personaggi illustri vastesi, da quelli di epoca romana fino ai letterati del settecento, sulle vertenze tra i capitoli di S. Maria e S. Pietro, sulla diocesi di Vasto, una lunga e ragionata dissertazione sull’iscrizione a Lucio Valerio Pudente e tanto altro ancora.

A Betti, letterato vastese,  Giacinto Barbarotta dedicò la seguente iscrizione:

AL GIURECONSULTO
BENEDETTO BETTI
FISOLOFO NON VULGARE
POETA OTTIMO STORICO ASSENNATO
PRESO DA PATRIO AMORE
TENERO CALDISSIMO
SCRISSE DELL'ISTONIO ANTIQUA E DE' SUOI FIGLI EROI
LA GRATITUDINE CITTADINA
PER L'ACQUISTO DI SPLENDORE COTANTO
CORONA MERITORIA
PREPARAVA
MA IL DESTINO DEL PRESTANTISSIMO UOMO
VEDER NOL VOLLE SODDISFATTO DEL VOTO UNIVERSALE
MORI' DI ANNI LXIX NEL V FEBBRAIO MDCCCXX
LASCIANDO ALLA DOLENTISSIMA MOGLIE
E SUOI MESTISSIMI FIGLI
TESAURO UBERTOSO DI LETTERARIE LUCUBRAZIONI

FRATELLI AMANTISSIMI
ALLA MEMORIA DEL PIO PER SENTIMENTO
DEL RELIGIOSO PER PRINCIPII DEL CARITATEVOLE PER COSCIENZA
SIEN SACRI
UNA LAGRIMA E UN SOSPIRO.



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