Giuseppe Tagliente |
riceviamo e pubblichiamo
Calma e sangue freddo. Così si rischia l’isolamento
Caro Chiodi,
Sono rimasto, ti
dico, male alla lettura della tua reprimenda nei confronti di alcuni organi
d’informazione. Avevo sentito parlare da giorni di questa tua intenzione ma non
avevo voluto darvi credito, tanto mi sembrava incredibile che un politico
avveduto ed accorto come te potesse incorrere in un errore di questa portata,
perché un politico avveduto ed accorto deve saper mantenere con la stampa e
l’informazione in genere un rapporto, seppur a denti stretti,
di cordialità e
di interlocuzione. Fa parte del gioco che una persona deve accettare nel
momento in cui scende in politica, nel momento in cui i riflettori lo traggono
dall’anonimato e ne illuminano ogni tratto, ogni angolo, ogni aspetto anche privato.
Andreotti non ha mai fatto errori di questo tipo anche nei momenti in cui
montava contro di lui la più orribile e devastante delle accuse e lo stesso
Berlusconi, che conosce bene i meccanismi della comunicazione, per la verità si
è mostrato sempre sufficientemente tollerante nei confronti del giornalismo
rampante e scandalistico ricavandosi almeno il favore di quello moderato e non
estremistico. Il tuo scatto di nervi (più che d’orgoglio) mi ricorda tanto
quello che caratterizzò gli anni della presidenza di Ottaviano Del Turco con i
risultati che conosciamo e con quello più rilevante dell’isolamento politico e
dell’assedio. Di questo mi preoccupo e per questo mi permetto di dirti, con
l’onestà intellettuale che contraddistingue i nostri rapporti, che hai
sbagliato ad esagerare nel tipo di reazione (dando probabilmente retta a quelli
che ti dicono sempre di sì), che rischia di penalizzare non soltanto te e la
tua giunta ma l’intera maggioranza che ti sostiene. Del resto, scendendo nello
specifico, se è vero che il maggior quotidiano della regione ha forse esagerato
sino all’accanimento nella pubblicazione delle “43 pagine e 14 locandine”, è
altrettanto vero che a ciò si è indotto perché, nonostante gli inviti avuti
persino dalla tua stessa parte politica, non hai ritenuto di rispondere subito
alle domande che il giornale ti ha riproposto ogni giorno da due mesi a questa
parte. Ci voleva molto a dire, come tardivamente hai detto soltanto ieri : “io
non c’entro”, “io posso dimostrare”, “io non sono indagato”, fugando dubbi ed
incertezze che intanto sono cresciute pur intorno a te? Son valsi a qualcosa
questo tuo non cale, questa altezzosa indifferenza, quando invece potevi
fermare tutto sin dal primo istante? La stampa fa il suo mestiere, tu dovevi
fare il tuo, con i nervi saldi e con l’umiltà che si addicono alla funzione che
sei stato chiamato a svolgere, senza scomodare, come hai fatto nelle tue
dichiarazioni, i cosiddetti “poteri forti”, la cui presenza viene spesso
evocata quando non si vogliono trovare le ragioni più semplici, che spesso sono
anche le più vere. La lettura dell’ultimo libro di Umberto Eco, Il Cimitero
di Praga, potrebbe esserti utile a tal proposito e mi ripropongo di fartene
omaggio alla prima occasione. Concludo riaffermando il concetto, oggetto di una
mia precedente nota: con il mondo dell’informazione occorre stabilire un
rapporto di dialogo e non di conflitto, una relazione improntata a rispetto e
non subalternità di ruoli, un vincolo basato sul riconoscimento della funzione
essenziale che essa svolge nella società democratica, senza alcuna riserva
mentale che possa essere orientato o condizionato con offerte di prebende in
termini di pubblicità o di acquisto di spazi o di servizi oppure neutralizzato
ricorrendo a convenzioni ed assunzioni. Insomma, ristabilendo anche in questo
campo – ma non solo – quel metodo del colloquio, del confronto, del
coinvolgimento e della partecipazione alle scelte, ripetutamente sollecitato,
per trarre la maggioranza (e l’Abruzzo) da quella che ho più volte definito la
quaresima della politica regionale.
Giuseppe Tagliente
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