mercoledì 1 gennaio 2025

Tre anni fa la scomparsa di Luigi Medea: il ricordo di sua moglie Angela

Dalla prof.ssa Angela Tommasi,  vedova del compianto Alfiero Luigi Medea, professore, giornalista scrittore e fondatore del noto Premio Histonium, riceviamo e pubblichiamo  questo accorato ricordo.

In ricordo della sua persona a quanti lo hanno saputo stimare e apprezzare.

Lettera per Alfiero Luigi Medea

E il tempo scorre…oggi 01 gennaio 2025 sono passati tre anni da quando mi hai lasciata sola.

Non so come faccio a stare senza di te, ad affrontare e cercare di risolvere i mille problemi,

grandi e piccoli che quotidianamente si presentano nella mia vita. Alcuni li ho risolti ma molti sono ancora lì che mi assillano, che mi tolgono il sonno e la voglia di andare avanti. Non posso elencarlitutti, ne sono troppi.

 Caro Alfiero, non sai quante volte ti chiamo durante la giornata, quante volte sento la tua voce, la tua mano nella mia. A volte è un bel sogno che purtroppo, poi mi riporta presto alla realtà.

Mi manca tutto di te, il caffè la mattina, la camomilla che mi facevi la notte quando stavo male, il tuo conforto se ne avevo bisogno, la tua mano nella mia, le nostre discussioni, i nostri viaggi, la spesa insieme il sabato mattina!!!...ora ho paura di tutto, le mie certezze, le mie insicurezze, i miei desideri, tutto è finito, tutto passa.

Oggi rivivo ancora ciò che ho vissuto tre anni fa.

Ho sperato per un mese intero che il problema di salute, che si era presentato all’improvviso si potesse risolvere, ti eri sentito male in piena notte, ho pensato che non fosse una cosa grave,  ma la corsa in ospedale ha dato un brutto responso, giorno dopo giorno mi sono aggrappata a tutte le piccole speranze che mi davano i medici, in un mese non ho potuto nemmeno vederti, starti vicino, farti sentire la mia presenza.

Credo di aver urlato quando la mattina del primo gennaio, verso le dieci,ho sentito il cellullare squillare, non volevo rispondere, avevo capito che era l’ospedaleche mi chiamava.

Il mondo mi è crollato addosso. Non è giusto tutto questo.

Adesso non ci sei più, la mattina di Capodanno uscivi presto per andare al fioraio a comprarmi le rose per il mio compleanno insieme ai cioccolatini.

 Ora sono io che ti porto le rose perché tre anni fa te ne sei andato proprio in quel giorno.

Chi mi ha fatto tutto questo? Perché è successo tutto ciò?

Tra qualche giorno sarebbe stato anche il tuo compleanno, eri abbastanza giovane per poter vivere ancora qualche anno. Ma la vita è crudele, in un attimo ti toglie tutto quello che faticosamente ti sei costruito nel corso degli anni.

Sono finite le tue passioni più grandi, hai dedicato molti anni della tua vita a Vasto, al tuo Premio Histonium, al Rotary, alle tue poesie, ai tuoi libri, ai tuoi tanti articoli giornalistici.

Troppo breve è stata la nostra vita passata insieme.

Ora non ho più niente di te, solo ricordi, tanta tristezza e dolore.

Ciao Alfiero Luigi, perché mi hai lasciata così senza una speranza?

Voglio ricordarti con due tue poesie:

ROSETO e NEL TUO GIARDINO PROFUMATO(dedicata a me)

ROSETO

Quando ho aperto la finestra
sul giardino
un roseto
stamattina mi ha sorriso.

I petali
dischiusi al primo sole,
erano il canto
della nuova vita
e le piccole gocce di rugiada
brillando come perle
sui vestiti
di un rosso fuoco
erano tanti baci delicati
che maggio regalava innamorato.

Io che avevo
l’anima sperduta
sulle gelide banchise
dei ricordi
ho risposto felice a quel sorriso
lasciandomi sedurre dal profumo
intenso
delle rose.

Son certo
che anche il tempo s’è fermato
per pennellare
il magico quadretto.

Alfiero Luigi Medea

 

 

NEL TUO GIARDINO PROFUMATO
                   (a mia moglie  Angela)

Lungo i sentieri della notte
ti porto fasci di gardenie
e vesto d’ambrosia
la tua pelle
tra mille graffiti di speranza.

Amore, tu mi guardi nell’attesa:
sei l’alba e sei l’azzurro
di un cielo ricamato dalle stelle,
poi mi guidi
nel tuo giardino profumato
dove le brezze son figlie delle rose
le rugiade hanno petali di sogno
e nel ritmo di gigli immacolati
giulive danzano le ore.

Nel tuo accogliente abbraccio
ritrovo il canto della primavera
e riprendo il volo,
lasciando che le ceneri del pianto
e gli scheletri nudi
si perdano nei gelidi crepacci,
-immobili luoghi del rimpianto-
nei quali si annidano i silenzi
le memorie spegnevano i sorrisi
e le radici di fango e di gramigna
respiravano linfa intrisa d’ombra.

Alfiero Luigi Medea

 

 

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