mercoledì 23 febbraio 2022

Le grandi griffe italiane puntano sul patchwork

 riceviamo e pubblichiamo

Nelle pezze il fascino del patchwork

di LUCIA DESIATI

Il patchwork (dall’inglese pezza–lavoro) è una tecnica tessile molto antica e dalle umili origini, molti stilisti

traggono lavorazioni assai ricercate, dove emergono meravigliosi accostamenti ed unicità di capi degni di grande stupore.

Un’arte magica dove le donne specialmente in tempi difficili di povertà e di guerre conservavano le parti buone di vecchi vestiti che ricomponevano e ricucivano creando splendide composizioni variopinte: abiti e vari indumenti utili per la famiglia .

E’nota che la capacità, la creatività femminile in ogni situazione sociale oggi come allora è sempre stata rilevante.

Il patchwork è stato definito il tessuto dei tempi difficili, perché ci ha sempre indicato la strada del risparmio e della concretezza.Oggi grazie al suo riutilizzo il patchwork si integra in una cultura ecologista, la moda stessa che si esprime e si riflette nella società del proprio tempo,continua a stupirci sapendo essa plasmare con maestria questa tecnica tessile,nel contempo regalarci un tripudio armonico di colori e di allegria.

Attualmente gli artisti della moda che propongono questa lavorazione sartoriale con impeto di genialità,creando dei collage in perfetta unione con la tradizione e l’innovazione.Una soluzione che, in questo periodo pandemico ci fa comprendere il passato e ci indica il futuro.

Nei brand di alta moda si leggono messaggi dove il patchwork simboleggia il desiderio di condivisione e di rinascita. In ultima analisi le grandi griffe italiane hanno inteso recuperare in modo sostenibile rimanenze di tessuti rimasti in magazzino per trasformarli in stupendi capolavori da passerella.

La filosofia della moda italiana evidenzia una volontà precisa: la lotta allo spreco, l’amore verso il pianeta e verso l’arte sartoriale. Ermete Realacci presidente della fondazione “Symbola” si è espresso dicendo che la carenza delle materie prime ci ha spinto ad utilizzare quella fonte di energia rinnovabile non inquinante che è l’intelligenza umana e l’Italia può dare un contributo importante.

Lucia Desiati

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