di LINO SPADACCINI
Sarà S.E. Mons. Bruno Forte a presiedere, presso la chiesa
di S. Maria Maggiore, la Concelebrazione Eucaristica per la solennità del
Corpus Domini.
Alla S. Messa, in programma questa sera alle ore 18,
parteciperanno tutti i sacerdoti vastesi, le associazioni cattoliche e di
volontariato e tanti bambini che nelle settimane scorse per la prima volta si
sono accostati alla comunione.
Al termine della celebrazione verrà portata in processione, racchiusa
in
un ostensorio, l’ostia consacrata che rappresenta Gesù vivo e vero, presente
nel Santissimo Sacramento, fino alla Concattedrale di S. Giuseppe, dove seguirà
la cerimonia conclusiva.
LA STORIA
La festa del Corpus Domini venne istituita nel 1264 da papa
Urbano IV in seguito al miracolo che si verificò a Bolsena l’anno prima. Un
sacerdote boemo, passando per la cittadina umbra, si fermò a celebrare messa
sull’altare della chiesa di S. Cristina. Il sacerdote era afflitto da dubbi
teologici, sul mistero del corpo e del sangue di Gesù e, al momento della
consacrazione, dall’ostia cominciò a sgorgare sangue.
L’avvenimento fu prontamente comunicato al Papa, che in quel
tempo risiedeva ad Orvieto. Questi ordinò che i paramenti indossati dal
sacerdote, bagnati dal sangue dell’ostia, fossero trasferiti ad Orvieto.
Durante il trasporto delle "reliquie", gli abitanti dei paesi in cui
passava la processione, buttarono dei petali di fiori sulle strade. Da questo
episodio nacque la tradizione delle "infiorate", con la realizzazione
di bellissime composizioni realizzati con petali di fiori.
Le prime notizie storiche riguardanti
la processione del Corpus Domini a Vasto, sono state riportate nel 1576 da Padre Serafino Razzi, priore del
Convento dell’Annunziata a Porta Nuova, nei suoi appunti di viaggio. "A' 21 di giugno la festa del corpus domini
fu fatta solenne processione per la Terra, senza entrare in alcuna chiesa",
annotava il priore del convento domenicano, "E portò il Santissimo Sacramento il Vicario del Signor Abate, che
stanza in Napoli, padrone nello spirituale di questa terra: la quale non è
sotto Vescovo alcuno. Et il baldacchino sopra detto Santissimo Sacramento fu
portato da tre coppie di prelati. Imperocché alle due prime aste erano il
priore di Santo Agostino, et il Guardiano della Scarpa: alle due del mezzo
eravamo il priore dei celestini, et io priore indegno di San Domenico. Et alle
due ultime erano il proposto di San Pietro, et un altro prete graduato. E non
ci scambiammo mai".
Come riportato dal canonico Diego Maciano nel suo "Diario", conservato manoscritto
presso l'Archivio Storico "G. Rossetti", sappiamo che nel 1723 le
aste erano passate ad otto, con il seguente ordine: 1° Preposto di San Pietro,
2° Primicerio di S. Maria Maggiore, 3° Priore dei Celestini, 4° Priore dei
Domenicani, 5° Priore degli Agostiniani, 6° Guardiano dei Francescani, 7°
Guardiano dei Zoccolanti di Sant’Onofrio, 8° Guardiano dei Cappuccini. Rimasero
esclusi il superiore dei Minimi Paolotti e quello dei Padri Lucchesi, forse per
non dover aggiungere altre due aste alle otto già funzionanti. Attualmente le
aste sono sei e sono rette dai confratelli del SS. Sacramento.
Se da qualche anno la festa del Corpus Domini riesce a coinvolgere
tutte componenti cattoliche della città, nel passato non è stato sempre così.
Come si legge dalle colonne de Il Vastese
d’Oltre Oceano, la processione del 30 maggio 1929 rappresentò quasi un
avvenimento per l’epoca, in quanto venne ripresa l’antica tradizione interrotta
quarantatré anni prima. All’appello dell’Arcivescovo Monterisi, risposero le
autorità civili e militari, le associazioni cittadine con i loro vessilli e
un’imponente massa di fedeli. Lungo il percorso, affisso sui muri si leggeva la
seguente epigrafe: A / CRISTO / DIO VIVO E VERO / PRINCIPE DELLA PACE / CHE /
NEL SACRAMENTO DEL SUO NOME / PASSA TRIONFALMENTE / PER LE NOSTRE VIE / ONORE E
GLORIA.
Dai balconi delle case, dove erano esposte le coperte più belle, al
passaggio della processione scendeva una pioggia di fiori.
Unica nota stonata della giornata, la mancata partecipazione
delle congreghe, in quanto la tanto attesa conciliazione tra le confraternite di
S. Maria e di S. Pietro, auspicata dalle autorità civili ed ecclesiastiche, era
ancora una volta fallita. "E dopo
tale mancato accordo", si leggeva sul periodico vastese, "che è in aperto contrasto con lo spirito dei
nuovi tempi e con l’esempio ora datoci dalla Chiesa e dallo Stato, non rimane
che attendere che nella coscienza di certi dirigenti maturi la persuasione che
la buona o cattiva accoglienza che la conciliazione fra le due confraternite
potrà trovare presso le femminette, è elemento trascurabile dinanzi ad ogni
opera che ha il nobile scopo di comporre le cittadine discordie per restituire
la tranquillità e la pace al proprio paese".
Le antiche ruggini tra Mariani e Petroni, andate avanti per
secoli, oggi, per fortuna, rimangono soltanto un lontano ricordo.
Lino Spadaccini
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