IL CARDINALE
DIONIGI TETTAMANZI PARLA A VASTO SUL TEMA “CHIESA E MONDO ALLA LUCE DEL
CONCILIO VATICANO II”
di Luigi Medea
E’ stato un incontro coinvolgente quello che il
Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo emerito di Milano, ha tenuto
Venerdì 11 maggio 2012 presso il Teatro Rossetti di Vasto, alla presenza di
un folto pubblico, di vari sacerdoti e di numerose autorità, tra cui il
sindaco Lapenna e il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Forte.
E’
stato compito dell’Arcivescovo Forte leggere innanzitutto una lettera del segretario del Papa
Giovanni XXIII Mons. Loris Capovilla,
indimenticabile Pastore della nostra
Arcidiocesi, e poi presentare
l’illustre ospite “testimone della Chiesa
conciliare”, non senza ricordare
l’importanza del tema prescelto “Chiesa e
mondo alla luce del Concilio
Vaticano II”.
Prima di rispondere alle domande, preparate dal Consiglio
Pastorale Diocesano,
il Cardinale Tettamanzi ha richiamato alcuni aspetti,
che aveva già
approfondito in mattinata con il clero. A cominciare
dall’attenzione ai “segni
dei tempi”, per i quali è indispensabile il
“discernimento”, che, a sua volta,
deve essere vissuto come evento
spirituale (“Siamo di fronte allo Spirito, che,
invocato da noi, ci aiuta ad
individuare il cammino che dobbiamo percorrere.
Non bastano le nostre
riflessioni, ma è necessario metterci in un atteggiamento
di silenzio e di
apertura del cuore verso Dio”) e come evento concreto (“Il
discernimento lo
facciamo noi che viviamo nel tempo con la sua triplice
articolazione –
passato presente e futuro – e che camminiamo con l’eredità del
passato e con
le scelte del presente”).
Ma non si deve, tuttavia, ha aggiunto il Card.
Tettamanzi, rimanere chiusi nel
proprio piccolo orizzonte. Occorrono
apertura al mondo intero e partecipazione
alla Chiesa una e cattolica.
Un
altro aspetto sviluppato dall’illustre oratore, che ha richiamato il testo
del documento conciliare “Gaudium et Spes”, è stato quello antropologico.
Che
cosa è l’uomo? La risposta ha detto Tettamanzi è semplice, ma di una
grande
profondità teologica: l’uomo ha una dignità assoluta perché è
immagine di Dio;
l’uomo è un essere con gli altri e per gli altri. Qui
occorrerebbe allora
interrogarci: fin dove questa dignità della persona è
vissuta da ciascuno di
noi?
L’ultimo aspetto è stato incentrato sul tema
dei laici. “La Chiesa è popolo di
Dio”, ha ripetuto più volte il Cardinale.
Ed ha proseguito con più forza: “I
presbiteri non sono tutta la Chiesa, che
nella maggioranza delle persone è
formata da laici”. Ed ha concluso: “Sono
convito che le nostre Chiese, pur
avendo tanta attenzione all’umanità,
corrono il rischio di essere ancora troppo
clericali. E’ importante, allora,
riscoprire sempre di più il sacerdozio
comune, attraverso il quale il
cristiano si scopre “uomo di Dio”, a lui
consacrato per sempre”.
A questo
punto è iniziata la serie delle domande, alle quali il Cardinale
Tettamanzi
ha risposto con semplicità di stile, ma con la profondità della sua
preparazione teologica e pastorale. In particolare sul rapporto con cui la
Chiesa si deve oggi porre con il mondo, egli si è rifatto alle parole di
Gesù:
“Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo”, spiegando che il
Signore vuole
che la sua Chiesa viva la sua immersione nel mondo, ma
mantenga nello stesso
tempo la fedeltà ai valori dello Spirito.
Sul
rapporto Chiesa-mass media Tettamanzi ha ricordato ai presenti che
l’
atteggiamento indicato dal Concilio è quello di usare con i media “grande
cordialità e grande serietà”. Del resto, ha aggiunto, i media fanno parte
del
mandato missionario di Cristo: “Andate in tutto il mondo…”. Non si può
prescindere oggi da essi, ma bisogna saperli usare.
Sul tema della Chiesa
povera e Chiesa dei poveri, enfatizzata nel periodo post-
concliliare, il
Cardinale ha precisato che la povertà bisogna intenderla non
come una
condizione in cui si è privi di mezzi, ma come “virtù” da praticarsi.
Una
povertà, quindi, che non rifiuta la ricchezza, ma l’assume e la vive in
maniera tale che la ricchezza non diventi un “dio mammona”, ma aiuti a
realizzare la solidarietà e la giustizia. “A me piace usare – ha notato
Tettamanzi – il termine di sobrietà”.
Infine, la domanda sul rapporto
della Chiesa con la politica, ha dato l’
opportunità al Cardinale di parlare
della “formazione delle coscienze” e di
sottolineare che l’autentica
“laicità” deve essere rispettata dalla Chiesa.
LUIGI
MEDEA
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