giovedì 31 dicembre 2020

Dal taccuino di Angelo Del Moro: I SELVATICI E IL FREDDO

I SELVATICI E IL FREDDO
di Angelo Del Moro

Che poesia la preparazione al letargo nel capitolo "i selvatici e il freddo ". Le marmotte diligenti che fanno seccare l'erba al sole primaverile di introdurla nella tana, i tassi che scavano sottoterra veri e propri condomini, camerette ad uso singolo e per famiglie, il ghiro che "si accasa un pò ovunque ", e potente ritrovarlo anche nel cassetto di un comodino in camera da letto. E che stupore la dimensione ridotta delle tane degli orsi, così piccole se pensate alla stazza dei grandi plantigradi, loro così puliti da evitare il letargo non stop, escono ogni tanto per sgranchirsi le gambe, pardon le zampette. E fare i bisognini. Gli unici che sembrano non soffrire delle grandi nevicate sono i camosci che giocano saltando tra i canaloni innevati. E i lupi che non temono nulla "forti, tenaci, adattabili, le loro tane vengono usate in primavera solo dalle femmine, per partorire ed allattare i cuccioli. La poesia più alta la trovate nel capitolo dedicato ai nomi della neve, che hanno suoni "onomatopeici", e letteralmente vibrano, tra le corde dei linguaggi un antico timbro.
Vasto, 24 dicembre 2020

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