sabato 21 maggio 2022

L'angolo preferito di Vasto: nel 1989 premiato FP Cieri che sceglie San Lorenzo

Nel 1989 Francesco Paolo Cieri storico collaboratore di Vasto Domani fu premiato dalla Università della Terza Età nel concorso avente per tema "Vasto: il mio angolo preferito".
Cieri sceglie la zona di San Lorenzo e ne dà ampia descrizione. Ecco il testo integrale.

di Francesco Paolo Cieri

Commette un mastodontico erro¬re chi taccia il Vastese di presunzione o di eccessivo campanilismo quando esalta le bellezze paesaggistiche della propria città.

Non vi è forestiero che,

visitando per la prima volta Vasto, non rimanga incantato dalle sue indiscutibili bellezze naturali. 

Scegliere il mio angolo preferito, tra i tanti che adornano la mia terra natale, non è facile: ognuno ha una particolare attrattiva. Dal piccolo promontorio d'Erce alla foce del Trigno è tutto un susseguirsi di insena¬ture accoglienti, arricchite da una scogliera, al termine della quale ha inizio l'ampia spiaggia, dalla sabbia d'oro, protetta alle spalle dal colle sul quale mollemente è adagiata la città.

Dal Belvedere San Michele, dalla Villa Comunale, dalla Loggia Amblingh, da Via Adriatico, dal Belvedere Romani si "vàite lu paradéise sòpr'a èlle: Trìmete, Luciapànne e la Majelle, e lu mare da Termel' a Vvignèule. "

Ad occidente panorami ben diversi da quelli marini si presentano allo sguardo; panorami dai quali l'Abruzzo montano "forte e gentile" si manifesta in tutta la sua potenza.

Ed è proprio questo l'angolo della mia città dove maggiormente preferisco trascorrere lunghe ore di studio e di meditazione; dove l'aria è ancora pura; dove si può godere, al cospetto della natura, un po' di quiete e di tranquillità, lontano dal traffico caotico della città.

Mi riferisco alla contrada San Lorenzo.

L'interminabile distesa verde del fratturo antico - decantato dal Poeta pescarese - lungo il quale, nei periodi della transumanza primaverile ed autunnale, transitavano le greggi, non esiste più. Esso è stato trasformato in terreni agricoli, ben coltivati a vigneti ed a seminati, ai quali si accede da una comoda strada asfal¬tata -fortunatamente poco frequentata - che si raccorda ad altre strade utili a raggiungere località marittime e montane.

I viottoli, che si diramano nelle sottostanti vallate, sono fiancheggiati da querce annose che ancora resistono alla scure inesorabile dell'uomo.

L'antica chiesetta, dedicata al martire San Lorenzo, è stata chiusa al culto, dopo la costruzione del grande, luminoso tempio, dalle linee architettoniche moderne, che si erge maestoso a cavaliere del dorso che divide le due vallate.

Soffermandomi davanti all'antica chiesetta, tanti ricordi si affollano nella mia mente quando, ragazzo, nel giorno della festa dedicata al Martire, qui assistevo ai giuochi po¬polari che tanto mi divertivano: la cuccagna, la corsa dentro i socchi, ecc.

Probabilmente i giuochi medesimi si svolgevano - come tuttora avviene - proprio nel luogo dove sorgeva la necropoli della preromulea Histonium o nei pressi dell'acropoli. In¬fatti, durante determinati lavori agresti, di tanto in tanto, tornano alla luce ossa umane e reperti archeologici che invogliano i così detti "tombaroli" ad appropriarsene per trarne illeciti guadagni; tutto a disca¬pito del nostro Museo!

Ricordo ancora che a nord, nei pressi di un gruppetto di case coloniche, si elevava una torre risalente al secolo XV, costruita come osservatorio, allo scopo di prevenire abituali razzie perpetrate dai pirati e, principalmente, dai Turchi di Bali Bassa che, sbarcando da "la Meta", invadevano, mettendo a ferro ed a fuoco, la città e le contrade. La torre suddetta fu abbattuta, inutilmente, dalle truppe tedesche in ritirata, durante l'ultimo conflitto mondiale. La stessa fine fece il faro di Punta Penna.

Quest'angolo della mia terra è da me preferito, non solo per i ricordi storici brevemente citati, ma soprattutto per la sua amenità, per il suo panorama suggestivo che abbraccia un ampio orizzonte che nulla ha da invidiare al leopardiano colle de "L'infinito", da me ben conosciuto.

Ad est si estende l'Adriatico "amarissimo", a sud il Gargano, ad ovest l'imponente massiccio della Majella "madre", seguito dal Gran Sasso d'Italia e dai lontanissimi Sibillini; a nord la piana di Punta Penna sovrastata dal faro bianco.

Maggiormente poetico ed attraente diventa quest'angolo quando il sole declina al tramonto; quest'angolo dal quale si domina la ridente vallata del Sinello, cosparsa di piccoli paesi, di borghi e di casolari, "come branchi di pecore pascenti ' '. Sulle ac¬que tortuose di questo fiume modesto si specchia il cielo infuocato nel quale vagano nubi orlate d'oro mentre, da lontano, si sente l'abbaiare del cane, la nenia della pastorella, il belato del gregge, il canto melodioso dell'usignolo.

A questa armonia si uniscono i lenti rintocchi della squilla: ultimo saluto al giorno morente.

F. Paolo CIERI


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