In attesa che si svolga a Vasto l’incontro sul Lavoro con la presenza del sottosegretario Martone del governo
Monti, una sessione richiesta dal consigliere comunale Davide D’Alessandro, mi
sembra opportuno un intervento sulla questione affrontata dal governo : la riforma del mercato del lavoro e la
controversia sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
La sintesi delle convulsioni a cui assistiamo in questi giorni tra
governo
Monti Fornero e Sindacati, specie tra il
sindacato CGIL con quello dei metalmeccanici FIOM mi sembra questo: restituire
le mani libere all’impresa in nome della libertà dei mercati e dei capitali.
Questa grande confusione sulla riforma del mercato del lavoro e l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ci spinge a fare un po’ di
chiarezza e ristabilire alcuni principi
inderogabili e non trattabili.
L’articolo 18 è il risultato di una stagione di lotte, (ALL’EPOCA ANNI 1966) che
stabiliva il reintegro o il reingresso del lavoratore in azienda nel caso di ingiusto
licenziamento. Anche in quegli anni in Parlamento
le classi industriali e Confindustria si opposero a questo diritto, ma lo
Statuto divenne la garanzia e la tutela del mondo del lavoro e dei diritti ad
esso connessi. Invece questo tipo di riforma pensato dal Governo Monti
garantisce la riconsegna al datore di lavoro del diritto di licenziare il
lavoratore in modo personale e discrezionale, anche se il governo Monti -
Fornero a parole garantisce che il
datore di lavoro non potrà licenziare a sua discrezione.
Invece gli effetti saranno diversi se non si blocca immediatamente questa
falsa riforma. Una riforma che, tornando indietro nel tempo, considera il
lavoratore una merce che l’imprenditore può usare a suo piacimento pagando un
prezzo per il suo licenziamento. Diritti acquisiti con lotte e sacrifici che
sono stati alla base del rapporto lavoratori impresa dovranno essere
smantellati. Pare un accanimento. Intanto
non si produce nessun posto di lavoro in più.
Il governo parla di mercato del
lavoro, nuovo, ma chi deve
creare posti nuovi di occupazione? Esiste un piano industriale pubblico o è
tutto lasciato al mercato favolistico che ci ha condotto alla crisi attuale con
milioni di precari e di disoccupati; con la chiusura di settori industriali e
il licenziamento di lavoratori come quelli della Golden Lady, la cassa
integrazione, licenziamenti interinali, prepensionamenti e assenza di nuove
assunzioni della Pilkington l’azienda
più grande del vetro auto in Italia, e tutte quelle aziende che spostano le lavorazioni all’estero per i bassi
salari.
Il governo Monti su questa questione prende l’esempio della Fiat di Melfi e
di Pomigliano dove quest’azienda dopo
avere licenziato discrezionalmente alcuni lavoratori, si è rifiutata di
reintegrare al loro posto di lavoro gli operai iscritti alla Fiom dopo che
questi hanno ottenuto dai giudici una sentenza favorevole al loro reintegro. Insomma la filosofia che sottende a questo
governo è l’osservanza ai principi liberisti e finanziari europei rompendo una
tregua sociale e aprendo stagioni di conflitti molto preoccupanti.
Siamo di fronte alla violazione consapevole della Costituzione nei vari
articoli che parlano dei rapporti economici e che statuisce all’art. 41 la
prescrizione che recita che l’iniziativa
privata economica è libera ma deve rispettare il principio della utilità
sociale, la libertà e la dignità del lavoratore.
Cosa che non ci sembra essere tenuta in considerazione da questo governo, il
quale asserisce che con l’attuale crisi economica - (disoccupazione,
recessione, impoverimento di vasti ceti sociali, certamente non causata dai
lavoratori, ma dal debito pubblico e dalle scorribande della finanza
internazionale) – i vecchi consolidati diritti del mondo del lavoro devono
essere smantellati in nome dello sviluppo, della crescita e del profitto
dell’impresa. Ma la domanda che poniamo è la seguente: l’articolo 18 disincentiva gli investimenti in Italia come dice la Fornero ? Con la
riduzione e la cancellazione delle garanzie si regolarizzano i milioni di
precari e si creano nuovi posti di occupazione e si risolve d’incanto il
problema delle future generazioni? Da un primo accento del nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, ci pare di avere capito che
costui invece la pensa diversamente da Monti- Fornero e che bisogna investire
risorse sulla innovazione, formazione,
studio e ricerca. Investimenti pubblici e privati. Cosa che però non abbiamo
avvertito dalle mosse del governo attuale.
L’articolo 18 invece di toglierlo
deve essere allargato a tutto il mondo del lavoro.
Cogliamo l’occasione per
esprimere la piena solidarietà a tutti i giovani che sono alla ricerca del
primo lavoro, ai disoccupati, ai precari, a tutti quelli che saranno licenziati
nel comprensorio del vastese.
Vasto 23 marzo 2012 IVO MENNA AMBIENTALISTA STORICO
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