venerdì 12 agosto 2022
VERSO IL 50° : IL "GIALLO" DEI BRONZI DI RIACE RINVENUTI AL LARGO DI VASTO, COSA C'E' DI VERO?
Fervono i preparativi per le celebrazioni del 50° del ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto 1972.
In questo mezzo secolo i due preziosi reperti sono stati molto studiati sotto tutti gli aspetti, ma alcuni elementi rimangono ancora avvolti nel mistero.
Tra questi, c’è il “giallo” dei Bronzi ritrovati al largo di Vasto da un motopeschereccio calabrese e poi trascinati con le reti fino a Riace. Cosa c’è di vero?
Per ricostruire questa vicenda bisogna procedere con ordine.
La storia dei Bronzi di Riace inizia 50 anni fa, con il ritrovamento dei reperti al largo costa calabra. Purtroppo, in tutti i testi ufficiali più o meno si trova questa versione. … E non si parla mai di Vasto.
Il 16 agosto 1972 Stefano Mariottini (un giovane sub dilettante romano) si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina e rinvenne a 8 metri di profondità le statue dei due guerrieri che sarebbero diventate famose come i Bronzi di Riace.
L'attenzione del subacqueo fu attratta dal braccio sinistro di quella che poi sarebbe stata denominata statua A, unico elemento che emergeva dalla sabbia del fondo. (I dettagli del ritrovamento in un verbale redatto dopo la sua denuncia alle competenti autorità).
I due reperti furono recuperati e durante i primi interventi di pulitura presso il Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, apparve subito evidente la straordinaria fattura delle due statue, autentici esemplari dell'arte greca del V secolo a.C..
Una équipe di tecnici lavorò alla pulitura delle due statue fino al gennaio 1975, quando la Soprintendenza reggina decise di trasferirle al più attrezzato Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana, per completare il lavoro.
Le complesse operazioni di restauro durarono cinque anni.
Si conclusero a dicembre 1980 con una esposizione presso il Museo Archeologico di Firenze. Fu proprio l’esposizione fiorentina, seguita da quella successiva di Roma, a far acquisire grande notorietà ai Bronzi di Riace.
Poco dopo le due statue rientrarono in Calabria.
Da quel momento in poi si moltiplicò l’interesse di studiosi, uomini di cultura, giornalisti, turisti, pubblico in generale sulle due meravigliose statue.
Sin dalla scoperta, i Bronzi di Riace sono stati circondati da un alone di mistero.
Ci furono subito molte domande a cui dare risposta, come ad esempio: da dove provengono? Chi li ha realizzati? Dove erano diretti ? Quando finirono in mare?
Nel dibattito di quegli anni s’inserì anche giallo della presenza di una terza statua (mostrata in una foto inedita, irriconoscibile per le incrostazioni).
Oltre all’ipotesi della vendita di uno scudo e di una lancia al Getty Museum di Los Angeles,subito smentita. Non solo. Anche sul ritrovamento tante ipotesi, tra cui anche la versione che la scoperta era stata fatta da quattro ragazzi di Riace, ma denunciata dopo Mariottini.
Il grande interesse del pubblico spingeva i media nazionali ed internazionali a fornire sempre maggiori dettagli sui due reperti.
La Domenica del Corriere, magazine del Corriere della Sera, fece il punto della situazione sul numero 9 del 2 marzo 1985 con un lungo servizio in esclusiva, a firma di Ester Marconi, dal titolo "Bronzi senza patria".
Il servizio, molto curato e dettagliato, metteva in discussione - sulla base delle ultime ricerche - la provenienza dei Bronzi e l'esatto luogo del ritrovamento. Nell’articolo, la Marconi raccolse anche una testimonianza estremamente interessante per Vasto.
"In taluni ambienti - rivelò un esperto - circolano indiscrezioni che gettano una luce ambigua sull'intera vicenda. Sembra che una settimana prima del ritrovamento dei bronzi in Calabria, due pescherecci di Riace si trovassero a pescare nell'Adriatico, davanti all'Abruzzo. E che uno di essi, in prossimità di Vasto, abbia intrappolato per caso, tra le sue reti, i due splendidi esemplari antichi. A questo punto, dopo aver sbarcato un marittimo, (sembra un parente di Stefano Mariottini), le due unità sarebbero rientrate a Riace recando al traino le statue".
La notizie dei Bronzi ripescati a Vasto fece grande scalpore a livello locale e per alcuni mesi non si parlò d’altro.
A “guidare la rivolta”, in senso metaforico, fu Giuseppe Forte, all’epoca direttore di TV2000 e responsabile della redazione vastese del quotidiano Il Tempo. Lo stesso Forte, riuscì, senza non pochi problemi, a contattare la giornalista Ester Marconi ed il fotografo Mario Pelosi, ed a portarli a Vasto per partecipare ad una trasmissione televisiva con la presenza di esperti locali.
Sulla Domenica del Corriere del 4 maggio 1985 Ester Marconi tornò nuovamente sulla vicenda riportando dichiarazioni e testimonianze da Vasto. La richiesta dei Vastesi era questa: “Desideriamo conoscere la verità sul ritrovamento dei Bronzi”.
La vicenda andò a finire anche in Parlamento. In una interrogazione parlamentare si ricostruiva la vicenda e si chiedeva di fare luce sul ritrovamento dei Bronzi. Ma dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Calabria giunse una secca smentita: "Sono tutte stupidaggini. Non c'è niente di vero. E’ un'ipotesi che non regge minimamente".
Dopo alcuni mesi, il dibattito a Vasto perse di vigore e si capì che era impossibile togliere la paternità dei Bronzi a Riace. La cosa cadde nel dimenticatoio e oggi raramente si trova questa rivendicazione sui documenti ufficiali dei prestigiosi reperti. Un vero peccato!
Nicola D’Adamo
Per approfondimenti
Ampio resoconto di Lino Spadaccini pubblicato nel 2015 su NoiVastesi
https://noivastesi.blogspot.com/2015/07/i-bronzi-di-riace-ripescati-al-largo-di.html
Una sintesi della storia a firma di Giuseppe Forte pubblicata nel nostro VastoNotizie ad agosto 1989. Ecco il testo integrale.
A colloquio con Giuseppe Forte direttore di TV2000I bronzi di Riace trovati a Vasto?
Nel mese di marzo del 1985, frequentando il mio coiffeur abituale Dino Fioretti, ebbi modo di leggere sulle pagine della “Domenica del Corriere” uno speciale dedicato ai Bronzi di Riace. Il servizio di Esther Marconi, con foto di Mario Pelosi. mi affascinò proprio perchè in quel periodo avevo avuto modo di recarmi a Reggio Calabria e vedere cosi da vicino le due splendide statue di bronzo esposte nel museo della città calabra.
In sostanza il servizio tentava, con argomentazioni valide e con il supporto di tecnici, come il Prof. Francaviglia del CNR. e di esperti d'arte, come il Prof. Federico Zeri, di accreditare la tesi secondo la quale i due bronzi furono rinvenuti dinanzi alle coste adriatiche e, per la precisione dinanzi alla città di Vasto. Infatti, il servizio della Marconi, ad un certo punto recitava testualmente queste parole: "...Sembra che una settimana prima del ritrovamento dei bronzi in Calabria, due pescherecci di Riace si trovassero a pescare nell'Adriatico, davanti all'Abruzzo. E che uno di essi, in prossimità di Vasto abbia intrappolato per caso, tra le sue reti, i due splendidi esemplari antichi. A questo punto, dopo aver sbarcato un marittimo (sembra un parente di Stefano Mariottini), le due unità sarebbero rientrate a Riace recando ai traino le statue".
Un'affermazione di questo tipo non poteva lasciarmi indifferente. Tra non poche difficoltà mi misi alla ricerca della collega Esther Marconi e del fotografo Mario Pelosi.
Alla fine, dopo un po’ di peripezie riuscii a contattarli ed a fare in modo di averli ospiti a Vasto.
Da me informato, il Soprintendente ai Monumenti per la nostra città, ing. Michele Benedetti, un appassionato ed uno studioso d'arte, andò in brodo di giuggiole ed in occasione della presenza in Vasto della Marconi avemmo modo di ricostruire attentamente tutta la “storia” dei bronzi di Riace. Una storia fatta anche di “gialli”, di minacce di azioni e comportamenti un po’ strani che contrassegnarono la fase di ricerca avviata dalla giornalista in Calabria,
In sostanza si ebbe netta la sensazione che ai calabresi sarebbe risultato un oltraggio togliere la paternità dei bronzi.
Insomma dietro il ritrovamento delle due belle statue si nasconde, a detta degli esperti, una vicenda poco chiara sulla quale si sarebbe dovuto fare una ricerca particolare con l'ausilio degli organi dello Stato. Ma, a chi poteva interessare?
La giornalista della “Domeni ca del Corriere” tornò sull'argomento una seconda volta, nel numero 18 del 4 maggio 1985, riportando anche le dichiarazioni del Sindaco Prospero e dell’avv. Bontempo, Presidente dell'Azienda di Sog giorno e Turismo.
L'ing. Benedetti dichiarò che "Sono in molti a ricordare che due pescherecci facevano uso di reti lunghe oltre un chilometro nel 1972 durante operazioni di pesca nel nostro mare".
Insomma tutto lasciava capire che la versione data dalla Marconi rispondeva al vero. Ma a quel punto, mancavano le controprove.
Lo stesso Prof. Francaviglia del CNR esaminò il materiale rinvenuto all'interno dei bronzi stabilendo che esso non rispondeva alle caratteristiche morfologiche della zona dello Ionio.
Ma, poi, stranamente, sull'intera vicenda cadde il silenzio assoluto.
GIUSEPPE FORTE
VASTONOTIZIE AGOSTO 1989
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