Perdite di acqua al 70,4%: rete colabrodo o allacci abusivi?
Chieti è al secondo posto in Italia, Potenza al primo con il 71%. Ma nella città lucana stanno varando un monitoraggio con un incrocio delle banche dati di luce, gas e Tari.
“La crisi idrica che ha colpito duramente le comunità dell’alto Vastese - ha comunicato il consigliere regionale di FdI Francesco Prospero - richiede interventi urgenti e un piano di gestione a lungo termine che tuteli la continuità e la qualità del servizio idrico per tutto il Vastese, la provincia di Chieti e l’intera Regione Abruzzo. In risposta a questa situazione critica, è stata fissata per il 14 novembre prossimo l’audizione in Commissione Vigilanza, a cui parteciperanno i sindaci di Vasto, Casalbordino, Furci, San Buono, Gissi, Monteodorisio, l’assessore regionale Emanuele Imprudente, i rappresentanti di ERSI e della Sasi, insieme ai consiglieri regionali coinvolti”.
In molti sperano che questo incontro dia l’avvio ad una serie di iniziative per delineare una visione strategica dell’acqua in Abruzzo per i prossimi decenni.
Ricordiamo che “In Abruzzo più della metà dell'acqua potabile si perde nelle reti: la regione, con una percentuale di dispersione pari al 62,5%, è la seconda in Italia, subito dopo la Basilicata (65,5%). A livello territoriale, malissimo la provincia di Chieti, anch'essa al secondo posto della classifica nazionale, con una percentuale del 70,4%, subito dopo Potenza (71%)”, così scriveva l’Ansa a marzo scorso in occasione della giornata dell’acqua 2024. Bisogna chiarire che il calcolo delle perdite viene fatto dalla quantità di acqua immessa in rete rispetto alla quantità di acqua pagata dagli utenti.
Una percentuale così alta (Chieti 70,4%) sta facendo sorgere molti dubbi: possibile che su 100 litri immessi in rete solo 30 escono dai rubinetti e 70 si perdono lungo la linea di distribuzione? Allora la domanda che in molti si stanno ponendo è questa: si tratta di perdite vere da tubazioni fatiscenti oppure (almeno in parte) è acqua prelevata da utenti non paganti tramite “allacci abusivi”?
(Un confronto: in Emilia Romagna il 29,7%) di acqua si perde nella rete, 70% giunge a casa degli utenti.)
Potenza che guida la classifica delle province con più alte perdite, il 71%, (Chieti 70%), sta cercando di correre ai ripari come si evince da un articolo pubblicato dal sito “Investire in Basilicata lo scorso 20 agosto 2024: “Da un primo esame della questione, condotto a livello amministrativo dalla società di distribuzione, è emersa, secondo alcune ammissioni, come probabile causa di questa dismetria tra acqua immessa nelle condotte e acqua pagata con le bollette, la gestione non proprio efficiente di tutto il periodo antecedente all’assunzione diretta degli allacciamenti da parte di Acquedotto Pugliese e poi di Acquedotto Lucano. Cioè quel periodo in cui gli allacciamenti di acqua e la conseguente esazione dei canoni erano di competenza comunale, con una contabilità alquanto abborracciata. Si sostiene che al passaggio delle consegne dei contratti di allacciamento, il personale incaricato del servizio abbia portato al nuovo gestore una serie di brogliacci, alcuni persino scritti a matita, con l’indicazione dei contatori gestiti in base alle comunicazione avute dagli uffici tecnici. Roba di trent’anni fa, quando il computer non aiutava a mettere in ordine le cose. E implicitamente si fa capire che nel passaggio tra uffici tecnici e uffici amministrativi, molti allacciamenti si sono persi per strada e siano sfuggiti al controllo contabile”.
E se fosse successa una cosa del genere anche in Provincia di Chieti con il passaggio dai Comune alla Sasi?
L’articolo di Investire in Basilicata suggeriva anche una soluzione: “Basterà mettere insieme un gruppo di lavoro per arrivare presto a capire quante persone pagano le varie utenze o tasse (luce, gas, Tari), ma non pagano l’acqua con la connessa depurazione”. Controllo non difficile a livello informatico con l’incrocio delle banche dati.
Una soluzione del genere si potrebbe adottare anche in provincia di Chieti per verificare se effettivamente l’acqua si perde, oppure viene prelevata illegalmente dalla rete e non pagata. Pratica vietata dalla legge che comporta gravi sanzioni, Anche di tipo penale in quanto è un furto, con l’aggravante che gli allacci abusivi causano mancati introiti per le aziende fornitrici d'acqua, con la conseguenza di bollette più alte per gli altri utenti regolari.
Il controllo amministrativo è la via più semplice per fare alcuni controlli, mentre le “verifiche sul campo” sono molto più difficili. Raramente l’allacciamento abusivo è in posizione visibile. Di solito il tubo passa sotto terra nel proprio giardino o terreno di una proprietà confinante ed è posto in un contesto operativo di accurata mimetizzazione. Con il problema che quasi sempre si rende necessario avere l’autorizzazione per accedere alle proprietà per localizzare l’esatta posizione dei punti prelievo acqua abusivi.
Da considerare comunque che in queste operazioni le moderne strumentazioni di indagine - ce ne sono parecchie - possono essere di grande aiuto.
Una considerazione finale: in questi ultimi anni abbiamo sempre sentito parlare di “rete colabrodo”, ma con una percentuale di perdite del 70,4 in provincia di Chieti una verifica su eventuali allacci abusivi non andrebbe fatta? Potenza con il 71 % di perdite il problema se l’è posto. Forse ce lo dovremmo porre anche noi.
NICOLA D’ADAMO
1 commento:
Intanto la SASI si sta muovendo con spot radio che invitano gli utenti a non sprecare l'acqua lasciando aperto il rubinetto quando si lavano i denti!! Non commento
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