martedì 5 giugno 2012

Francesco Paolo Palizzi e il suo "Cieco di Gerico"

di Lino Spadaccini
Uno dei quadri a cui i vastesi sono più legati è il famoso Guarigione del cieco di Gerico di Francesco Paolo Palizzi, dipinto per la Cappella del SS.mo Sacramento in San Pietro, e dal 1956 conservato presso il Museo Civico, in seguito alla frana del 1956.
Nato il 16 aprile 1825, da Antonio e Doralice Del Greco, Francesco Paolo è il minore tra i fratelli della celebre famiglia di artisti. Seguendo le orme dei suoi fratelli, nel 1845 si reca a Napoli dove segue i corsi di Camillo Guerra e Germano Guglielmi presso il Reale Istituto di Belle Arti, indirizzandosi alla pittura storica, al ritratto, ai temi religiosi e alla natura morta.
Nel 1853 dipinge la Guarigione del cieco di Gerico per la chiesa di S. Pietro, mentre
due anni più tardi, porta a termine tre quadri per il Monastero di Santa Chiara di Lanciano: Santa Cordula condotta al martirio, Madonna Addolorata e San Francesco Saverio che prega gli indiani d’Oriente.
Nel 1857, dopo un breve viaggio di lavoro a Lanciano e facendo tappa a Roma e Firenze, raggiunge il fratello Giuseppe a Parigi. In una lettera del 9 febbraio, Filippo annuncia a Giuseppe l’imminente arrivo del fratello: “Ti prego di considerare Cicco, vedi cosa sa fare, cerca di rianimalo, o spingerlo a fare quello che si deve fare per essere utile a sé stesso. Si è fatto dei ricordi nelle gallerie a Roma che gli potranno spronare alla pittura così che potrà avanzare molto”.
Nel soggiorno francese, che durerà ininterrottamente fino al 1870, continua a dedicarsi alla natura morta, non disdegnando la tematica del paesaggio.
Nel 1870, in seguito allo scoppio della guerra franco-prussiana, ma più probabilmente per le allarmanti notizie sulle condizioni di salute del fratello Nicola, torna in Italia, dove muore prematuramente pochi mesi dopo. È il 16 marzo 1871.
Buona parte della sua produzione pittorica è andata perduta, come ad esempio una serie di nature morte, a Milano durante l’ultimo conflitto mondiale, oppure dispersa, soprattutto quella del periodo francese. Nella Pinacoteca Civica di Vasto, oltre al Cieco di Gerico, si conservano una Natura morta con coscia di cinghiale e un Ritratto di Antonio Palizzi, definito da Valerico Laccetti, la sua opera migliore.
Ma torniamo alla Guarigione del cieco di Gerico. Pensato e realizzato per la Chiesa di S. Pietro, il quadro venne inaugurato, in grande pompa il 17 novembre 1853. Per l’occasione il medico e letterato Giacinto Barbarotta scrisse:

VENITE ED AMMIRATE:
IL NAZARENO REDIVIVO
AL VECCHIO CIECO FIDUCIOSO
OH INIMITABILE MOVENZA!
LA DISIATA VISTA RIDONA
PIETRO GIOVANNI E GIOVINETTA GUIDATRICE
ESTATICI RIGUARDANO
DIVINISSIMA SCENA
SORPRENDENTE DIPINTURA:
O FRANCESCO PALIZZI
IN Età POCA DI ANNI VENTISETTE
SEI PUR BRAVO NELL’ARTE BELLA E VALOROSO
A TE CARO ALLA PATRIA ALL’ITALIA NOSTRA
NOVELLA GLORIA
VIVI!!

Michele Genova, poeta e epigrammista vastese, scrisse:
Chi vede, a se non crede
Credendo, il cieco vede
L’eco del grande successo giunse fino all’autore del quadro, a Napoli, tramite l’amico e compare Giuseppenicola Pietrocola, il quale, in data 2 dicembre 1853, rispose: “…adempio ringraziandovi primieramente di tutto cuore del modo affettuoso, e lusinghiero, cioè come vi siete espresso nell’annunziarmi l’arrivo del mio quadro, ed in particolare la brillante accoglienza, che à ricevuto da voi, dagli ottimi nostri paesani. Voglio parteciparvi la notizia che anche in questa metropoli ha tanto piaciuto il mio lavoro agli Artisti, ed agli amatori delle belle arti sì pel soggetto nuovo, che per diversi sentimenti delle figure, essendo stato il mio studio per varii giorni un’esposizione; ma io però non mi rimuovo dall’idea, che questa è tutta bontà, conoscendo quando è grande, e bella la pittura. Siccome il mio quadro pare, che avesse interessato non solamente il vostro cuore, ma anche quello dei buoni paesani; per ciò amo estrinsecarmi relativamente al medesimo quali sono state le principali mie idee. Il soggetto è che Cristo fa il miracolo, onde ridonare la vista al Cieco di Gerico (ma non al cieco nato) unitamente ad altre tre figure, ossia una giovinetta guida del cieco, S.Pietro, ed un nostro Apostolo qualunque. Ho preferito la varietà come pregio dell’arte, ed è per ciò che ò adattato alle figure differenti età e diversi caratteri”, e chiude, “Intanto ringrazio il Vasto intero delle accoglienze ricevute pel mio quadro, il quale avendo piacciuto qui nella metropoli per la novità del soggetto, ed espressione, agli artisti ed amatori, ha trovato l’eco del mio mal nativo dal quale era sicuro del suo compiacimento”.
Il quadro è stato trasferito dalla chiesa di San Pietro presso il Museo Civico, in seguito alla rovinosa frana del 1956, insieme ad altre opere d’arte custodite all’interno della chiesa, tra le quali il bellissimo Ecce Agnus Dei di Filippo Palizzi.
Chiudiamo con un bel sonetto del poeta vastese Domenico De Luca, conservato manoscritto nell’Archivio Storico di Casa Rossetti, dal titolo “Pel quadro dipinto da D. Francesco Palizzi per la Chiesa di S. Pietro in Vasto”:

A terra genuflessi umilmente,
Par dica il Cristo in te Signore io spero.
Di Cristo nel poter, sebben fidente,
Pur con ansia il successo aspetta Pieno.

Pel Vecchio la donzella appar dolente:
Dignitoso è Gesù, ma non altero:
In fin, chi mira il quadro attentamente,
De’ personaggi penetra il pensiero.

Or come l’opra tua non dir sublime,
Se la figura è pinta con tal arte,
Che del cor, ogni volto i sensi esprime?

Tutti perciò fan plauso al tuo pennello,
e s’ode replicare d’ogni parte,
“Un di sarai l’Istonio Raffaello!”


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