sabato 4 agosto 2018

Disfida di Barletta: Riccio de Parma era un vastese!

Il ritorno a Vasto di Riccio De Parma (Dipinto di Nicola D'Adamo Il D'AdAmo, presso il Ristorante Lo Scudo)
di  GIUSEPPE CATANIA
Riccio De Parma, mitico personaggio famoso per un episodio epico, durante la tenzone fra i 13 campioni italiani scesi in campo contro i francesi nella storica "Disfida di Barletta" ora ha un angolo nell'arte pittorica. Nella letteratura storica troviamo descritto l'episodio da Massimo D'Azeglio che ha anche dipinto un'opera pittorica, sulla drammatica morte di Ettore Fieramosca. Non vi è traccia alcuna dell'effigie di Riccio De Parma, il campione vastese. 
Ma è di qualche anno fa la realizzazione di un'opera di pittura dell'artista di Vasto operante in Inghilterra, prof.Nicola D'Adamo, il quale ha voluto raffigurare in un quadro allegorico, "Il ritorno a Vasto di Riccio De Parma", dopo la vittoriosa disfida. Il campione su di un cavallo bianco, indossa l'armatura, con al seguito i suoi compagni d'arme, è accolto sulla spianata antistante il Castello Caldoresco, dai dignitari di Vasto e dalla folla esultante. L'opera d'arte di Nicola D'Adamo (Il D'Adamo) è stata dipinta per il noto ristorante "Lo Scudo" dei Fratelli Giuseppe e Lello Bosco (che si trova al cospetto del castello) dove sono anche altre opere d'arte dello stesso artista vastese che arredano il rinomato locale.
E' forse anche il caso di ricordare un'antica diatriba storica.
RICCIO DE PARMA ERA UN VASTESE!

Il 13 febbraio 1503 ebbe luogo, nei pressi di Barletta, una fra le più epiche disfide che la storia
abbia registrato. Una contesa provocata dall’accusa lanciata da alcuni incauti cavalieri francesi e rivolta al “valore italiano”. Una gravissima ingiuria che suscitò lo sdegno dei combattenti italiani che, di rimando, sfidarono gli avversari a “Battaglia a tutte armi e a tutto sangue, finchè ogni uomo sia morto o preso, o costretto a uscir di campo”. Era accaduto che Guy de la Mothe, in presenza di don Ynigo de Ayala, aveva di chiarato che gli italiani erano da considerarsi codardi, poltroni e traditori. Appresa l’ingiuria, gli italiani inviarono presto un cartello di sfida, firmato dai cugini Prospero e Fabrizio Colonna (quest’ultimo padre della poetessa Vittoria) e consegnato a Louis d’Armagnac, Duca di Nanours, nel quale veniva chiesto soddisfazione in campo con le armi all’ultimo sangue, in un leale combattimento fra opposti campioni. Tredici furono i prescelti e la disfida venne fissata in un campo di giostra, nei pressi di Barletta. I campioni italiani erano: Ettore Fieramosca; Romanello da Forlì; Ettore Giovenale, romano; Marco Carellani, napoletano; Gugliemo Albimonti, siciliano; Miali di Troia; Riccio de Parma da Vasto; Francesco Salomone,siciliano; Brancaleone, romano; Fanfulla da Lodi; Ludovico Animale di Terni; Mariano da Sarni; Giovanni Capocchio, romano.

Nella disfida, vinsero gli italiani che fecero prigionieri dodici francesi, mentre un altro morì in campo per mano di Brancaleone. Tutto ciò con grande umiliazione per il millantatore Guy de La Mothe. “I giudici decretarono che i prigionieri dovessero seguire i loro vincitori a Barletta. Si avviarono a piedi, muti, sbalorditi, circondati da una folla immensa e gli Italiani li seguivano a cavallo, al suono degli strumenti e fra le grida di: Viva l’Italia, Viva Colonna ” (Massimo D’Azelio: Ettore Fieramosca). Riccio de Parma, insieme agli altri cavalieri italiani, dimostrò tutto il suo ardimento lottando con straordinaria forza, tanto da sbalordire gli avversari.

La gloria e i natali di questo valoroso campione vennero contesi da alcune città italiane allo scopo di menar vanto dalle gesta da lui compiute nella memorabile disfida in cui venne proclamato il valore dell’Italia. 

Così si pretende che Riccio sia di Parma, poi che sia nato a Soragna (in provincia di Parma) quindi che sia partenopeo di Somma Vesuviana, ma senza plausibili e convincenti argomentazioni suffragate da prove concrete tale da avvalorare ogni pretesa. 

Lo storico Domenico Priori (v. La Frentania Volume II-Cet Lanciano 1959) riferisce che “si credette conoscere con certezza la patria di Riccio de Parma, ritenendo che il cognome indicasse il luogo di origine, ma questo poi venne identificato da alcuni con Soragna e da altri con Somma Vesuviana. 

Queste disparate a false convinzioni nacquero e si propagarono perché non si conosceva ancora il manoscritto di Virgilio Caprioli, la cui cronaca fa sapere la patria vera del valoroso campione della Disfida”.

Virgilio Caprioli, nato a Vasto il 30 gennaio 1548 fu giureconsulto di chiara fama, archeologo, appassionato studioso di cose patrie, ebbe più viva l’immagine della notizia dei fatti relativi all’epico avvenimento. 

Un altro storico vastese, Nicola Alfonso Viti (Memoria dell’Antichità del Vasto 1868 – Tipografia Fella Chieti) nato nel 1600 circa, riferisce che molti suoi contemporanei conobbero il Riccio come cittadino del Vasto, tanto che nel libro di Estimo dell’Università di Histonium (antico appellativo del Municipio Romano, oggi Vasto) fra i possedimenti del Seniore Carlo Bassano, erano indicate alcune fabbriche di laterizi alla Marina “quae fuerunt Ricci de Parma” (v. Luigi Marchesani: Storia di Vasto 1848, pag.314). 

Del resto, che esistesse a Vasto, nel secolo XVI una famiglia “de Parma” è abbondantemente confermato da un documento inconfutabile: Il Libro Matrimoniale della Parrocchia di San Pietro dove a pagina 97, si legge testualmente: A dì 4 maggio 1603. Io d. Giulio Cesare de Gregoris, Preposto di san Pietro del Vasto, ho affidato e sposato, col dargli sacerdotale benedizione della Messa, Pietro figlio di Paulo di Riccio de Parma et Aurelia figlia di Bartolomeo Giurra di Ortona, non essendoci stato impedimento Canonico, conforme al Santo Concilio Tridentino, presenti Gio. Tommaso Pelliccia, Pietro, figlio di Alfonso Stanziano, Sante di Frantenozze, Gio. Antonio Maglione di Lanciano, Sacristato ed altri”.

. Un altro particolare molto importante potrebbe assumere il riferimento del Faraglia (Ettore e casa Fieramosca, con appendice e documenti sulla Disfida di Barletta) il quale scrive: "II Riccio è detto comunemente di Parma. Il  Summonte gli dà il nome di Pietro. Fra gli uomini d'arme che nel 1487 furono in campo di Pescocostanzo, trovò un Pietro da Parma (cedola 120 fl.204 t.), ma è questi il cavaliere della Disfida?

Tale citazione, invece, trova una perfetta e precisa giusti ficazione nel fatto che nel ri chiamato atto nuziale del 1603 sia stato imposto il nome di Pietro al nipote dell'eroe, il che avvalora la certezza che il campione,"noto per focoso destriero", sia stato proprio a Vasto, da cui deriva la famiglia, e, che per brevità, sia stato indicato col no me Riccio de Parma, ma in effetti dovette chiamarsi Pietro Riccio de Parma. Molti sono facilmente indotti a cadere in errore, ritenendo che il Riccio fosse di Parma, in quanto l'eroe vastese seppe conquistarsi tanta gloria e fama alla difesa di Parma, dove si era recato, sicché i concittadini vastesi pensaro no di aggiungere al patronimico di Riccio l'attributo "de Parma" appunto per un segno di distinzione. Scarabelli Zunti nel "Riccio de Parma, uno dei 13 campioni di Barletta" - Milano 1884, riferisce che il cronista Antonio Grumello narra che il campione acquistò non minor fama nella difesa di Par ma, assalita dai francesi, tanto che ebbe una pensione vi talizia.

E quando, morto il 4 agosto 1523 per morbo che desola va la città emiliana, venne as segnata una dote a Quattro sue figlie ancora nubili. 
Lo storico Domenico Priori (op. citata) a proposito del-l'attributo"de Parma" preci sa: "Questa nostra supposizione viene avvalorata dal fatto che la menzione del casato "de Parma" manca dai focolari di Vasto dal 1522, mentre si trova nei tempi successivi, come assicura lo storico Nicola Alfonso Viti e come risulta dal libro dei matrimoni del 1603". Ma ad avvalorare ulterior¬mente la patria vastese di Riccio de Parma, sovviene il particolare che Vasto era, all'epoca, feudo dei d'Avalos, che erano schierati dalla parte degli Spagnoli contro i Francesi.

Solo questo fatto basterebbe a tagliare corto su tutte le di-spute insorte nelle località menzionate e scese in lizza per vantare i natali di questo autentico campione vastese. Fra le testimonianze araldi¬che rinvenute nei manoscrit¬ti della Biblioteca Nazionale di Napoli sono anche ripor-tati in pittura gli scudi e le in¬segne dei tredici cavalieri della Disfida di Barletta. Quello di Riccio de Parma è così rappresentato: "Palo e Fascia a Croce d'argento, con un "riccio" al naturale del mezzo , in campo azzur-ro".

Nel 1963 la questione venne conclusa, dopo alcuni nostri interventi, con la doverosa rettifica della verità storica a favore di Vasto, città natale di Riccio de Parma, da parte di autorevoli pubblicazioni (Storia Illustrata, Historia, Radiocorrier, ecc. ). Anche l'enciclopedia "Conoscere" ha rettificato l'involontario errore in cui era in¬corsa, rendendo merito alla citta del Vasto, nel senso che "de Parma" fa parte integran¬te del cognome del Riccio e non indica il luogo di nascita del valoroso campione.

" Riccio de Parma, nacque a Vasto" con questo titolo pub-blicammo (v. Il Giornale d'Italia 6.1.1963) le conclamate documentazioni della patria vastese di Riccio de Parma, che, successivamente, furo¬no anche oggetto di ulteriori interventi e tutti conformi alla realtà vastese del campione della Disfida di Barletta. La discussione giornalistica potrebbe rimanere una pura e semplice disputa di parole, magari anche scritti che non hanno gran valore, se non sono suffragati, come abbia-mo fatto, da precisi riferi-menti storici e letterari, basati su inconfutabili docu¬menti, per confermare, appunto, e per sempre che Riccio de Parma, uno dei tredici campioni della Disfida di Barletta, ebbe i suoi natali a Vasto, patria di illustri personaggi che, in tutti i campi, hanno contribuito ad accrescere il lustro di una città dalla millenaria tradizione di civiltà.

RICCIO, UN COGNOME DIFFUSO IN ABRUZZO 
II cognome Riccio era assai diffuso il Abruzzo ed in particolare nella zona frentana.

Nel diploma di Re Alfonso del 22.7.1443 (Archivio di Stato di Roma) è menzionata la nomina a Giustiziere d'A¬bruzzo di Pietro Riccio da Lanciano.

Il 4.7.1472 la Camera della Sommaria (Regia Camera della Sommaria "Comune" voi. 14 ff. 146/147), in esecuzione di una ordinanza regia del 31 marzo 1472, disponeva che l'Università di Torino di Sangro e Dingo Riccio, Si­gnore di Fossacesia, ripristi­nassero, essendo obbligati, le riparazioni, rimaste inter­rotte, a causa di una disgra­zia che costò la vita ad alcu­ni del luogo, al traghetto del fiume Sangro.

Con istrumento del 24.4.1486 (Archivio di Stato Roma-Fon­do delle Pergamene di San Giovanni (Nanni) di Torino di Sangro) per mano di Pip-po Riccio, figlio di Digno, si pervenne alla composizione bonaria tra i familiari di un uomo ucciso ed il "magnifico milite Don Dinno Riccio di Lanciano".

A seguito della remissione, l'omicida usufruì dell'indulto concesso da Ferdinando d'Aragona nel Parlamento del 14 novembre 1471. Il Pachiceli! (v. Il Regno di Napoli in prospettiva, tom. Ili) come ricorda l'Abate Do­menico Romanelli nel volu­me "Scoverte Patrie di Città distrutte, e di altre antichità nella regione frentana- oggi Apruzzo Citeriore nel Regno di Napoli" (MDCCCV), Tomo I, fa menzione di "Riccio de Parma"(Riccii de Parma)" e da lui si riportano ancora, come cittadini del Vasto, An-nibale Ricci insigne teologo, Segretario della Consulta, e Commissario della chiesa a tempi di Gregorio XIV, e Sil­vestre di Michele buono poe­ta".

A Ortona rinveniamo il "Lido Riccio" che, evidentemente, prese tale denominazione da una proprietà appartenente agli eredi di Pietro Riccio, fi­glio di Paolo di Riccio de Parma, sposo di Aurelia, fi­glia di Bartolomeo Giurra di Ortona.

Giuseppe Catania



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