lunedì 13 agosto 2012

Ci sono altre priorità per lo sviluppo


L'Abruzzo non può fermarsi alla difesa dei suoi Tribunali:una nota dell'ex parlamentare Giovanni Di Fonzo

SOTTO, LA PRONTA RISPOSTA DEL SINDACO DI VASTO
L'Abruzzo con la fine del regime assistenziale, cioè inizio anni '90, è finito su un binario morto dal quale nessuno ha provato seriamente a toglierlo. La nostra è una regione alla quale manca sostanzialmente un ventennio di evoluzione, nella sua accezione più ampia. A noi continua ad rimanere estraneo un sistema culturale, sociale ed economico che
abbia alla propria base regole, legalità pervasiva, trasparenza, merito, innovazione, assunzione di responsabilità, protagonismo diffuso, competizione vera. Il sistema relazionale si snoda ancora su un terreno che si presentava largamente improprio già venti anni fa, superato e quindi inadeguato alla costruzione di un progetto regionale di futuro. L'incapacità della classe dirigente di portare l'Abruzzo sul "nuovo terreno", dopo tantissimo tempo dalla decisione di assumere una moneta unica europea e dall'avvio della globalizzazione, si manifesta in tutta la sua drammaticità. Un apparato produttivo impreparato alle sfide del nuovo millennio, fortemente provato, sta andando a pezzi sotto i colpi della terribile crisi di questi ultimi lunghissimi quattro anni. Un apparato pubblico elefantiaco, inefficiente, improduttivo, autoreferenziale, mai riorganizzato, costoso, dannoso e difeso ad oltranza dai sindacati e dai politici. Una industria, che per decenni ha costituito l'architrave del nostro sistema economico, ha perso interi comparti (tessile, abbigliamento, calzaturiero, legno), ed oggi con la crisi generale registra forti riduzioni nei volumi produttivi e nel numero degli occupati anche in quei comparti meglio organizzati ed internazionalizzati, come l'Automotive, senza che nessuna idea chiara si presenti all'orizzonte, senza che nessun messaggio serio, ragionato e credibile giunga agli azionisti stranieri titolari dei grandi gruppi multinazionali presenti sui nostri territori. Si tratta di gruppi di dimensioni mondiali e che si stanno ristrutturando avendo come teatro di riferimento l'intero pianeta. Va ricordato che è l'industria insieme a quel pò di agricoltura produttiva, le costruzioni, l'artigianato ed alcuni pezzi del terziario, a tenere in piedi una occupazione "realmente produttiva", con moltissima fatica, tanta sofferenza e scarse prospettive. Ma se ci rifacciamo bene i conti potremmo scoprire che messi tutti insieme, gli abruzzesi che lavorano e producono arrivano intorno a 200.000 unità, cioè meno di uno su sei!!! Cioè una insostenibilità di base per pensare ad futuro dignitoso senza radicali, sconvolgenti e rapidissimi cambiamenti. Di fronte a questo scenario ritrovare l'intera compagine parlamentare abruzzese impegnata in una lotta senza quartiere, da mesi e mesi, per mantenere aperti tutti i Tribunali mi fa molta impressione. Quando ho sentito un illustre esponente politico dire, con tono grave, che la Marsica non avrà nessuna possibilità di futuro, dopo la chiusura del Tribunale di Avezzano, mi sono chiesto come è possibile costruire un futuro per decine di migliaia di cittadini intorno alla vita e alla attività di un tribunale? Mi sono chiesto anche che effetto fa all'azionista giapponese della Honda, al quale stiamo chiedendo di modificare il progetto industriale proposto e che prevede la perdita di circa mille posti di lavoro (tutti compresi)? Loro ci chiedono, da tanto tempo, un porto, il completamento della Fondovalle Sangro (manca da anni un chilometro per collegare l'Adriatico al Tirreno), piccole tratte ferroviarie per interconnettere nuclei industriali tra di loro e con le principali infrastrutture, la banda larga, un sistema aggiornato ed efficiente di servizi alle imprese, un centro di ricerca e di sperimentazione industriale. E noi? Forse a me sfugge il carattere essenziale e strategico di un tribunale per un comprensorio, ma penso che le energie di chi ci rappresenta in parlamento e in regione potrebbero trovare un impiego più equilibrato. Ai Sindaci direttamente interessati, consiglio di esplorare nuove strade per fare sviluppo ed occupazione.
on. Giovanni DI FONZO
Caro Giovanni,
se un risultato otterrà il tuo intervento, con quell’invito finale, sarà solo quello di far arrabbiare noi Sindaci che, da tempo, spesso uniti, senza distinzione partitica, urliamo-inascoltati, le cose che oggi tu, solo in parte, elenchi  tra le priorità. Ti prego di non sparare nel mucchio (vecchio vizio della nostra sinistra), riconosci le difficoltà di oggi e gli errori di una classe politica che ci ha governato e regalato il più grande debito pubblico del mondo, e contestualizza la tua analisi sulla difesa dei Tribunali.  
Oggi ci siamo mobilitati contro la soppressione dei Tribunali, convinti del grande errore del Governo Monti, ma ti ricordo che i nostri Consigli Comunali sfornano in ogni seduta provvedimenti per l’occupazione, la sanità, le infrastrutture industriali, i porti (a proposito non trovi scandaloso il fatto che in questi giorni, per le Tremiti o l’altra parte dell’Adriatico, i turisti siano costretti a dover imbarcarsi nelle Marche o nel Molise? Sai che Vasto ha approvato dal 2007 il nuovo piano regolatore del porto la cui adozione è ferma in Regione?).
 E’ da tempo che rivendichiamo dalla Regione politiche nuove  e scelte decisive.
 Siamo stati costretti più volte ad impugnare provvedimenti della Regione assunti contro i Comuni, con i Sindaci spesso nemmeno sentiti (vedi Consorzi  Industriali, Sanità, Energia ecc.ecc.)
 Che dire poi del pasticcio normativo sull’ambiente con autorizzazioni  rilasciate dalla Regione che fanno litigare i cittadini con i Sindaci ignari dei provvedimenti adottati. Vogliamo poi parlare della miopia nel non voler affrontare, tutti assieme, nell’interesse soprattutto delle nuove generazioni, il progetto del Parco della Costa Teatina, che rappresenta una grande opportunità di sviluppo turistico per la Provincia di Chieti e l’Abruzzo?! E la variante alla S.S.16 è o no una delle decisioni non più rinviabili per l’Abruzzo?
Anche su questi problemi siamo andati più volte a Roma ed a l’Aquila e, nonostante l’unità dei sindaci, alle promesse non sono mai seguiti i fatti.
Spiace che da attento osservatore come sei sempre stato ti, lasci andare a critiche verso tutti e te la prendi contro l’anello più debole (i Comuni) impegnati da anni – più dello Stato centrale e di altri Enti -  per il risanamento dei conti.
Sono i Sindaci a cercare di assicurare servizi e dare risposte alle tante fragilità sociali, pur nelle gravi contingenze economiche, conseguenza dell’azzeramento dei trasferimenti economici agli enti locali.
I Sindaci, dovrebbero essere  ascoltati da tutti poichè sono in trincea e conoscono, più di tutti i problemi delle loro comunità. Lo dico con la sicurezza che mi viene dalla mia esperienza di amministratore Regionale, Provinciale ed oggi Sindaco di una delle città più importanti della nostra Regione.
Voglio augurarmi che il tuo intervento stimoli una riflessione a più livelli, coinvolgendo soprattutto le forze politiche alle prese con le loro piattaforme programmatiche, in vista delle future e prossime competizioni elettorali, e con l’augurio che ci si presenti alle prossime sfide con progetti chiari avendo la capacità di elaborare proposte credibili, anche se scomode da accettare.
 E’ finita l’era dei libri dei sogni dove si scriveva tutto per tutti.
 E’ l’ora delle scelte di lungo respiro, anche se impopolari.
Luciano Lapenna
Sindaco di Vasto

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