La rivista “Neuroscienze” ha pubblicato un interessante e godibile saggio del professor Guido Brunetti intitolato “L’umanesimo ateo in una società senza padre”. Prendendo spunto dai frequenti casi di omicidio figli-genitori e viceversa, l’autore traccia un’ampia e documentata analisi sulla figura del padre e sul rapporto tra ragazzi, famiglia e società.
“ Nell’era ipermoderna o postmoderna, l’ideale paterno sta subendo- spiega il noto scrittore- un processo di decadenza. La società tende a svalutare e rifiutare il padre, una figura da abbattere in quanto simbolo della vecchia società patriarcale. Una società dunque senza padre”.
“Molti mali della vita contemporanea- aggiunge- sono dovuti al fatto che viviamo senza padre, privi cioè di un valido modello di riferimento. Un padre spoglio d’ identità certa e di eredità culturale, incapace di trasmettere principi e valori consolidati. Fatto che alimenta nel bambino nuove fonti di ansia, insicurezza e angoscia. Si viene a creare così un paradigma educativo fondato sul “laissez faire”, una condizione che trasforma l’adolescente in un tiranno frustrato, fragile, aggressivo, depresso, e il padre in un soggetto spersonalizzato”.
“Oggi, si tende ad affermare- precisa Brunetti- la fine dell’uomo, la morte del Padre e di Dio. E’ l’uccisione simbolica del Padre, come teorizzato dalla psicoanalisi e proclamato da Nietzsche.
Due secoli di primato della ragione senza Dio mostrano la finitezza dell’essere umano e il “dramma dell’umanesimo ateo”. La stessa biologia- per il nostro autore- ne dichiara l’inutilità e lo riduce a semplice comparsa, poiché si può procreare in assenza del padre attraverso l’inseminazione artificiale.
Sta di fatto, che gli istinti di cura e assistenza, così come forme di malvagità, maltrattamenti e uccisioni sono connaturati in tutti i cervelli, sia nelle persone che nel regno animale”.
“Il padre quindi- rileva Brunetti- non è soltanto una figura che proibisce e punisce, egli è un bisogno infantile primario, pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre. Non dunque il padre che non ama, ma colui che ama. E’ il Padre- come ha sostenuto il grande psichiatra e filosofo francese J. Lacan- che invia suo Figlio al mondo per mostrare la salvezza contro la morte e la condanna eterna. E’ la dimensione salvifica all’esigenza biologica della protezione e dell’ immortalità”. Di qui, l’auspicio del professor Brunetti al “ritorno” dei padri. “Padri consapevoli, equilibrati, affettuosi e maturi, non adulti bambinizzati”.
Anna Gabriele
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