mercoledì 25 dicembre 2024

"ANTIQUA MINIMA" nuovo libro di Gabriella Izzi Benedetti: una bella recensione di Ugo de Vita

Da qualche settimana è disponibile in libreria e online il nuovo libro di Gabriella Izzi Benedetti dal titolo “Antiqua Minima”(edizioni Mondo Nuovo).
Il volume è stato presentato a Firenze dal Club Unesco lo scorso 6 dicembre ottenendo unanimi consensi. Secondo il sodalizio, la nuova opera delle scrittrice Vastese è una interessante “raccolta che esplora la memoria, la natura e la fragilità dell’esistenza attraverso un linguaggio essenziale e simbolico”. Un’opera in cui “l’autrice riflette sul legame con le radici storiche e culturali, trovando bellezza nella semplicità e spiritualità negli archetipi del passato. I versi, intensi e minimalisti, invitano a riconnettersi con il tempo e la profondità delle cose”. Aggiungendo che “per l’Unesco la memoria è un valore fondamentale e questa opera dà testimonianza vivida e poetica di un recente passato”. 
 Sul volume stanno giungendo anche le prime interessanti recensioni. Vi proponiamo quella di Ugo De Vita noto attore regista e scrittore. 

 Su "ANTIQUA MINIMA" 
 di Ugo De Vita 
 La scrittura di Gabriella Izzi Benedetti è una scrittura feconda, che germoglia e “semina”, l’habitat filologico evidenzia ascendenze e letture, passione e studio. 
Il lessico ricco, l’interpunzione accurata e la fluidità della prosa, si snodano in sonorità del “significante”, per consegnare al lettore andamento cadenzato e musicale.
Il narrato, senza cadere nel memorialistico o in un “ordito” ripetitivo dei giorni, si traduce in espressione di immagini nitide, circa fatti e persone, sapientemente “scolpite” sulla pagina. Scoperta o rivelazione, la prosa diviene “epifania” di parole, del suono e del senso. Leggendo i racconti, come “perle” della medesima collana, essi costituiscono un unicum, che è poi il “corpo letterario” del volume, configurando un “mosaico prezioso” di tessere dai colori giotteschi, in cui si possono distinguere corpi e luoghi. 
Nulla risulta arbitrario o banale, per “incastri”, che conducono la riflessione ad un approfondimento che non elude i temi della vita e del congedo, la “ferita”, il disamore, la giovinezza. Un “raggio di sole” pare trafiggere il ricordo e illuminare la stanza in chiarori, in cui ripiegamento, abbandono e desiderio, si mescolano. 
I luoghi tornano anche quando non siano adesione ad un volto, ma “natura”, città e villaggio, tornano allo “spirito” novecentesco del “viaggio”. 
Come non ricordare il “viaggio” luziano “terrestre e celeste” di Simone Martini, poesia sul finire del secolo vecchio e mirabile racconto in versi, allegoria più di ogni altra che evochi miniature, formidabile suggestione che univa ed unisce idea dell’arte alla letteratura. 
È prosa dunque - questa della Izzi Benedetti - che allusiva, “afferra” la vita, nelle molte pieghe del quotidiano, è letteratura quando essa dal passaggio dei giorni e dei “passanti che passano”, attinga a piene mani, al fine di restituiire tensione emotiva alla pagina letteraria.
La “summa” è un banchetto, festa e rito, che celebra e vivifica stati di animo. Un libro che in definitiva traduce l’ “agire”, assegnando alla scrittura direzione della esperienza, come pure dell’indagine di studio, che affiora nei racconti, “leitmotiv” di una giovinezza mai esibita attraverso mode, bensì interiorizzata con pudore. Qui la scrittrice mette “a nudo” il cuore, non tralasciando lavorìo della mente. La razionalità la accompagna, è “mathema”, qualcosa che le viene anche da un matrimonio, che è stata unione di due spiriti mai eguali, che hanno congiunto le loro “alchimie” in empatia, nell’arco delle età diverse dell’esistenza.
Il romanzo di cui questi racconti e i “ritagli” in appendice, costituiscono materia, evocando concessione ad un sentire la vita “che pulsa”, senza rinunciare alla consapevolezza dei saperi. Un dettato e un invito alla filosofia dunque oltre che alla storia. 
Non so perché io abbia pensato, sfogliando il libro, a pagine intime di Simenon e di Manganelli, scrittori che nelle “differenze”, che li distinsero, consumarono “ardire” di portare al proprio arco “frecce” diverse, quella di Gabriella Izzi Benedetti dirò che è “ferma”, miracolosamente “ferma” come capita (evocando magnifico libro di Elvio Fachinelli) nello “specchiare” il vero in un tempo sospeso. Ecco che, paradigmi dell’umano, “il tempo” è il luogo labirintico ma mai criptico, poiché il “torrente” di parole della Izzi Benedetti, finisce per favorire una giostra di sguardi, di voci, di nomi e scopriamo ed ecco quella “freccia” ferma, traslucere, farsi puro riflesso, “raggio di sole”, su antiche preziose miniature, come suggeriscono proprio alcuni dei suoi Ritagli: “Cristalli hanno perso la luce e piangono in un cumulo di polvere densa che li opaca e li annienta (…) Scendo in una esistenza unica che abbia chiarezza dei mattini e immacolata serenità di ogni battere d’ora dei giorni di sole…” 


GABRIELLA IZZI BENEDETTI 
vastese, vive a Firenze, città del marito. Laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Genova. Docente presso istituti inferiori e superiori. Parte del Comitato Scientifico del Centro per l’UNESCO di Firenze. Presidente della Società Vastese di Storia Patria Luigi Marchesani. L’Accademia il Machiavelli l’ha designata Ambasciatrice della cultura italiana in Europa. Collabora con riviste culturali e di attualità. Presente in Antologie, Testi di Letteratura contemporanea, Dizionari. Numerosi i riconoscimenti. Impegnata riguardo a problematiche sociali e ambientali. Tra le pubblicazioni: Momenti; Prima che il cerchio si chiuda; L’isola felice; Il Dramma della Passione nel Medioevo; Il Demiurgo; L’evoluzione dell’etica e della scienza in medicina: il contributo del dottor fisico L. Marchesani, in coll. con G. Muraro; Dai Collegia alle Società di Mutuo soccorso; Il lato oscuro; Ogni tuo respiro, è stato il mio respiro; Oltre il Neorealismo. Arte e vita di Roberto Rossellini in un dialogo col figlio Renzo, intervista a Renzo Rossellini; Il percorso artistico di Cesare Giuliani.

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