L'Abruzzo non può fermarsi alla difesa dei suoi Tribunali:una nota dell'ex parlamentare Giovanni Di Fonzo
SOTTO, LA PRONTA RISPOSTA DEL SINDACO DI VASTO
L'Abruzzo
con la fine del regime assistenziale, cioè inizio anni '90, è finito su un
binario morto dal quale nessuno ha provato seriamente a toglierlo. La nostra è
una regione alla quale manca sostanzialmente un ventennio di evoluzione, nella
sua accezione più ampia. A noi continua ad rimanere estraneo un sistema
culturale, sociale ed economico che
abbia alla propria base regole, legalità
pervasiva, trasparenza, merito, innovazione, assunzione di responsabilità,
protagonismo diffuso, competizione vera. Il sistema relazionale si snoda ancora
su un terreno che si presentava largamente improprio già venti anni fa,
superato e quindi inadeguato alla costruzione di un progetto regionale di
futuro. L'incapacità della classe dirigente di portare l'Abruzzo sul
"nuovo terreno", dopo tantissimo tempo dalla decisione di assumere
una moneta unica europea e dall'avvio della globalizzazione, si manifesta in
tutta la sua drammaticità. Un apparato produttivo impreparato alle sfide del
nuovo millennio, fortemente provato, sta andando a pezzi sotto i colpi della
terribile crisi di questi ultimi lunghissimi quattro anni. Un apparato pubblico
elefantiaco, inefficiente, improduttivo, autoreferenziale, mai riorganizzato,
costoso, dannoso e difeso ad oltranza dai sindacati e dai politici. Una
industria, che per decenni ha costituito l'architrave del nostro sistema
economico, ha perso interi comparti (tessile, abbigliamento, calzaturiero,
legno), ed oggi con la crisi generale registra forti riduzioni nei volumi
produttivi e nel numero degli occupati anche in quei comparti meglio
organizzati ed internazionalizzati, come l'Automotive, senza che nessuna idea
chiara si presenti all'orizzonte, senza che nessun messaggio serio, ragionato e
credibile giunga agli azionisti stranieri titolari dei grandi gruppi
multinazionali presenti sui nostri territori. Si tratta di gruppi di dimensioni
mondiali e che si stanno ristrutturando avendo come teatro di riferimento
l'intero pianeta. Va ricordato che è l'industria insieme a quel pò di
agricoltura produttiva, le costruzioni, l'artigianato ed alcuni pezzi del
terziario, a tenere in piedi una occupazione "realmente produttiva",
con moltissima fatica, tanta sofferenza e scarse prospettive. Ma se ci
rifacciamo bene i conti potremmo scoprire che messi tutti insieme, gli
abruzzesi che lavorano e producono arrivano intorno a 200.000 unità, cioè meno
di uno su sei!!! Cioè una insostenibilità di base per pensare ad futuro
dignitoso senza radicali, sconvolgenti e rapidissimi cambiamenti. Di fronte a
questo scenario ritrovare l'intera compagine parlamentare abruzzese impegnata
in una lotta senza quartiere, da mesi e mesi, per mantenere aperti tutti i
Tribunali mi fa molta impressione. Quando ho sentito un illustre esponente
politico dire, con tono grave, che on. Giovanni DI FONZO
Caro
Giovanni,
se
un risultato otterrà il tuo intervento, con quell’invito finale, sarà solo
quello di far arrabbiare noi Sindaci che, da tempo, spesso uniti, senza
distinzione partitica, urliamo-inascoltati, le cose che oggi tu, solo in parte,
elenchi tra le priorità. Ti prego di non
sparare nel mucchio (vecchio vizio della nostra sinistra), riconosci le difficoltà
di oggi e gli errori di una classe politica che ci ha governato e regalato il
più grande debito pubblico del mondo, e contestualizza la tua analisi sulla
difesa dei Tribunali.
Oggi
ci siamo mobilitati contro la soppressione dei Tribunali, convinti del grande
errore del Governo Monti, ma ti ricordo che i nostri Consigli Comunali sfornano
in ogni seduta provvedimenti per l’occupazione, la sanità, le infrastrutture
industriali, i porti (a proposito non trovi scandaloso il fatto che in questi
giorni, per le Tremiti o l’altra parte dell’Adriatico, i turisti siano costretti
a dover imbarcarsi nelle Marche o nel Molise? Sai che Vasto ha approvato dal
2007 il nuovo piano regolatore del porto la cui adozione è ferma in Regione?).
E’ da tempo che rivendichiamo dalla Regione
politiche nuove e scelte decisive.
Siamo stati costretti più volte ad impugnare
provvedimenti della Regione assunti contro i Comuni, con i Sindaci spesso
nemmeno sentiti (vedi Consorzi
Industriali, Sanità, Energia ecc.ecc.)
Che dire poi del pasticcio normativo
sull’ambiente con autorizzazioni rilasciate dalla Regione che fanno litigare i
cittadini con i Sindaci ignari dei provvedimenti adottati. Vogliamo poi parlare
della miopia nel non voler affrontare, tutti assieme, nell’interesse soprattutto
delle nuove generazioni, il progetto del Parco della Costa Teatina, che
rappresenta una grande opportunità di sviluppo turistico per la Provincia di Chieti e
l’Abruzzo?! E la variante alla S.S.16 è o no una delle decisioni non più
rinviabili per l’Abruzzo?
Anche
su questi problemi siamo andati più volte a Roma ed a l’Aquila e, nonostante
l’unità dei sindaci, alle promesse non sono mai seguiti i fatti.
Spiace
che da attento osservatore come sei sempre stato ti, lasci andare a critiche
verso tutti e te la prendi contro l’anello più debole (i Comuni) impegnati da
anni – più dello Stato centrale e di altri Enti - per il risanamento dei conti.
Sono
i Sindaci a cercare di assicurare servizi e dare risposte alle tante fragilità
sociali, pur nelle gravi contingenze economiche, conseguenza dell’azzeramento
dei trasferimenti economici agli enti locali.
I
Sindaci, dovrebbero essere ascoltati da
tutti poichè sono in trincea e conoscono, più di tutti i problemi delle loro
comunità. Lo dico con la sicurezza che mi viene dalla mia esperienza di
amministratore Regionale, Provinciale ed oggi Sindaco di una delle città più
importanti della nostra Regione.
Voglio
augurarmi che il tuo intervento stimoli una riflessione a più livelli,
coinvolgendo soprattutto le forze politiche alle prese con le loro piattaforme
programmatiche, in vista delle future e prossime competizioni elettorali, e con
l’augurio che ci si presenti alle prossime sfide con progetti chiari avendo la
capacità di elaborare proposte credibili, anche se scomode da accettare.
E’ finita l’era dei libri dei sogni dove si
scriveva tutto per tutti.
E’ l’ora delle scelte di lungo respiro, anche
se impopolari.
Luciano
Lapenna
Sindaco
di Vasto
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