Tra gli artisti che espongono alla mostra, Gregory Di Carlo, di origini vastesi, attivo a Modena.
Gregory Di Carlo, Scultura Maya |
LA BIOGRAFIA. Questa la sua biografia, Nato a Roubaix in Francia nel 1975, all’età di sette anni si trasferisce con la famiglia a Vasto. Dopo un quadriennio di Studi presso l’Università di Urbino, dal 2000 al 2013 vive a Roma dove si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle arti in via di Ripetta. (Attualmente vive a Modena). A Roma svolge un’intensa attività espositiva entrando in contatto con il circuito artistico capitolino. Le sue prime mostre sono collettive negli spazi dell’Accademia di Roma nel2002 mentre l’anno successivo partecipa al circuito d’arte Contemporanea per la Prima Notte Bianca (Roma). Arrivano le prime selezioni interne all’Accademia come il Premio Nazionale delle Arti (2004) o Il Premio Nazionale di Pittura connesso al
Concorso Internazionale Roma Danza (2004) . Nel 2005 è presente alla 7ma edizione dell’ArteFiera di Reggio Emilia. Partecipa alla V Biennale di pittura Premio Felice Casorati (2007 Pavarolo/Cracovia), al XLII Premio Vasto (2009)e nel 2013 al Mosaico per Tornareccio. E’ presente in numerose collettive al MLAC (La Sapienza Roma,2012), al Museo Epicentro (Barcellona P.G. , 2013) al Museo delle Generazioni Italiane (Pieve di cento, 2014) a alla Gallery of Art Temple University(Roma, 2018). Del 2013 la sua ultima personale al Museo Umberto Mastroianni di Marino, (Roma). Nel 2014 viene invitato ad entrare a far parte dell’Archivio della collezione Alfredo e Teresita Paglione di Milano. Nel 2017 è presente alla mostra omaggio della rassegna d’arte contemporanea Premio Vasto entrando a far parte della collezione. Ora sta partecipando alla mostra di Salò e sta preparando la sua prossima personale presso la galleria Artesì Contemporanea di Modena.
Gregory Di Carlo, Fil rouge |
LA MOSTRA. Importante è la partecipazione di Gregory Di Carlo alla mostra FACE TO FACE di Salò che chiude il 30 giugno 2019. “È presentata una selezione di venticinque carte della Civica Raccolta del Disegno più due sculture”, spiega la curatrice dell’evento Anna Lisa Ghirardi. “Lo spettatore si confronta per lo più con una galleria di volti, instaurando un dialogo, face to face, con l’opera. Si può creare una conversazione intima e interpersonale con il soggetto rappresentato, oppure esperire la negazione di una comunicazione. Il titolo dell’esposizione invita alla riflessione sul concetto stesso di comunicazione interpersonale e sulla capacità di dialogo introspettivo, evocato in molteplici opere”. Tra le carte esposte opere di Romolo Romani, Filippo de Pisis, Anton Zoran Mušič, Afro Basaldella, Matteo Pedrali, Rinaldo Pigola, Ladyslav Dydek, Mino Ceretti, Rodolfo Aricò, Luciano Cottini, Attilio Forgioli, Ruggero Savinio, Pino Pascali, Pietro Manai, Gianluigi Rocca, Dario Bellini, Raffaele Gerardi, Alberto Goglio, Simone Turra, Livio Scarpella, Marco Luzi, Vania Comoretti, Gregory Di Carlo, Nicola Samorì. Attualmente, oltre alle opere in mostra nella galleria superiore dedicata alla Civica Raccolta, sono esposte nel museo carte di Emilio Vedova, Alighiero Boetti, Carla Accardi, Alessandro Mendini, Carlo Lorenzetti, Nanni Valentini, Giulia Napoleone e Agostino Arrivabene.
I RICORDI PERSONALI. Ma Gregory Di Carlo ci rivela anche antichi ricordi di famiglia. “I miei genitori vivono tutt’ora a Vasto dove è nata mamma e dove è nato mio nonno paterno, nel quartiere sant’Anna”, dice. “Mia madre racconta che il mio bisnonno, Bartolomeo, era un costruttore di corde , quelle che usano i pescatori per attraccare con i loro pescherecci. Lavorava lungo il Corso Italia o nelle vicinanze (questo ricordo è sfumato) e in quei tempi non c’erano tutti gli edifici che ci sono ora. Ricorda che suo nonno fissava un’estremità della corda in una sorta di ruota con manovella e con l’altra estremità s’incamminava fino a quasi tenderla. Poi chiedeva a qualche ragazzino di girare la manovella mentre lui intrecciava la corda. Dava sempre qualcosa a chi lo aiutava. Mamma che era molto piccola di età voleva passare sotto la corda e a volte i suoi capelli rimanevano impigliati così il nonno era costretto a fermare tutto per liberarla”. Insomma storie che s’intrecciano tra Vasto e il mondo, tra passato e futuro.
Nicola D’Adamo
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