domenica 2 aprile 2017

Oggi è San Francesco di Paola: la biografia del Santo con le preziose illustrazioni di Filippo Molino (1804-1856)


di LINO SPADACCINI
Il 2 aprile la Chiesa festeggia San Francesco da Paola, eremita.
Nato il 27 marzo 1416 a Paola in Calabria, da poveri contadini in età avanzata, San Francesco viene ricordato soprattutto per aver fondato l’Ordine dei Minimi in Calabria, prescrivendo ai suoi discepoli
FOTO 37 ILLUSTRAZIONI>>>

di vivere esclusivamente di elemosine, senza poter possedere nulla di proprio né toccare denaro, e di mangiare sempre e soltanto cibi quaresimali.
Anche a Vasto è presente una chiesa dedicata a S. Francesco di Paola, che si affaccia su piazza Rossetti, anche se viene comunemente chiamata "dell’Addolorata", per la presenza all’interno della bella statua dell’artista napoletano Giacomo Colombo, recentemente restaurata.
La principale biografia riguardante l'eremita calabrese è senz'altro quella di Mons. Giuseppe Maria Perrimezzi, Vescovo di Ravello e Scala, stampata agli inizi del '700. 
Oltre un secolo più tardi, nel 1841, Dalla Reale Tipografia della Guerra, vengono ristampati i due volumi, a cura di Luigi Baccigalupi, con l'aggiunta di preziose litografie riguardanti la vita ed i miracoli del Santo.
Le litografie sono realizzate da grandi nomi dell'epoca, già collaboratori con il Poliorama Pittoresco, come Gaetano Riccio, Salvatore Puglia, Giovanni Mariani e Francesco Sardi, mentre gran parte dei disegni sono stati realizzati dal vastese Filippo Molino (1804-1856), apprezzato pittore e illustratore che occupa un posto di rilievo tra l’eletta schiera di artisti fioriti a Napoli nella prima metà dell’Ottocento.
La vita di San Francesco di Paola fu un continuo stupore sin dalla nascita. Dopo appena un mese di vita si scopri che era affetto da un ascesso all'occhio sinistro che si estese sino alla cornea. La madre fece un voto a S. Francesco di tenere il figlio in un convento di Frati Minori per un intero anno, vestendolo dell'abito proprio dei francescani. Dopo qualche giorno l'ascesso scomparve completamente.
Imparò a leggere e scrivere intorno ai 13 anni, quando i genitori per voto a S. Francesco, lo portarono al convento dei San Marco Argentano, a nord di Cosenza.
Trascorso l'anno del voto, Francesco partì in viaggio, toccando Loreto, Montecassiano, Assisi, Roma e Monteluco. Proprio qui, nell'eremo fondato nel 528 da S. Isacco, Francesco poté conoscere gli eremiti che occupavano le celle sparse per la montagna; fu molto colpito dal loro stile di vita, a tal punto che tornato a Paola, appena tredicenne, si ritirò a vita eremitica in un campo che apparteneva al padre, a quasi un chilometro dal paese.
Si riparò prima in una capanna di frasche e poi spostandosi in altro luogo in una grotta, che egli stesso allargò scavando il tufo con una zappa. In questo luogo visse altri cinque anni in penitenza e contemplazione.
La fama del giovane eremita si sparse nella zona e tanti cominciarono a raggiungerlo per chiedere consigli e conforto; lo spazio era poco per questo via vai, per cui Francesco si spostò di nuovo più a valle costruendo una cella su un terreno del padre; dopo poco tempo alcuni giovani dopo più visite, gli chiesero di poter vivere come lui nella preghiera e solitudine. Così nel 1436, con una cappella e tre celle, si costituì il primo nucleo del futuro Ordine dei Minimi.
Prima di accoglierli, Francesco chiese il permesso al suo vescovo di Cosenza mons. Bernardino Caracciolo, il quale avendo conosciuto il carisma del giovane eremita acconsentì. Nel 1452 Francesco cominciò a costruire la seconda chiesa e un piccolo convento intorno ad un chiostro, tuttora conservati nel complesso del Santuario.
Ormai la fama di taumaturgo si estendeva sempre più e il papa Paolo II (1464-1471), inviò nel 1470 un prelato a verificare; giunto a Paola fu accolto da Francesco che aveva fatto portare un braciere per scaldare l’ambiente; il prelato lo rimproverò per l’eccessivo rigore che professava insieme ai suoi seguaci e allora Francesco prese dal braciere con le mani nude, i carboni accesi senza scottarsi, volendo così significare se con l’aiuto di Dio si poteva fare ciò, tanto più si poteva accettare il rigore di vita.
La morte improvvisa del papa nel 1471, impedì il riconoscimento pontificio della Comunità, che intanto era stata approvata dal vescovo di Cosenza Pirro Caracciolo; il consenso pontificio arrivò comunque tre anni più tardi ad opera del nuovo papa Sisto IV (1471-1484).
Secondo la tradizione, uno Spirito celeste, forse l’arcangelo Michele, gli apparve mentre pregava, tenendo fra le mani uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola "Charitas" e porgendoglielo disse: "Questo sarà lo stemma del tuo Ordine".
La fama di questo monaco dalla grossa corporatura, con barba e capelli lunghi che non tagliava mai, si diffondeva in tutto il Sud, per cui fu costretto a muoversi da Paola per fondare altri conventi in varie località della Calabria.
Tanti furono i miracoli operati da S. Francesco di Paola, tramutati in immagini dall'artista vastese Filippo Molino, per impreziosire la ristampa dei due volumi della biografia: quando fa alzare e trasportare da un operaio una pietra pesantissima; quando fa trasportare da un tal Giovanni della Rocca due enormi travi di legno; quando entra impavido in una ardente fornace di calcina, che era in procinto di crollare e riesce a fermare le pietre ed a spegnere le fiamme; quando va in estasi e il suo capo viene circondato da tre folgoreggianti Corone;  quando fa tornare miracolosamente in vita il figlio di sua sorella Brigida; quando guarisce Polissena Marchesa di Geraci; quando prende in mano carboni di incenso ardente; quando si lancia entro le fiamme "e con atto di potestà umana l'estingue incontantente"; quando fermò un enorme masso che stava per cadere addosso alle persone; e così via.
Francesco morì il 2 aprile 1507 a Plessis-les-Tours, vicino Tours dove fu sepolto, era un Venerdì Santo ed aveva 91 anni.
Già sei anni dopo papa Leone X nel 1513 lo proclamò beato e nel 1519 lo canonizzò; la sua tomba diventò meta di pellegrinaggi, finché nel 1562 fu profanata dagli Ugonotti che bruciarono il corpo; rimasero solo le ceneri e qualche pezzo d’osso.
Queste reliquie subirono oltraggi anche durante la Rivoluzione Francese; nel 1803 fu ripristinato il culto.

Lino Spadaccini

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