sabato 26 settembre 2009

QUARANTA ANNI FA MORIVA LA VASTESE ELENA SANGRO, GRANDE DIVA DEL CINEMA MUTO


Elena Sangro diva del cinema muto
Quaranta anni fa, il 26 settembre del 1969 si spegneva Elena Sangro, diva del cinema muto, nata nella nostra Città il 5 settembre 1897, presso il Palazzo Aragona.
Maria Antonietta Bartoli Avveduti, questo il suo vero nome, si trasferì adolescente a Roma dove studiò recitazione presso l’Accademia di Santa Cecilia con una delle maggiori attrici del tempo, Virginia Marini (1842-1918), che gli permise di salire sul palcoscenico recitando Sem Benelli e Victorien Sardou. Le basi teatrali, l’eleganza dei suoi modi e, soprattutto, la straordinaria bellezza la fecero conoscere al grande pubblico, e venne notata da alcuni produttori che la consigliarono al noto regista Enrico Guazzoni, già autore di diversi film tra cui il Quo vadis?, che la scritturò, nel 1917, per la parte da protagonista del kolossal Fabiola, prodotto dalla Palatino-film di Roma.
Il successo arrivò quasi all’improvviso, senza nemmeno che Maria Antonietta potesse rendersi conto di quello che le stava accadendo attorno. Pochi mesi dopo, sempre con lo stesso regista, girò La Gerusalemme liberata, indossando i panni di Erminia, con Amleto Novelli, nella parte di Tancredi e Edy Darclea, nei panni di Armida.
Nel 1919 a Roma avvenne un importante incontro con il poeta pescarese Gabriele D’Annunzio e, probabilmente, proprio in quell’occasione nacque il nome d’arte di Elena Sangro.
Da qui in avanti, molti sono i film da lei interpretati con registi più importanti dell’epoca. Primerose (1919), Cosmopolis (1919) e La principessa Zoe (1919) sono solo alcuni dei tanti film che hanno visto la partecipazione dell’attrice vastese. Grazie a D’Annunzio ottenne un ruolo importante nel film Non c’è resurrezione senza morte, prodotto nel 1922 dal comitato montenegrino sotto la presidenza dello stesso poeta pescarese.
Il 1924 è un anno d’oro per l’attrice vastese. Con il regista Guido Brignone gira Maciste imperatore, il primo dei tre film della serie girata da Elena Sangro accanto a quel personaggio famoso che ha fatto sognare tanti italiani, impersonato da Bartolomeo Pagano, attore genovese ex scaricatore di porto. Il 1924 è anche l’anno di Rosella sotto la regia di Guido Di Sandro e, soprattutto, di Quo vadis?, con Elena Sangro nei panni di Poppea, sotto la regia di Gabriellino D’Annunzio, figlio del poeta abruzzese, e dal tedesco Georg Jacoby.
Nel 1926 Elena Sangro gira altri due film della serie con il Bartolomeo Pagano, Maciste nella gabbia dei leoni e Maciste all’inferno. La regia è quella del solito Guido Brignone, ma il risultato questa volta è davvero sorprendente: il protagonista del film non è il gigante buono, l’eroe di sempre, ma la ricostruzione straordinaria dell’ambiente infernale secondo la tradizione classica dantesca che possiamo ritrovare nelle tavole illustrate da Gustav Doré, ricca di effetti speciali con diavoli infuriati, una coralità di saltellanti sudditi dell’impero e splendide donne che si mostrano in tutta la loro bellezza. Tra loro spiccano la nostra straordinaria Elena Sangro, nei panni di Proserpina, la moglie di Pluto, re dell’Inferno, e Lucia Zanussi, la conturbante Luciferina, figliastra di Pluto.
Dal ruolo della seduttrice infernale, Elena Sangro passa ad interpretare Elena nel film drammatico Addio Giovinezza, sotto la regia di Augusto Genina, con Carmen Boni e l’attore austriaco Walter Slezak e successivamente, desta ancora scalpore con il film Boccaccesca, per alcune scene considerate all’epoca un po’ troppo spinte.
Come già detto in precedenza, importante per la carriera dell’attrice vastese, fu l’incontro con il poeta pescarese. Dal quel primo incontro del 1919 che segnò come una scintilla tra i due personaggi, gli incontri furono sempre più frequenti fino ad arrivare ad una vera e propria convivenza dal ’27 in poi.
La passione per Elena Sangro fu talmente alta che dopo tredici anni di silenzio poetico, un mattino D’Annunzio compose di getto le prime dodici sestine di un poemetto cui diede il nome di Carmen Votivum, dedicato “Alla piacente”. Il carme rappresenta un vero inno erotico carico di sensualità, promesso all’attrice vastese. Dopo molte richieste, la Sangro, riuscì ad avere il testo completo con tanto di dedica e autografo. Il testo doveva rimanere segreto ma D’Annunzio ci ripensò e concordò con l’editore Mondadori la riproduzione di un numero limitato di copie fuori commercio da distribuire agli amici: una copia venne inviata anche al Duce in persona. L’attrice non gradì molto il gesto del poeta e fu quella la scintilla della rottura tra i due.
La Sangro si spense nella sua abitazione a Roma all’età di settantadue anni, ormai dimenticata da tutti.
Lino Spadaccini

1 commento:

NICOLA D'ADAMO ha detto...

Ho ricevuto da Maria questo commento
Non so se ho visto o meno un film della Elena Sangro, pur avendo visto dei film muti, forse mio padre, che mi raccontava sempre del cinema del suo paese, e di vecchi films su Maciste ecc. che ogni tanto proiettavano.
Leggendo della sua storia con D'Annunzio di come l'incontro le fu prosperoso di come questa stupenda donna lavorò anche col figlio del poeta, di come quegli incontri le furono fatali per chiudersi per molti anni in una sola storia d'amore, senza più il suo lavoro. Di come l'egocentrismo di questo uomo a fatto si che la stessa storia d'amore raccontata su fogli di carta, divenisse la rottura della storia stessa, e di come è triste il declino dopo essersi abbandonati totalmente per amore altrui, lasciando ogni successo o possibile futuro successo alle spalle, tanto da far divenire la morte non più un trionfo ma, solo un 'ombra!