Straordinaria esperienza di fede
TUTTO PRONTO ANCHE PER L'EDIZIONE 2017: PARTENZA IL 1° MAGGIO
di LINO SPADACCINI
AIl prossimo 1° maggio, in prossimità della festa di S. Nicola di Bari, il gruppo dei pellegrini vastesi, guidati dal priore Nicola Peca, partirà dalla chiesa del Carmine per il tradizionale pellegrinaggio a piedi lungo un itinerario di fede che dura otto giorni.
AIl prossimo 1° maggio, in prossimità della festa di S. Nicola di Bari, il gruppo dei pellegrini vastesi, guidati dal priore Nicola Peca, partirà dalla chiesa del Carmine per il tradizionale pellegrinaggio a piedi lungo un itinerario di fede che dura otto giorni.
Un
pellegrinaggio molto sentito quello compiuto annualmente dai fedeli vastesi, che
si ripete ininterrottamente da diversi secoli e che tocca, in particolare, il
santuario di S. Michele a Monte Sant'Angelo e la Basilica di S. Nicola a Bari.
Nella
nostra città la devozione a S. Nicola è antichissima. La chiesa del Carmine,
dove ancora oggi è
venerato il Santo Taumaturgo, in origine, nel 1362, si chiamava S. Nicola degli Schiavoni ed era officiata dall'omonima confraternita formata tra le famiglie slave che all'epoca si trovavano in città. Nel 1638 la vecchia chiesa venne demolita e se ne costruì una nuova intitolata a Maria SS. del Carmine, pur mantenendosi una cappella dedicata a S. Nicola. Anche la confraternita cambiò presto nome in quanto quella precedente, per i mutamenti delle genti slave, ormai "italianizzate", si era da tempo sciolta.
venerato il Santo Taumaturgo, in origine, nel 1362, si chiamava S. Nicola degli Schiavoni ed era officiata dall'omonima confraternita formata tra le famiglie slave che all'epoca si trovavano in città. Nel 1638 la vecchia chiesa venne demolita e se ne costruì una nuova intitolata a Maria SS. del Carmine, pur mantenendosi una cappella dedicata a S. Nicola. Anche la confraternita cambiò presto nome in quanto quella precedente, per i mutamenti delle genti slave, ormai "italianizzate", si era da tempo sciolta.
1°
gennaio 1505 è la data presente sul trittico della Madonna della Misericordia,
proveniente dalla cappella rurale di Cona a Mare e oggi conservato all'interno
della Cattedrale di S. Giuseppe. Il bellissimo trittico, opera di Michele Greco
da Valona, raffigura la Madonna della Misericordia con ai lati Santa Caterina
di Alessandria e San Nicola di Bari.
Infine,
occorre ricordare la piccola cappella di S. Nicola della Meta, che sorge in bella posizione
panoramica che guarda verso il mare a nord-est di Vasto. Sconosciute le origini
della chiesa, le prime notizie risalgono
al 1644 al tempo dello storico vastese Nicola Alfonso Viti. Restaurata nel
1875, dopo quasi quarant'anni di totale abbandono, per l'interessamento e la
devozione della famiglia Miscione, la chiesa venne inaugurata e benedetta, con
una solenne funzione sacra, con l'intervento delle autorità cittadine e
migliaia di persone accorse per l'occasione. Al termine della celebrazione, il
simulacro venne portato in processione in mare sopra le paranze.
I pellegrinaggi compiuti dai vastesi nei due
principali santuari pugliesi ha origini antiche. Tracce del passaggio dei pellegrini,
infatti, si hanno sin dal 1522, come dimostrato dall'iscrizione presente sulla
parete rocciosa della scalinata angioina del Santuario di Monte Sant'Angelo,
che hanno voluto consegnare alla memoria, quasi come un ex voto, il loro
passaggio: A. TULLIO DEL / CASALE DE MORO
/ DEL VASTO / A DI 28 MAI 1522. IO MARCO / DE MORO / DE LO VASTO H D.
Il canonico vastese Diego Maciano, nel suo diario, in
data 27 aprile 1714, annotava: «Andò la
Compagnia del Carmine a visitare S. Michele Arcangelo nel Monte Gargano, et à
S.Nicola di Bari in ringratiamento della recuperata salute della Sig.ra
Marchesa, il Priore q.le era D. Diego Maciano, li forieri D. Giuseppe Impastari
e D. Giacinto Olivii».
E
proprio in questi giorni nell'archivio della Confraternita del Carmine, lo
studioso di storia locale Paolo Calvano,
ha trovato i documenti che attestano la notizia riportata dal Maciano. «Il 27 aprile 1714 – spiega lo storico
vastese – nella Chiesa della Madre
Santissima del Monte Carmelo gli aderenti alla Confraternita del Carmine si
riuniscono, alla presenza del passato Priore Don Diego Maciano e di quello
presente Gaetano Santilli, per deliberare questo viaggio e la copertura delle spese
conseguenti. Il viaggio viene espressamente compiuto come ringraziamento "
al Glorioso Santo per tutte le grazie fatteci ottenere dalla Misericordia
di Dio nel liberarci dal castigo delle verrucole, per l'abbondanza dei frutti
degli oliveti, per il felicissimo ritorno di Sua Altezza (Cesare Michelangelo
d'Avalos) e per la recuperata salute della Signora Marchesa" (Ippolita d'Avalos)».
Agli
inizi del '900, nel Bollettino del Santuario di S.Nicola di Bari, si
registrarono da Vasto 350 persone, di cui ben 289 arrivati a piedi.
Altre
tracce del passaggio dei pellegrini vastesi sono presenti sui bollettini del
Santuario nel periodo 1930-50, fino ai giorni nostri.
Qual
è il significato del pellegrinaggio? A spiegarlo è papa Benedetto XVI, che nel
2010 ebbe a dire: «Ciascuno di noi è
pellegrino, soprattutto interiormente. L'uomo è sempre in cammino, è alla
ricerca della verità. Qualche volta è necessario uscire dalla quotidianità, dal
mondo dell'utile, uscire solo per essere realmente in cammino verso la trascendenza
per trascendere se stesso e così trovare un tempo di ripensamento interiore, di
identificazione di se stesso, di vedere l'Altro: Dio. Andare in pellegrinaggio
non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di
natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da
noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la
grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti
frutti di conversione e santità tra i credenti».
Ogni
anno, prima di mettersi in cammino, i pellegrini si riuniscono nella chiesa del
Carmine per la benedizione. Dopo una monizione introduttiva, segue la consegna
della croce, la stessa che viene portata in pellegrinaggio da oltre trecento
anni; del bastone, adornato da rami con le foglie aghiformi del pino
mediterraneo, a cui è fissato anche un ombrello, a sostegno nella marcia e
nella fatica del cammino, e per sconfiggere le insidie del male; ed infine,
della bisaccia (la visàcce), che dovrà essere sempre aperta per essere pronta a
condividere ogni cosa con i fratelli e le sorelle che si incontreranno lungo il
cammino.
La
partenza è prevista la mattina del 1° maggio. Ad ogni pellegrino verrà consegnato
il "Credenziale di San Nicola" dove verranno registrate tutte le
tappe che verranno toccate. La mattina i pellegrini giungeranno a San Marco in
Lamis, presso il Santuario di Stignano, dove proseguiranno a piedi fino a
raggiungere il Santuario di San Matteo.
Il giorno successivo i pellegrini
proseguiranno per San Giovanni Rotondo, per assistere alla messa presso la
tomba di Padre Pio, e quindi per Monte Sant'Angelo, per la visita alla grotta
dell'apparizione di San Michele Arcangelo, e per la celebrazione del rito del
perdono. Dopo un breve atto penitenziale, ogni pellegrino si avvicina in
ginocchio davanti alla croce e dopo averla baciata si alza e chiede perdono ad
ogni compagno dandosi la mano e baciando il dorso della mano, dicendo: Perdono,
fratello. L'altro risponderà: sii perdonato, fratello. Al termine della
preghiera conclusiva di ringraziamento, il crociferaio passa davanti ad ognuno
dei pellegrini e fa baciare la croce, mentre il priore invoca la benedizione ed
invita a continuare il cammino.
Il
3 maggio partenza per Manfredonia e sosta presso il santuario di San Michele,
dove avverrà l'Invocazione del SS. Nome di Gesù e l'adorazione della croce. In
questo giorno, infatti, la chiesa festeggia la solennità del Legno della Croce:
festa molto sentita anche a Vasto, dove, da oltre tre secoli, si conserva una
preziosa reliquia. Così anche i pellegrini in marcia verso Bari, solennizzano
questo giorno, attraverso un'antichissima pratica: l'invocazione del nome di
Gesù. Si raccolgono venti piccoli sassi e con in mano la corona del rosario,
per ogni sassolino, si scorrono i cinquanta grani pronunciando il nome di Gesù.
Al ventesimo sasso si è pronunciato per mille volte il nome del Salvatore. Il
numero mille sta ad indicare il senso infinitesimale con la piena adesione al
Sommo Bene e il rifiuto del Male. Ai grani del Padre nostro, gli antichi
recitavano una giaculatoria dialettale con questi versi: «Vatten'arréteSatanâssejë 'nghitta n'haj' ch cci fä'. Lu jurne de la
SandaCràcehaj' dètte mille vôdde: Ggsî».
Il
giorno successivo, dopo una visita al Santuario della Madonna dello Sterpeto, i
pellegrini arriveranno a Barletta, presso la Cattedrale di S. Maria Maggiore.
Il
5 maggio è previsto l'arrivo a Molfetta, presso la chiesa di San Gennaro: una
tappa fissa molto attesa per quello che è diventato un piccolo gemellaggio con
la comunità parrocchiale locale, attualmente guidata da don Sergio Vitualano,
che offre un ricco banchetto per ritemprare i pellegrini dalle fatiche del
lungo cammino. Qui avverrà la celebrazione del secondo rito del perdono.
Le
ultime tappe saranno quelle di Giovinazzo, dai frati cappuccini, Santo Spirito
e Bari, con arrivo previsto il 7 maggio, dove avverrà anche il terzo rito del
perdono.
Il giorno successivo, festa di San Nicola, vedrà la partecipazione di
migliaia di pellegrini proveniente da tutta Italia e dall'estero, che
parteciperanno con devozione alla processione del Santo Taumaturgo, e
all'intenso programma religioso e civile, che vedrà quest'anno anche l'esibizione
delle Frecce Tricolori.
Tantissimi
vastesi hanno provato almeno una volta nella vita questa straordinaria
esperienza di fede, questo grazie ai tanti animatori dei gruppi di pellegrini
che si sono succeduti negli anni, come Giovanni Del Borrello, Michelina Santoro
D'Adamo, Mauro Petruzzelli, Tonino Di Nisio, Nicola Valentini, Gino Muscariello
e Nicolino Crisanti.
A
conclusione, un doveroso ringraziamento va rivolto a don Gianfranco Travaglini,
parroco della Cattedrale di S. Giuseppe, in questi giorni impegnato nella
riedizione del "Vademecum del pellegrino", ed a Francesco Paolo
Vitelli, Antonio Petruzzelli, la famiglia Ferrara, Nicolino
Crisanti e Valter Marinucci per le preziose foto storiche.
Lino
Spadaccini
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