Uno
dei quadri a cui i vastesi sono più legati è il famoso Guarigione del cieco di Gerico di
Francesco Paolo Palizzi, dipinto per la Cappella del SS.mo Sacramento in San
Pietro, e dal 1956 conservato presso il Museo Civico, in seguito alla frana del
1956.
Nato
il 16 aprile 1825, da Antonio e Doralice Del Greco, Francesco Paolo è il minore
tra i fratelli della celebre famiglia di artisti. Seguendo le orme dei suoi
fratelli, nel 1845 si reca a Napoli dove segue i corsi di Camillo Guerra e
Germano Guglielmi presso il Reale Istituto di Belle Arti, indirizzandosi alla
pittura storica, al ritratto, ai temi religiosi e alla natura morta.
Nel
1853 dipinge la Guarigione del cieco di
Gerico per la chiesa di S. Pietro, mentre
due anni più tardi, porta a
termine tre quadri per il Monastero di Santa Chiara di Lanciano: Santa Cordula condotta al martirio, Madonna Addolorata e San Francesco Saverio che prega gli indiani
d’Oriente.
Nel
1857, dopo un breve viaggio di lavoro a Lanciano e facendo tappa a Roma e
Firenze, raggiunge il fratello Giuseppe a Parigi. In una lettera del 9
febbraio, Filippo annuncia a Giuseppe l’imminente arrivo del fratello: “Ti prego di considerare Cicco, vedi cosa sa
fare, cerca di rianimalo, o spingerlo a fare quello che si deve fare per essere
utile a sé stesso. Si è fatto dei ricordi nelle gallerie a Roma che gli
potranno spronare alla pittura così che potrà avanzare molto”.
Nel
soggiorno francese, che durerà ininterrottamente fino al 1870, continua a
dedicarsi alla natura morta, non disdegnando la tematica del paesaggio.
Nel
1870, in seguito allo scoppio della guerra franco-prussiana, ma più
probabilmente per le allarmanti notizie sulle condizioni di salute del fratello
Nicola, torna in Italia, dove muore prematuramente pochi mesi dopo. È il 16
marzo 1871.
Buona
parte della sua produzione pittorica è andata perduta, come ad esempio una
serie di nature morte, a Milano durante l’ultimo conflitto mondiale, oppure
dispersa, soprattutto quella del periodo francese. Nella Pinacoteca Civica di
Vasto, oltre al Cieco di Gerico, si
conservano una Natura morta con coscia di
cinghiale e un Ritratto di Antonio
Palizzi, definito da Valerico Laccetti, la sua opera migliore.
Ma
torniamo alla Guarigione del cieco di
Gerico. Pensato e realizzato per la Chiesa di S. Pietro, il quadro venne
inaugurato, in grande pompa il 17 novembre 1853. Per l’occasione il medico e
letterato Giacinto Barbarotta scrisse:
VENITE
ED AMMIRATE:
IL
NAZARENO REDIVIVO
AL
VECCHIO CIECO FIDUCIOSO
OH
INIMITABILE MOVENZA!
LA
DISIATA VISTA RIDONA
PIETRO
GIOVANNI E GIOVINETTA GUIDATRICE
ESTATICI
RIGUARDANO
DIVINISSIMA
SCENA
SORPRENDENTE
DIPINTURA:
O
FRANCESCO PALIZZI
IN
Età POCA DI ANNI VENTISETTE
SEI
PUR BRAVO NELL’ARTE BELLA E VALOROSO
A
TE CARO ALLA PATRIA ALL’ITALIA NOSTRA
NOVELLA
GLORIA
VIVI!!
Michele
Genova, poeta e epigrammista vastese, scrisse:
Chi vede, a se non crede
Credendo, il cieco vede
L’eco
del grande successo giunse fino all’autore del quadro, a Napoli, tramite
l’amico e compare Giuseppenicola Pietrocola, il quale, in data 2 dicembre 1853,
rispose: “…adempio ringraziandovi primieramente
di tutto cuore del modo affettuoso, e lusinghiero, cioè come vi siete espresso
nell’annunziarmi l’arrivo del mio quadro, ed in particolare la brillante
accoglienza, che à ricevuto da voi, dagli ottimi nostri paesani. Voglio
parteciparvi la notizia che anche in questa metropoli ha tanto piaciuto il mio
lavoro agli Artisti, ed agli amatori delle belle arti sì pel soggetto nuovo,
che per diversi sentimenti delle figure, essendo stato il mio studio per varii
giorni un’esposizione; ma io però non mi rimuovo dall’idea, che questa è tutta
bontà, conoscendo quando è grande, e bella la pittura. Siccome il mio quadro
pare, che avesse interessato non solamente il vostro cuore, ma anche quello dei
buoni paesani; per ciò amo estrinsecarmi relativamente al medesimo quali sono
state le principali mie idee. Il soggetto è che Cristo fa il miracolo, onde
ridonare la vista al Cieco di Gerico (ma non al cieco nato) unitamente ad altre
tre figure, ossia una giovinetta guida del cieco, S.Pietro, ed un nostro Apostolo
qualunque. Ho preferito la varietà come pregio dell’arte, ed è per ciò che ò
adattato alle figure differenti età e diversi caratteri”, e chiude, “Intanto ringrazio il Vasto intero delle
accoglienze ricevute pel mio quadro, il quale avendo piacciuto qui nella
metropoli per la novità del soggetto, ed espressione, agli artisti ed amatori,
ha trovato l’eco del mio mal nativo dal quale era sicuro del suo compiacimento”.
Il
quadro è stato trasferito dalla chiesa di San Pietro presso il Museo Civico, in
seguito alla rovinosa frana del 1956, insieme ad altre opere d’arte custodite
all’interno della chiesa, tra le quali il bellissimo Ecce Agnus Dei di Filippo Palizzi.
Chiudiamo
con un bel sonetto del poeta vastese Domenico De Luca, conservato manoscritto
nell’Archivio Storico di Casa Rossetti, dal titolo “Pel quadro dipinto da D. Francesco Palizzi per la Chiesa di S. Pietro
in Vasto”:
A terra genuflessi
umilmente,
Par dica il Cristo in te
Signore io spero.
Di Cristo nel poter,
sebben fidente,
Pur con ansia il successo
aspetta Pieno.
Pel Vecchio la donzella
appar dolente:
Dignitoso è Gesù, ma non
altero:
In fin, chi mira il
quadro attentamente,
De’ personaggi penetra
il pensiero.
Or come l’opra tua non
dir sublime,
Se la figura è pinta con
tal arte,
Che del cor, ogni volto
i sensi esprime?
Tutti perciò fan plauso
al tuo pennello,
e s’ode replicare d’ogni
parte,
“Un di sarai l’Istonio
Raffaello!”
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