di LINO SPADACCINI
Quando
si parla di artisti vastesi emigrati in Argentina, i primi nomi che vengono in
mente sono Giovanni (Juan) Del Prete (1897-1977) e Franco Paolantonio
(1887-1979), ma c'è un altro artista, di cui non si conosce molto e che
meriterebbe di essere riscoperto.
Stiamo
parlando di Anna Cancellieri, pittrice poliedrica che si discosta dall'arte
figurativa, prediligendo la forma astratta, con innesti futuristi e cubisti,
attraverso la combinazione equilibrata di forme e colori, creando atmosfere di
profonda suggestione. Non solo. Il suo impegno è anche verso la poesia.
Anna
Cancellieri nasce a Vasto agli inizi degli anni '30, da Alberto e Tina
Laccetti, nipote del famoso pittore vastese Valerico Laccetti. Dopo aver
iniziato il percorso
scolastico nella sua città natale, prosegue gli studi
all'Istituto Tecnico di Chieti, e successivamente, durante il secondo conflitto
mondiale, a Venezia, al liceo e, successivamente, alle magistrali. Sin da
giovane coltiva la passione per la scrittura; l'editore Mario Gastaldi di
Milano pubblica il suo primo libro intitolato "Le vecchie e le
nuove", segnalato al Concorso Nazionale Gastaldi 1949 per la poesia, come
"meritevole" di pubblicazione.
Dal
1953 si trasferisce a Buenos Aires in Argentina. Si trova a dover affrontare
una nuova realtà, una nuova vita totalmente diversa da quella che aveva
lasciato. Con grande volontà e intraprendenza riesce a mettere in fila colori e
linee del passato e del presente, cercando di integrare tutto. Come lei stessa
scriverà qualche anno più tardi "Non
ho avuto altra scelta che imparare il mestiere". Nella capitale
Argentina studia disegno con G. Gaeta, pittura e tecnica di monotipo con M. del
Carmen Noboa, e frequenta un corso di sceneggiatura cinematografica sotto la
guida del pittore e regista Simón Feldman (Elnegoción, 1959). Realizza alcuni
cortometraggi.
Partecipa alla decorazione murale dell'Instituto Mental
Borda. Dal 1969 è collaboratrice della rivista illustrata Histonium, fondata dal mecenate vastese Carlo Della Penna, dove scrive
articoli di genere narrativo, episodico, culturale e artistico.
Per
quattro anni frequenta l'atelier del pittore argentino Anibal Carreño (1930-1997), esponente di spicco del
"Gruppo del sur" insieme a Leo Vinci, Ezequiel Linares e ReneéMorón. Sul
catalogo "Cancellieri, Pinturas 1972",
il pittore argentino così parla dell'artista vastese:"Anna Cancellieri aborda su labor de pintora
con una dosisexepcional de seguraintuición . Intuición de lo que podría llmarse «captacion de la
mecánica verdabera del arte creador». Esto equivale a decir que ella sabe que
en pintura no hay nada que se deba hacer y por el contrario, sí un espectro
ilimitadp de posibles. Coloca entonces la obra, por lógica consecuencia en un
plano secundario, reconociendo claramente su carácter de artificio, producto
sorprendente de lo que vive, de lo real, producto de ella. La pintura no es,
por tanto objeto de valr proprio para ella, sino directa «evidencia
dactiloscópica», realización que significa y paralelamente, prueba inducente de
una existencia que se expresa a través de la pintura, teniendo como
destinatario de tal expresión, no su artificial saber de Usted, sino su real
existencia de Usted".
Nel 1972 espone alla Galeria Van Riel. Nel 1973
pubblica la raccolta di poesie "Amor,
amore y catch" (Amore, amare e
prendere). Sul quotidiano Il
Mezzogiorno, Ugo Talamazzi sottolinea come le poesie "fanno fede di un'attitudine esplicativa,
quasi che la vena poetica della Cancellieri fosse esclusivamente contemplazione
degli stessi corpi avvinghiati, fermati sulla tela in un dialogo violento, muto".
Invitata dal Banco de la Ciudad de Buenos Aires, espone 18 oli tratti dai tempi
del libro di poesie. "È
un'esposizione di nuovi lavori pittorici nei quali la Cancellieri dimostra
quanto possano nella volontà d'arte la pertinacia e l'applicazione",
scrive Attilio Lentini sul Corriere degli
Italiani, "ci è sembrata,
infatti, essa già sciolta dalle sovrastrutture estetizzanti, patenti nella
precedente mostra del novembre dell'anno scorso, per entrare nel vivo di un
linguaggio diventato dialogo più che monologo. Si definiscono maggiormente gli
elementi plastici della forma e lo studio della corporeità e della sua densità
attraverso un'esperienza che, inizialmente analitica, usa la tecnica dei piani
sovrapposti per porre in atto la visione radiografica trasparente d'ordine
cubista. E riteniamo, che le incursioni in questo campo sarà di grande utilità
per la nostra artista".
Nello
stesso anno espone in alcune prestigiose collettive presso il Salón Galeria de
Arte Y.P.F., Salón aniversario del petróleo national (Casa del Chubut), Galeria
de arte de Calata Olivia (Santa Cruz), Salónanual de artes plásticas Y.P.F.
(Capital Federal).
Nel
1974 viene invitata a realizzare un'esposizione personale nella galleria della "Casa
Argentina" a Roma, sponsorizzata dal Ministerio de Relaciones Exteriores y
Culto.
Le
mostre ottengono un buon successo di critica e di pubblico. La pittura della
Cancellieri giunge all'attenzione di critici del calibro di Fernandes Rosselot
e Osiris Chierico, con articoli lusinghieri apparsi sul quotidiano La Razon e sulla rivista illustrata Confirmado.Nel dicembre del 1972, in
occasione della prima personale di pittura, Chiérico si esprime in questi
termini: "No es casual que A.
Cancellieri haya comenzado por escribir poemas, antes que la alcanzara el
lengueja de la pintura partecipe en tan notable medida de los entrañables mecanismos de la poesía en su
intención , en su destino y en sus motivaciones. Es decir pura materia poética, auque sean formas y colores los que
utilice para manifestarla y no palabras, que de ninguna manera son su elemento
exlusico de expresión, su única dorma de comunicarse".
Torna
spesso in Abruzzo, soprattutto per riabbracciare la madre, Tina Laccetti,
residente a Pescara. Tramite l'amicizia con il giornalista Ugo Talamazzi,
contatta l'Azienda di Soggiorno e Turismo, nella persona dell'Avv. Roberto
Bontempo, con la speranza di poter organizzare una mostra nella sua città
natale, nella città dei genitori, in uno devi luoghi più caratteristici della
regione, dove si conservano ancora tanti ricordi d'infanzia.
Nel
2002 pubblica una nuova raccolta di poesie dal titolo "Desiderio blu sul mare verde".
"La musa della Cancellieri",
scrive Giorgio Pannunzio su Rivista
Abruzzese n.2 del 2003, "non si
sottrae a momenti di caldo intimismo personale, nei quali – tuttavia – il
riferimento prosastico alla propria vita come liber memoriae è comunque circonfuso da una forza
espressiva quasi fanciullesca; nei suoi testi si avverte l'uso moderato e mai patetico
un passatismo che non stona se collocato all'interno delle coordinate
storico-letterarie in cui il testo si muove".
Molti
sono i riferimenti all'Abruzzo ed alla natia Vasto. Ecco alcuni passi riportati
da Pannunzio nel suo interessante saggio sulla Cancellieri:
Il mare dell’Abruzzo è verde opaco/ ammantato d’alghe,/ con azzurrine
linfatiche vene,/ giunge cupo agli scogli/ da un infinito che/ si perde nella
nebbia/ e si accascia in una secca/ senza spuma./ Dicono che il mio mare,/
quest’anno/ sta morendo/ Nel mare di Vasto/ in un beato stato prenatale/
affinai sensi e percezioni,/ scoprii il ritmo del vento e della luce,/ la
corrente fredda, il calore, il sale,/ il movimento a spirale e l’energia,/
l’immobilità letale del sempre sempre/ e del mai:/ Dio esisteva/ perché
esisteva il mare./ Nei giorni oscuri sublimai/ ogni perdita cantandola,/
macchiando tele con azzurri e verdi/ saturi e violenti,/ pervinca e turchesi in
cui potermi perdere,/ bianchi sinistri e grigi surreali/ di naufragi e
temporali,/ anche ricurve di donne color roccia/ in attesa di un veliero,/ le
vele e le paranze furono/ triangoli e circoli arancioni, viola,/ i circuiti
antiorari/ delle fresche correnti Baltiche/ strie di polvere d’argento/ e
lamine d’oro,/ la nostalgia sfumava sulla tela:/ vivevo ancora./ Un gabbiano
bleu e la sua ombra/ mi saltellano accanto/ sulla tersa rena di settembre,/
fino alle lunghe onde,/ senza spruzzi né spuma./ E dicono che il mio mare/
quest’anno/ sta morendo.
Le
parole della Cancellieri si presentano come un ricco affresco dove le
pennellate lasciano il posto a parole cariche di nostalgia.
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