Entro ottobre l’approvazione della legge regionale che tutela e valorizza i dialetti abruzzesi
di MICHELE MOLINO
La globalizzazione culturale ha prodotto il declino dei dialetti e delle tradizioni locali. Nei dialetti c’è una ricchezza di vita che non merita di scomparire. Sentiremo ancora pronunciare le frasi: Fère lu harbène, tinghe nu dulòre de cocce, me so bbuttate, chi tt’è success, me so fatt’ na magnàte de saggecce, z’è piccichète la làute. Scompariranno i soprannomi dall’uso popolare? L’Unesco ha lanciato dal 2012 l'allarme sul
rischio di estinzione dei dialetti italiani; nessuno finora si è mosso. Nelle scuole non c’è spazio per il dialetto, eppure gran parte dei genitori è favorevole all'introduzione nell’insegnamento. Papa Francesco, durante un’udienza, ha parlato a favore della lingua dialettale. Neanche a farla apposta, ieri, l’assessore regionale Manuele Marcovecchio ha annunciato sul suo profilo social che entro il mese prossimo la giunta regionale approverà definitivamente la normativa per la tutela e la promozione del patrimonio linguistico locale. Una notizia sconvolgente per gli amanti della tradizione dialettale abruzzese, che attendevano da tanto. Vorremmo dare un piccolo suggerimento all’ assessore Marcovecchio, cultore di storia locale e amante del dialetto. “Perché la Regione Abruzzo non promuove “La giornata dei dialetti abruzzesi” da ripetere ogni anno, per ricordare l’importanza delle lingue dialettali? Una giornata piena di eventi culturali aventi come filo conduttore il tema delle lingue dialettali, delle tradizioni e delle usanze tramandate di generazione in generazione?”. Il dialetto non è inutile nella società di oggi, come alcuni pensano, ma é un patrimonio culturale di straordinario valore da tutelare e tramandare alle nuove generazioni.Michele Molino
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