giovedì 30 maggio 2019

Oggi il bicentenario: il 30 maggio 1819 veniva inaugurato il Teatro Rossetti


LA STORIA DI 200 ANNI DI ALTERNE VICENDE, CON MOMENTI DI SPLENDORE E DI ABBANDONO

di Lino Spadaccini

Duecento anni fa, il 30 maggio del 1819, con uno spettacolo brillante messo in scena da attori dilettanti locali, veniva inaugurato il Teatro Rossetti.Una data sicuramente significativa quella del bicentenario, per un teatro con una storia piuttosto tormentata, molto spesso al centro di polemiche e scontri politici, ma che continua a rappresentare un luogo di cultura e una straordinaria risorsa per la città.





Le origini del teatro comunale risalgono al 1818, quando ne fu iniziata la costruzione sul luogo della sconsacrata chiesa di S. Spirito e su una parte del convento dei Celestini, per l'interessamento del Barone Luigi Cardone e grazie ad una pubblica sottoscrizione. In precedenza, per le pubbliche rappresentazioni, veniva utilizzata la sala delle assemblee decurionali, mentre successivamente i d’Avalos misero a disposizione delle compagnie una sala del loro palazzo.
Il progetto venne realizzato dall’ingegner Taddeo Salvini di Orsogna e, anche se incompleto, il teatro venne inaugurato il 30 maggio 1819, con uno spettacolo brillante messo in scena da attori dilettanti locali.

Lo storico vastese Luigi Marchesani nella sua Storia di Vasto, ricordava che "La Università e i cittadini concorsero alla spesa del teatro: altro denaro si raccolse ponendosi prezzo a' biglietti d'ingresso nelle sere di recita: ne' tempi anteriori questi biglietti si dispensavano gratuitamente dagli attori dilettanti, i quali sosteneano di loro borsa il dispendio per illuminazione, vestimenta, scene e servigio". Il Marchesani definì il teatro "la più bella opera pubblica, pari a' migliori teatri di secondo ordine esistenti in Napoli", offrendo anche una breve descrizione della struttura: "Rifulge per abbondanza di dorati fregi: largo proscenio: vivaci colori abbelliscono le molte e variate scene: la ricca cortina o sipario offre pinti que' giuochi olimpici, ne' quali la corona di alloro fu collocata sul capo del vincitor poeta concittadino Lucio Valerio Pudente: tre ordini di comodi palchi coronano la larga platea ingombra di più file di congiunti sedili".

Il Real Teatro Borbonico, così come venne chiamato in onore di Ferdinando I, che aveva reso disponibili i locali, fu ultimato soltanto nel 1830, quando i lavori vennero affidati all’architetto vastese Nicolamaria Pietrocola, che provvide a ridisegnare tutta la parte architettonica. L’esecuzione dei lavori venne curata dall’ebanista vastese Pasquale Monacelli.Gli scenari ed il sipario, raffigurante L’Incoronazione di Lucio Valerio Pudente in Campidoglio (purtroppo rubato nel 1944 dalle truppe inglesi), vennero dipinti dal Franceschini di Orsogna su bozzetto di Nicola de Laurentiis di Chieti. 

L’inaugurazione ufficiale avvenne il 15 settembre 1832 alla presenza del re Ferdinando II.

Il teatro era amministrato da una deputazione eletta del decurionato, dietro l’approvazione dell’Intendente. Sotto le dipendenze della deputazione era un custode, debitamente stipendiato, che aveva il compito della custodia e conservazione del teatro, nonché di tutti gli oggetti e del vestiario in esso contenuti e inoltre responsabile di eventuali danni e deterioramenti derivanti dalla mancanza di sorveglianza, assistenza o custodia. Ma vediamo alcuni punti contenuti nel regolamento deliberato il 19 agosto 1832 dal consiglio comunale:
Il Teatro sarà amministrato da una Deputazione eletto dal Decurionato, ed approvato dal Sig. Intendente della Provincia; e sarà servito da un Custode stipendiato dal Comune, e dipendente immediatamente dalla Deputazione.
Il Custode del Teatro è incaricato della conservazione e custodia del Teatro istesso del macchinismo, degli oggetti di vestiario, e di tutti gli arredi inservienti all’opificio; e rimanere strettamente responsabile di tutti i danni, e deteriorazioni derivanti da mancanza di sorveglianza di assistenza, e di custodia.
Nelle serate di beneficio, e nelle accademie  espressamente vietato il piattino alla porta, o in giro, egualmente che l’alterazione de’ prezzi de’ palchi, e delle sedie.
Il palco di mezzo del 2° ordine è riserbato al Sig. Sottintendente, quello di prima fila n. 10 alla Polizia gratuitamente, ed una sedia anche gratuitamente alla prima fila n. 6 per la Deputazione, di cui un individuo per turno dovrà immancabilmente intervenire alla rappresentazione.
Nella compagnia di musica gli spartiti saranno scelti dal Sig. Sottintendente di accordo colla Deputazione; e nella prosa gl’Impresarj dovranno consegnare i libretti di tutte le commedie che tengono, onde la Deputazione possa scegliere le migliori che andranno in iscena… I dilettanti avranno il dritto alla scelta delle opere esclusivamente.

Per decenni calcarono le scene del teatro vastese varie compagnie drammaturgiche e operistiche nazionali, che allietarono le serate mondane. La prima compagnia filodrammatica stabile vastese venne costituita nel 1848.

Con l'Unità d'Italia, il teatro assunse l'attuale denominazione in onore del poeta esule vastese Gabriele Rossetti. Negli anni a seguire, vennero realizzati altri lavori, in particolare per quanto riguarda l'illuminazione e la sicurezza, così come segnalato in un trafiletto pubblicato sul settimanale Istonio del 1888: "L'illuminazione sul palcoscenico sarà fatta con lumi ad olio, mentre poi si userà il petrolio per la illuminazione generale del teatro. Una pompa da incendio, che forse sarà messa in comunicazione con la cisterna da acqua dell'attiguo carcere, potrà servire per ogni eventualità".

Domenica 26 agosto 1888 il Teatro Rossetti riaprì i battenti con il dramma Il Padrone delle Ferriere, dello scrittore francese Georges Ohnet, messo inscena dalla compagnia teatrale Almirante, diretta dall'artista Arturo Garzes. Il giorno successivo venne rappresentato Dora, commedia di VictorienSardou, e nei giorni a seguire Facciamo divorzio, Causa ed effetti, Dall'ombra al sole, Guerra in tempo di pace, Fedora ed infine, Fernanda. Particolarmente riuscita la seconda rappresentazione, la Dora, come testimoniato dal cronista dell'Istonio sul numero pubblicato il 3 settembre: "Il Garzes, il Quintavalle, la Sig.ra Almirante, il Campagna, la Sig.ra Garzes furono insuperabili, e la bellissima commedia di Sardou ebbe quel successo di entusiasmo che gli assicurano sempre le sue scene meravigliose quando vengono interpretate con tanta finezza, tanto studio e tanta eleganza".
Le commedie proseguirono anche la settimana successiva con l'Andreina, Goldoni e le sue sedici Commedie nuove e Morte Civile. Tutti drammi che, a detta del cronista dell'Istonio, "han fatto il loro tempo, e che straziano l'anima e l'orecchio degli uditori co' così detti pistolotti di occasione, che, viceversa, non sono più di occasione. Il dramma fu rappresentato tanto bene, benissimo anzi, ma oggi, il Garzes lo sa, anche il pubblico di provincia è educato in tutt'altra maniera, ed à le sue brave esigenze…".
Le rappresentazioni si susseguirono anche nelle settimane successive, per un calendario autunnale decisamente ricco e variegato. L'ultima rappresentazione della Compagnia Almirante, agli inizi di ottobre, fu Il Corsaro, salutato con nostalgia dal cronista dell'Istonio: "E così a stagione teatrale finita la nostra città rientra nella monotonia abituale come qualunque altro paese di provincia".
La stessa compagnia tornò a calcare le scene del Rossetti nello stesso mese di ottobre, con altre sei rappresentazioni: da Il Conte di Monte Cristo di Dumas a Pamela nubile del Goldoni.

Dopo un periodo di inattività, agli inizi del '900, vennero compiuti importanti lavori. Questa è la descrizione che fece l’ing. Filippo Laccetti nel 1905, prima dei grandi lavori di restauro conclusi nel settembre 1909: "Ha tre ordini di palchi spartiti da pilastri corinti o a palma di accurato disegno e di buon effetto architettonico, mentre i parapetti decorati da cigni abbeveratisi in fontane, o da lire e da arpe, o da festoni e ghirlande appropriatissime, pallidamente rilucono sotto la doratura quasi secolare". Mentre dalle colonne dell’Istonio, del 21 settembre 1909, possiamo apprendere preziose informazioni sui lavori appena ultimati, che hanno restituito il teatro in tutto il suo splendore:"…dove prima il soffitto era cadente, oggi si ha un magnifico plafond egregiamente dipinto dal cav. Federico Ballester di Roma, rappresentante le Ore deliziate dalle Muse – una indovinata allegoria, in cui spiccano stupendamente le figure, molto bene disposte e disegnate dalla concezione e dal tocco dell’artista. Le tre file di palchi hanno tre diverse decorazioni, che, mantenendosi nell’unità dello stile, vanno gradatamente alleggerendosi dal primo al terz’ordine. Esse sono in stucco forte con doratura ad oro di 23 carati, fornito dalla Ditta Giusto Manetti di Firenze, mentre le vecchie decorazioni avevano una falsa doratura a mecca. I nuovi stucchi spiccano simpaticamente sopra un fondo verde delicatissimo, e formano un complesso armonico di squisito effetto, in stile classico fra la Rinascenza e il Cinquecento. Essi sono opera pregevole di Luigi e Pompilio Cervelli, che si sono ispirati ai migliori modelli di ornati. L’interno dei palchi è tappezzato di un parato imitazione damasco, di una tinta molto bene scelta ed intonata all’insieme della sala, con riquadrature dorate. La tappezzeria dei davanzali dei palchi e dei panneggi in velluto rosso è stata eseguita dal tappezziere Mario Palagi di Roma, che ha pure curata la decorazione in droghetto delle porte che conducono alla platea. La sala, splendidamente illuminata a luce elettrica", si legge ancora sull’Istonio, "presentava un aspetto gaio ed elegantissimo, veramente degno della circostanza o d’una serata di gala, sia per le toilettes delle signore, che spiccavano vivacemente nel fondo rosso dei palchi, sia per la ricchezza delle decorazioni".

In occasione della riapertura del teatro, la sera del 18 settembre, venne rappresentatala Geisha, operetta in due atti di Sidney Jones, messa in scena dalla compagnia di Alfredo Fabrini. Particolarmente apprezzate furono le esibizioni di Zelinda Fabrini, nei panni di Miss Molly, la soprano Maria Robert in quelli di Mimosa, e ancora Augusta Tassi, Vittoria Beccarini (Capitan Katana) e Alfredo Fabrini, caratterista perfetto nei panni del Corsi.

Il Teatro Rossetti divenne sempre più il simbolo culturale della nostra città, dove oltre ad accogliere prestigiose compagnie di prosa e operetta, dava ampio risalto alle tante iniziative locali con le rappresentazioni delle commedie di Luigi Anelli, Vincenzo Martone, Florindo Ritucci-Chinni ed Espedito Ferrara, come la famosa operetta Core mè, musicata dal M° Aniello Polsi, ed ancora le tante feste di beneficienza, i veglioni di carnevale, gli incontri storici, culturali ed anche politici.
Dopo il primo conflitto mondiale, la gestione del teatro venne affidata ad impresari privati come Gaetano Martone e suo figlio Michele Martone. Mentre furono Nicola Bonacci e Gaetano Del Borrello a portare il cinema all'interno del teatro.

Durante il secondo conflitto, il Rossetti venne trasformato in magazzino. "Oggi questo teatro, che rimane sempre presente nel cuore di tutti i vastesi", scriveva nel 1949 Giovanni Peluzzo sull'Histonium, "dopo le ferite profonde e deturpatrici della guerra, è ridotto in uno stato di deplorevole abbandono. È vero che ci sono opere più importanti e di più impellente necessità da portare a termie; ma ciò non toglie che fa male al nostro cuore di vastesi vedere che nessuna iniziativa seria si è presa finora per apportare i restauri necessari alla conservazione di questo nostro monumento".
Seguirono vari tentativi per rendere nuovamente agibile il teatro, tra questi anche la costituzione di un comitato cittadino, ma la mancanza di attenzione da parte dei politici locali e l'assenza di adeguati e sostanziosi finanziamenti da parte delle competenze statali, ne protrassero l'agonia.

Dopo anni di abbandono, finalmente cominciò a muoversi qualcosa nel 1973. Con delibera del 5 marzo 1973 la Giunta Municipale deliberò di affidare l'incarico all'Ing. Pierluigi Inverardi, per la compilazione del progetto esecutivo per la sistemazione e ristrutturazione del Teatro, approvando una spesa di 200 milioni di lire, che sarebbe dovuta essere a totale carico della Cassa per il Mezzogiorno. "La inclusione negli interventi della Cassa", si leggeva sul Notiziario del Comune del giugno del 1975, "veniva anche raccomandata dalla Giunta Regionale d'Abruzzo in data 29 marzo 1973. L'iter burocratico, però, registrava ritardi di vario ordine e dipendenti dalla impossibilità della Cassa di attuare finanziamenti nel settore". Ed ancora: "L'impegno del Comune ora è entrato nella fase cruciale affinché la Cassa intervenga con immediati interventi a carattere prioritario, inserendo questa realizzazione che costituisce per Vasto un motivo di prestigio e di distinzione per inverdire le nobili tradizioni di folclore e cultura. Le premesse favorevoli hanno, infatti, animato il Comune a premere l'acceleratore per la realizzazione di questa annosa questione e si ha la certezza ormai che tra qualche tempo l'aspirazione dei vastesi possa essere appagata. Gli splendori di un'epoca di cui oggi si hanno echi fantastici rivivranno nella memoria dei nostri padri, ma avranno anche una ripercussione perché si possa affermare che le nobili istituzioni della città hanno trovato ancora gli artefici della loro conservazione".

La sera del 6 dicembre 1987, finalmente il Teatro Rossetti riaprì i battenti con una straordinaria serata allietata dal flautista di fama mondiale Severino Gazzelloni, accompagnato al pianoforte dal M° Leonardo Leonardi. Il repertorio proposto al numeroso pubblico presente (esclusivamente su invito, non senza polemiche), spaziò da Mozart a Donizetti, da Beethoven a Schubert, per concludersi con le musiche da film del M° Nino Rota, quali La strada, La dolce vita e .
Al termine del concerto, gli artisti vennero omaggiati con una medaglia realizzata dal compianto Salvatore Iammarino.
Per l'occasione, all'ingresso del teatro venne collocato un marmo con la seguente epigrafe:

INAUGURATO IL 30 MAGGIO 1819

COL NOME DI REAL TEATRO BORBONICO
INTITOLATO DOPO L’UNIFICAZIONE NAZIONALE
AL POETA ESULE PATRIOTA
GABRIELE ROSSETTI
QUESTO TEATRO
RICOSTRUITO NEL 1908
RESTAURATO NEL 1987
EDUCO’ GENERAZIONI DI VASTESI
AL CULTO DELLE ARTI
DI EUTERPE MELPOMENE TERSICORE TALIA
VASTO, 6 DICEMBRE 1987

Venti anni dopo, il 2 marzo del 2007, il Presidente del Senato, Franco Marini, inaugurò ancora una volta il Teatro Rossetti, dopo importanti lavori riguardanti la messa a norma dell'intero stabile, la sistemazione del piano interrato, l'installazione di un moderno e funzionale impianto di aria condizionata anche per i palchetti ed i singoli camerini, oltre al rifacimento del tetto e della facciata esterna, il tutto per un investimento di 355mila euro.

Ancora oggi il Teatro Rossetti propone una stagione concertistica e di prosa di alto livello, continuando a rappresentare un luogo di cultura e una straordinaria risorsa per la città.

E chiudiamo con alcune terzine scritte da Antonio Rossetti "Per l'apertura del nobil novello real Teatro Borbonico in Vasto nel dì 4 ottobre 1829 giorno onomastico del sempre Augusto Monarca Francesco I", riprese dal testo manoscritto conservato nell'Archivio Storico "G.Rossetti" di Vasto:
Che veggio mai?... Pudente il magno Cigno
Svolazzando dal ciel sciende alle sponde
Del mare ove s'imbocca il fiume Trigno.
Sua cetra orpeggia: guata le gioconde
Mura d'Istonio: o Vasto, salve, ei dice,
Cantando, e l'eco salve ancor risponde.
Salve, ei prosegue, o Patria mia felice
Del Febro un dì Città municipale
Di rari illustri genii produttrice.
Quindi di nuovo ispiega in aria l'ale
E giunge in Vasto e ratto entra al novello
Borbonico Teatro, e su vi sale.
De' Fabri ammira in quel Teatro bello
L'arte, e dell'Architetto il culto ingegno
E del Pittore il celebre pennello.
Poi canta: oh che gentil teatro degno!
Pari l'ebbero un dì Roma, ed Atene,
Evviva quei che ne mostrano ingegno. […]


Core mè 1932
 riproduzione del famoso sipario trafugato nel 1943 dagli Alleati (1987)
1987 l'inaugurazione con GAZZELLONI, seguono altre foto 

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