venerdì 23 marzo 2012

Articolo 18: l'analisi di Ivo Menna


In attesa che si svolga a Vasto l’incontro sul Lavoro con la presenza del sottosegretario Martone del governo Monti, una sessione richiesta dal consigliere comunale Davide D’Alessandro, mi sembra opportuno un intervento sulla questione affrontata dal governo : la riforma del mercato del lavoro e la controversia sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. 
La sintesi delle convulsioni a cui assistiamo in questi giorni tra
governo Monti  Fornero e Sindacati, specie tra il sindacato CGIL con quello dei metalmeccanici FIOM mi sembra questo: restituire le mani libere all’impresa in nome della libertà dei  mercati e dei capitali.
Questa grande confusione sulla riforma del mercato del lavoro e l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ci spinge a fare un po’ di chiarezza e ristabilire alcuni  principi inderogabili e non trattabili.
L’articolo 18 è il risultato di una stagione di lotte, (ALL’EPOCA ANNI 1966)  che stabiliva il reintegro o il reingresso  del lavoratore in azienda nel caso di ingiusto licenziamento. Anche in quegli anni  in Parlamento le classi industriali e Confindustria si opposero a questo diritto, ma lo Statuto divenne la garanzia e la tutela del mondo del lavoro e dei diritti ad esso connessi. Invece questo tipo di riforma pensato dal Governo Monti garantisce la riconsegna al datore di lavoro del diritto di licenziare il lavoratore in modo personale e discrezionale, anche se il governo Monti - Fornero  a parole garantisce che il datore di lavoro non potrà licenziare a sua discrezione.
Invece gli effetti saranno diversi se non si blocca immediatamente questa falsa riforma. Una riforma che, tornando indietro nel tempo, considera il lavoratore una merce che l’imprenditore può usare a suo piacimento pagando un prezzo per il suo licenziamento. Diritti acquisiti con lotte e sacrifici che sono stati alla base del rapporto lavoratori impresa dovranno essere smantellati. Pare un accanimento.  Intanto non si produce nessun posto di lavoro in più.
Il governo parla di mercato del lavoro, nuovo, ma chi deve creare posti nuovi di occupazione? Esiste un piano industriale pubblico o è tutto lasciato al mercato favolistico che ci ha condotto alla crisi attuale con milioni di precari e di disoccupati; con la chiusura di settori industriali e il licenziamento di lavoratori come quelli della Golden Lady, la cassa integrazione, licenziamenti interinali, prepensionamenti e assenza di nuove assunzioni della  Pilkington l’azienda più grande del vetro auto in Italia, e tutte quelle aziende che  spostano le lavorazioni all’estero per i bassi salari.
Il governo Monti su questa questione prende l’esempio della Fiat di Melfi e di Pomigliano dove quest’azienda  dopo avere licenziato discrezionalmente alcuni lavoratori, si è rifiutata di reintegrare al loro posto di lavoro gli operai iscritti alla Fiom dopo che questi hanno ottenuto dai giudici una sentenza favorevole al loro reintegro. Insomma la filosofia che sottende a questo governo è l’osservanza ai principi liberisti e finanziari europei rompendo una tregua sociale e aprendo stagioni di conflitti molto preoccupanti.
Siamo di fronte alla violazione consapevole della Costituzione nei vari articoli che parlano dei rapporti economici e che statuisce all’art. 41 la prescrizione che recita che  l’iniziativa privata economica è libera ma deve rispettare il principio della utilità sociale, la libertà e la dignità del lavoratore.
Cosa che non ci sembra essere tenuta in considerazione da questo governo, il quale asserisce che con l’attuale crisi economica - (disoccupazione, recessione, impoverimento di vasti ceti sociali, certamente non causata dai lavoratori, ma dal debito pubblico e dalle scorribande della finanza internazionale) – i vecchi consolidati diritti del mondo del lavoro devono essere smantellati in nome dello sviluppo, della crescita e del profitto dell’impresa. Ma la domanda che poniamo è la seguente: l’articolo 18 disincentiva gli investimenti in Italia come dice la Fornero?  Con la riduzione e la cancellazione delle garanzie si regolarizzano i milioni di precari e si creano nuovi posti di occupazione e si risolve d’incanto il problema delle future generazioni? Da un primo accento del nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, ci pare di avere capito che costui invece la pensa diversamente da Monti- Fornero e che bisogna investire risorse sulla innovazione, formazione, studio e ricerca. Investimenti pubblici e privati. Cosa che però non abbiamo avvertito dalle mosse del governo attuale.
L’articolo 18 invece di toglierlo deve essere allargato a tutto il mondo del lavoro.
Cogliamo l’occasione per esprimere la piena solidarietà a tutti i giovani che sono alla ricerca del primo lavoro, ai disoccupati, ai precari, a tutti quelli che saranno licenziati nel comprensorio del vastese.

Vasto 23 marzo 2012   IVO MENNA AMBIENTALISTA STORICO

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