lunedì 23 maggio 2022

LA SIV (ORA PILKINGTON/NSG) COMPIE 60 ANNI: I MOMENTI DI SUCCESSO E GLI ANNI DIFFICILI, STORIA COMPLETA

1966

 23 MAGGIO 1962 

23 MAGGIO 2022

di Nicola D'Adamo


Sessant’anni vita per la SIV, ora Pilkington/NSG. Una ricorrenza da ricordare se non altro per sottolineare il ruolo determinante che l'azienda ha avuto per lo sviluppo economico del Vastese.

Come sarebbe stata la nostra zona senza la SIV? Avrebbe avuto lo stesso sviluppo?
Difficile rispondere a queste doman­de, le ipotesi sarebbero tantissime. Ci dobbiamo limitare quindi a registrare gli eventi di questi 60 anni, a ripercorrere le tappe più importanti della storia della SIV. E concludere che a tutt'oggi lo stabi­limento, una volta uno dei migliori della Pilkington, è ancora in discreta salute e assicura circa 2000 posti di lavoro e un certo indotto, nonostante i tempi bui di covid e di guerra.

La SIV, a differenza della Marelli, è sempre stata un'azienda "aperta al ter­ritorio", molto radicata nella comunità locale. Molte anche le iniziative culturali e sportive che hanno sempre avuto il soste­gno dell'azienda, società a partecipazione statale del gruppo EFIM. Purtroppo, per esigenze di spazio, non ne daremo conto in questa pagina. Qui vogliamo invece raccontare con la massima sintesi lo sto­ria di questi 60 anni, partendo dalle origini.

IL VASTESE NEGLI ANNI '60

Al momento dell'insediamento della SIV nel 1962 nella zona del Vastese non era sorta alcuna attività di carattere indu­striale e tutta l'economia si fondava sul­l'agricoltura, sull'artigianato e sul com­mercio. Il turismo era quasi inesistente. Nel 1959 l'AGIP scopri a Cupello gia­cimenti di metano di notevole entità. La possibilità di valorizzare queste nuove risorse naturali in loco accese le speran­ze della popolazione. Ci furono molte dimostrazioni popolari, specialmente a Cupello. Bisognava trovare una soluzione al triste fenomeno dell'emigrazione che ancora costringeva migliaia di persone a partire verso terre lontane.

Due i padri della SIV: Giuseppe Spataro, fondatore del Partito Popolare nel 1922, statista, più volte ministro DC nel dopo­guerra; e Enrico Mattei, presidente dell’ENI, marchigiano che molto bene cono­sceva Vasto avendo studiato alla Scuola Tecnica "Gabriele Rossetti", ai tempi in cui il padre, maresciallo dei carabinieri era stato trasferito a Casalbordino.

PERCHÉ PROPRIO UNA FABBRICA DI VETRO

La SIV è sorta perché in Italia c'era un grande fabbisogno di vetro. Da una ricerca effettuata agli inizi degli anni '60 risultava infatti che il nostro Paese importava dal­l'estero 105.000 tonnellate l'anno di vetro e che negli anni a venire ci sarebbe stato il boom dell'edilizia e dell'auto. Quasi la totalità del mercato era in mano alla Saint Gobain francese. Fu così che lo Stato, nei suoi programmi di industrializzazione, inserì anche una fabbrica di vetro da costruire nel centro meridione d'Italia.

PERCHÉ FU SCELTA SAN SALVO?

Nel dopoguerra Abruzzo e Calabria erano i punti più depressi del Mezzogiorno. La provincia di Chieti e il comprensorio di Vasto figuravano tra le zone a più alto tasso di emigrazione. Su questo dato - e sulla dispo­nibilità di metano in loco - si poté fare leva per avere lo stabilimento nella nostra zona. Dopotutto San Salvo aveva anche tutte le caratteristiche per poter essere industrializ­zata: zona pianeggiante, acqua del vicino Trigno, linea ferroviaria, autostrada in fase di costruzione, vicino al Porto di Vasto ecc.

NASCE LA SIV

L'EFIM ( o meglio la Breda) cominciò a lavorare sul progetto industriale.
Però per realizzare questa iniziativa era necessario poter disporre di competenze tecnologiche avanzate. Per questo fu necessario rivolgersi ad un grande gruppo vetrario americano, la Libbey-Owens-Ford Glass Co. L'ini­ziativa, così concepita dall'EFIM, trovò nell'ENI - interessata alla valorizzazione del giacimento di metano rinvenuto - un valido sostenitore.

Il 23 maggio 1962 la Finanziaria Breda (EFIM), rappresentata dal presidente Avv. Pietro Sette e la SOFID (ENI), rappresentata dal presidente rag. Salvatore Pisarri (nato a Vasto), costituirono la SlV-Società Italiana Vetro, società per azioni, con sede a Vasto. Poco dopo anche la Libbey-Owens-Ford Glass Co. entrò a far parte della Società, acquisen­do un terzo delle azioni. (Ne uscirà nel 1972). La società americana curò diretta­mente la progettazione, la realizzazione e il montaggio delle linee. Da quel momento furono necessari più di quattro anni per avviare tutti gli impianti del centro vetrario.

I SEI “STABILIMENTI” DEL CENTRO VETRARIO

Inizialmente il centro vetrario di San Salvo della SIV era formato da cinque stabilimenti per le prime lavorazioni ed uno per le seconde lavorazioni.

Il cuore dello stabilimento era rappresentato dal Forno Cristallo (dov'è attualmente il float) avviato ad ottobre 1965. Annessa c'era la grande linea di Molatura e Lustratura del cristallo (lunga 600 metri), avviata a febbraio 1966.

Altra linea importante era il Forno per il Vetro Tirato avviato ad agosto 1965 e ubicato
nella zona est, prima ciminiera.

La seconda ciminiera, invece, apparteneva alla linea del vetro stampato e retinato,
avviato ad ottobre 1965.

La capacità produt­tiva totale dei tre forni Cristallo, Tirato e Stampato non superava le 125.000 tonnellate annue. (Oggi il solo forno float ne produce 200.000!)

Le Fibre (inizio luglio 1965) avevano lo stabilimento ubicato nel capannone nei pressi della palazzina.

In relazione ai crescenti sviluppi del mercato auto fu costruito un sesto stabilimento formato da un reparto taglio e molatura, da un forno per la tempera orizzontale (TO 1) ed uno per curvatura dei lunotti (TC). Per la tempera di vetri per edilizia invece c'era il forno verticale TV 1.

Agli stabilimenti di fabbricazione erano ag­gregati: l'impianto per il rifornimento delle materie prime ai forni, la cosiddetta "Com­posizione"; una centrale termoelettrica di grande potenza (12.000 KW); un impianto per il rifornimento dell'acqua, il cui serbatoio pensile, della capacità di ben 3.000 tonnella­te, all'epoca il più grande esistente in Italia; infine una officina elettromeccanica ed un reparto refrattari per la manutenzione degli impianti e dei forni.

La SIV si estendeva inizialmente su una superficie totale di 560.000 metri quadrati, di questi 143.000 coperti da fabbricati. Le reti ferroviarie e stradali interne si sviluppavano su una lunghezza rispettivamente di 5 e 6 chilometri.
Gli investimenti ammontarono comples­sivamente a 45 miliardi di lire del 1965, circa 500 milioni di euro di oggi.

L'INAUGURAZIONE CON ALDO MORO

Questa era la prima SIV che inaugurò Aldo Moro, allora presidente del Consiglio, il 5 dicembre 1966, accompagnato da tantissime autorità.


LO SCENARIO DOPO IL 1962

I presupposti, che nel 1962 condussero alla decisione di realizzare il Centro Vetrario SIV di San Salvo secondo determinate imposta­zioni, subirono negli anni immediatamente seguenti profonde modificazioni. Tra il 1962 ed il 1965 infatti furono avviate in Italia nuove iniziative nel settore del vetro piano per un totale di oltre 100.000 tonnellate di produzione in più ogni anno. Quello che più rivoluzionò il settore fu l'arrivo anche in Italia del processo" float "messo a punto dalla Pilkington inglese.

L'avvento del float provocò l'obsolescenza di ogni altro sistema di produzione del vetro piano, ponendo fuori mercato il prodotto cristallo ed avviandosi a sostituire anche il vetro tirato. Chi si ricorda la produzione del cristallo, sa bene che per ottenere una lastra trasparente si doveva prima produrre la lastra di colore opaco al forno cristallo, poi passarla alla "molatura e lustratura". Gli svantaggi di quest’ultima operazione erano; i costi enormi e la qualità pessima del vetro, dovuta soprattutto alla asportazione della parte superficiale, quella più resistente!

Nell'aprile 1974 comunque fu avviato il forno float della SIV e iniziò il lungo cammino della ripresa: le lastre si ottenevano facendole galleggiare (float) in un bagno di stagno fuso, senza nes­suna lavorazione aggiuntiva: sorprendente la qualità del prodotto e la economicità del sistema. La società però aveva bisogno di essere "ridisegnata".

L'ERA GRINGERI
1978,  Franco Gringeri a fianco a mons. Fagiolo
Visita al forno con i giornalisti locali

Nel 1975 Franco Gringeri divenne am­ministratore delegato e varò un complesso piano di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale che portò subito la SIV in utile dopo anni di perdite. L'Ing. Mauro Comastri, Direttore Generale, ha sempre ricordato la oculata scelta in quel momento di puntare sul settore dei vetri per auto. L'era Gringeri iniziò con la chiusura di alcune linee obsolete: a settembre 1975 fermò la linea di vetro "Tirato", a dicembre 1976 la linea dei Laminati Piani, a gennaio 1977 lo stabilimento delle Fibre. Qualche anno più tardi fu fermata anche la linea di vetro "Stampato". In questa prima fase di ristrut­turazione la SIV fece per la prima volta ricorso alla cassa integrazione guadagni. Per 500 famiglie si presentò lo spettro del licenziamento. Ma Gringeri, che oggi tutti ricordano come "l'uomo che salvò la SIV", per riassorbire il personale in esubero, avviò tutta una serie di nuove iniziative. Nel setto­re dei vetri auto avviò i forni da tempera verticale TV4/5, di tempera orizzontale T03, la linea parabrezza Selas 2, 4 nuove linee di taglio e molatura. Inoltre diede il via alla costruzione, tra il 1977 e il 1980, nella zona industriale di San Salvo di ILVED, FLOVE-TRO, SVS, ISOLSIV. Contemporaneamente Gringeri andò avanti, con il supporto tecnico del Direttore Generale Comastri, anche con il piano di meccanizzazione nel settore dei vetri auto, che portò alla eliminazione di numerosi lavori disagiati, ripetitivi e a basso contenuto professionale. Nacque in quegli anni la "Tecnologia SIV" che creò grossi van­taggi rispetto alla concorrenza, contribuendo al definitivo risanamento della SIV ed al suo effettivo rilancio.

In questo periodo fu­rono investite anche enormi risorse nella formazione professionale per adeguare le conoscenze dei lavoratori al notevole salto tecnologico determinatosi con l'installazione dei nuovi impianti.

VERSO IL MERCATO EUROPEO

II piano redatto dall'amministratore delegato Franco Gringeri aveva posto le basi per la creazione di un Gruppo che potesse guardare con fiducia al mercato europeo. Oltre alle aziende nate a San Salvo, la SIV all'epoca di Gringeri acquisì l'ITALSIL a Melfi per le sabbie silicee e la VETROEUROPA per il settore auto a Settimo To­rinese; nel contempo costituì a Parigi e a Francoforte la SIV France e la SIV Deutschland. La scelta della dimensione eu­ropea si accompagnò ad una concentrazione dello sforzo di produzione e vendita nel campo delle vetrature per auto. Tanto che le innovazioni tecnologiche realizzate a San Salvo fecero superare anche gli svantaggi logistici di una localizzazione decentrata ri­spetto al mercato. Proprio mentre la SIV cominciava a consolidare il suo sviluppo, a settembre del 1980 Gringeri venne a manca­re per un male incurabile.
19 marzo 1983: Giovanni Paolo II in SIV



LANDESCHI E LA INTERNAZIONALIZZAZIONE

II passo ulteriore fu quello della "internazionalizzazione" realizzato nel periodo della presidenza di Francesco Maria Lande­schi (1982-1989). Il concetto era semplice: bisognava raggiungere la "massa critica", una dimensione tale da poter competere con gli altri gruppi vetrari, molto più grandi della SIV, nell'ampio scenario europeo. Nuovi investimenti furono possibili perché la SIV aveva raggiunto agli inizi degli anni '80 un buon consolidamento sul piano tecnologi­co, organizzativo e gestionale ed i suoi bilanci chiudevano con utili dal 1975. 


Il ruolo della SIV in Italia e in Europa fu rafforzato anche dalla decisione delle Parte­cipazioni Statali di affidare alla Società di San Salvo la gestione del polo pubblico del vetro nell'ambito dell"EFIM. L'ENI cedette perciò all’EFIM il 50 per cento della SIV che aveva fino ad allora detenuto, insieme con le altre partecipazioni nel settore vetrario: Ve­neziana Vetro, Veneziana Conterie e Foschi di Bologna.

Seguirono poi molte acquisizioni, joint-ventures e iniziative a livello europeo. In totale il Gruppo SIV, con sede e "cervello" a San Salvo, contava, nel 1988, 27 società e 5200 addetti. Tra le più importanti presenze all'estero la SIVESA in Spagna, la SIV UK, Splintex in Belgio, Sicover in Francia, Gruppo Frese in Germania, W-Laminated in Svezia.
Landeschi promosse anche l'Engineering SIV per la progettazione e la produzione di impianti da vendere all'estero. Nella foto (a sinistra) con l'ing. De Leonibus a Detroit mentre riceve le chiavi della città dal Sindaco  dopo la ristrutturazione e fornitura impianti ad uno stabilimento del gruppo Chrysler.  

LA PRESIDENZA SAPORITI
Saporiti con i ministri Iervolino e Gaspati 

Ma la internazionalizzazione della Società, l'espansione troppo rapida, la mancanza di adeguate risorse, cominciarono a provocare difficoltà al Gruppo SIV. Gianlorenzo Sapori­ti, che fu presidente dal 1989 al 1993, si trovò nelle condizioni di dover bloccare quasi tutti gli investimenti e varare un rigoroso piano per il taglio dei costi.

Fu costretto a individuare le aree critiche e avviare una operazione di "taglio dei rami secchi" con la cessione o la chiusura delle at­tività non produttive. Ma presto si cominciò a parlare della liquidazione dell'Efim e quin­di della vendita della SIV. In effetti l'ente fu messo in liquidazione a luglio '92 e il commissario liquidatore Predieri andò subito avanti con le trattative per la cessione del Gruppo SIV.

1993: LA PRIVATIZZAZIONE

Un anno e mezzo tra trattative, offerte di acquisto all'Efim, scioperi e preoccupazioni
di tutti i dipendenti a San Salvo. Alla fine, a dicembre 1993, l'acquisto fu aggiudicato alla
cordata Pilkington-Techint per 200 miliardi.

Una soluzione tutto sommato gradita perché era assicurata la continuità dell'attività produttiva dell'azienda. La Pilkington, grande produttrice inglese di vetri per l'edilizia,
in Europa aveva solo l'8% nel settore dei vetri per auto. Con il 24% della SIV poteva giungere al 32%, più o meno la stessa quota di mercato posseduta dalla Saint Gobain. Questo era il motivo dell'investimento.

Sulla privatizzazione si parlò molto e furono scrit­ti moltissimi articoli sulla stampa locale e nazionale. Grande tema fu la congruenza del prezzo di vendita. Il commissario liquidatore fece sempre sapere che le stime erano state fatte da competenti agenzie internazionali, che la SIV era in serie difficoltà di mercato -molte case auto non affidavano più commes­se all'azienda, la FIAT addirittura aveva bloccato i pagamenti - ed era fortemente indebitata. Il compratore si doveva accollare anche debiti per oltre 400 miliardi di lire, oltre i 200 miliardi del prezzo di acquisto. Semplificando, quindi, si potrebbe dire che la SIV fu ceduta a 600 miliardi di lire. Signi­ficativi in tal senso sono i bilanci negativi di quegli anni: il risultato netto nel 1992 fu di -66 miliardi di lire, nel 1993 di -101 miliardi di lire.

L'ERA SCARONI

Un altro rigoroso piano di ristrutturazione fu varato a gennaio 1994 dal nuovo ammini­stratore delegato Paolo Scaroni, che rappre­sentava la Techint. Scaroni aveva al suo attivo una lunga esperienza nel settore vetro essendo stato per anni ai vertici della Saint Gobain. 
1995 Paolo Scaroni a sinistra, con Angelo Perrino
direttore relazioni esterne e Nicola D'Adamo resp. Comunicazione

Il piano di rilancio è da manuale di management: lean organisation (orga­nizzazione snella) e Total Quality (Qualità Totale) fanno il loro ingresso nella cultura della società. La struttura del Gruppo viene snellita al massimo, la maggior parte delle aziende fuse per incorporazione nella ca­pogruppo, altre dismesse. A San Salvo gli investimenti vengono concentrati sui reparti vetri per auto e sul CRS per il completamento delle linee ad alta automazione. La struttura di stabilimento diventa più semplice, vengo­no ridotti i livelli gerarchici. Viene data grande responsabilità e autonomia ai “team” dei vari reparti. Tutti i team sono impegnati nei piani di miglioramento continuo su pro­duttività, qualità, sicurezza sul lavoro, taglio dei costi. Questa filosofia, basata anche su un monitoraggio continuo dei risultati, ha dato subito i suoi frutti. In due anni la SIV torna in buona salute e nel 1996 la Techint decide di vendere la sua quota alla Pilkington. che l'acquista e diventa proprietaria al 100% del pacchetto azionario.

DA SIV A PILKINGTON AUTOMOTIVE

Nel 1996 La SIV aggiorna la sua ragione sociale in "Pilkington Siv" e entra nella
struttura di Pilkington Automotive Europe, coordinata da direttori centrali europei che
fanno capo a Pat Zito.
Pat Zito

Perde i suoi connotati di “capogruppo”, anche se rimane lo "stabilimento modello" a cui far riferimento per tutte le innovazioni del settore auto. In tal senso significativo è il fatto che la Pilkington ha assegnato a San Salvo anche il principale nucleo di progettazione di impianti auto a servizio degli stabilimenti di tutto il mondo. Lo staff dirigenziale della SIV entra a pieno titolo, soprattutto per le sue competenze, nella nuova struttura Pilkington.
Dopo la "cura Scaroni" lo stabilimento è tutto automatizzato, ha 2000 dipendenti e
produce utili per oltre 70 miliardi. Nel '96 Scaroni assume l'incarico di responsabile del business mondiale dei vetri per auto della Pilkington.
A San Salvo la gestione passa nelle mani di Pat Zito, giunto in azienda nel 1994 con la Pilkington. Nel 1997 Scaroni viene nominato Chief Executive di tutto il gruppo Pilkington, con ufficio a due passi da Buckingham Palace a Londra. Per tutti gli stabilimenti italiani è una buona notizia. Scaroni rimane in Inghilterra fino al 2002, quando viene chiamato all’Enel come amministratore delegato.



Nel 2006 tutto il gruppo Pilkington viene acquisito dalla NSG (Nippon Sheet Glass). 

Da molti anni al vertice di Pilkington Italia /NSG c’è Graziano Marcovecchio, quotidianamente impegnato, come manager della zona, a mantenere integra questa grande realtà produttiva, pilastro dell'economia locale. 
Nella foto il presidente di Pilkington Italia /NSG Graziano Marcovecchio al 50° SIV con i primi due assunti Vincenzo Borgese e Augustio Cecii


IL RUOLO DELLA SIV NELLO SVILUPPO DEL VASTESE

SIV nel 1994
La SIV è sicuramente stata, assieme alla Marelli avviata nel 1973, il motore trainante del­lo sviluppo industriale del Vastese. E' questo un raro esempio di approccio di "industrializ­zazione importata" che ha gara
ntito certi effetti. Non sempre la localizzazione di grandi poli industriali, in aree definite arretrate, riesce a promuovere un opportuno processo di crescita economica. Queste aziende riman­gono spesso "cattedrali nel deserto". Ma da noi a 60 anni di distanza si può dire che in tutta la zona si registra un benessere diffuso, anche se non si è molto sviluppata la media e piccola industria, come per esempio nella zona del Sangro o nel Vomano. Ne consegue una dipendenza economica del Vastese anco­ra dalle grandi industrie SIV e Marelli, oggi Pilkington e Denso, a cui si sta aggiungendo con grandi speranze la Amazon.

Ma i benefici effetti sono sotto gli occhi di tutti. Non si è avuto nel Vastese lo svuotamento totale dei piccoli comuni dell'entroterra. Chi poteva raggiun­gere il lavoro in tempi accettabili non si è spostato, permettendo dì mantenere in vita numerosi piccoli comuni ed il loro patrimonio urbanistico, oltre che di tradizioni e di artigianato. L'industria ha consentito inoltre la sopravvivenza di un'agricoltura part-time o un artigianato "secondo lavoro" che spesso integrano il reddito familiare basato sul sa­lario industriale. Questo modello di sviluppo ha prodotto nei decenni scorsi una crescita del reddito pro­capite e dei consumi, una certa stabilità dell'occupazione che in complesso ha supera­to le crisi economiche con adeguati processi di ristrutturazione. La filosofia seguita è stata sempre la stessa: meglio un'azienda in buona salute con meno personale, ma con posto sicuro, che "carrozzo­ne" con tanto personale destinato a chiudere l'attività.

Tempi recenti non fanno dormire sonni tranquilli. Ma dopo la notte viene sempre il giorno: guardiamo il mondo ancora con un po’ di fiducia nel futuro!

NICOLA D'ADAMO
*ex Capo Ufficio Stampa e responsabile Comunicazione e Immagine Pilkington SIV
Autore del volume SAN SALVO E LE SUE AZIENDE (50 anni di storia di uomini e di imprese), edito da .NET (2015), che si può consultare per ulteriori approfondimenti.


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