domenica 16 luglio 2017

Dal Taccuino di Angelo del Moro: Perdere la persona amata può "spezzare" il cuore

MORIRE    D'AMORE 
di Angelo Del Moro

Perdere la persona amata, più cara, può spezzare il cuore: è il risultato di uno studio molto accurato, durato dieci anni, pubblicato in Danimarca dalla Aarhus University che lo ha evidenziato scientificamente e strumentalmente. La ricerca ha dimostrato che nei successivi 12 mesi dalla morte di un amore, della morte fisica di un partner, le persone lasciate o sopravvissute sono sottoposte ad un 40% in più di probabilità di sviluppare la " fibrillazione atriale", una delle più temibili aritmie cardiache.
I dati rilevati dal gruppo di ricercatori danesi riguardano circa 90mila
pazienti con diagnosi di fibrillazioni atriali, ed inoltre un terzo di questi cuori infranti cioè in poco più di 20mila cuori infranti non è stato possibile evidenziare alcuna causa elettrica cardiaca metabolica od enzimatica che potesse giustificare l'innesco della aritmia fatale, ma è stato certificato che tutti loro avevano una cosa in comune: erano tutti cardiologicamente fibrillanti per aver perso in modo definitivo il proprio partner.

La maggior parte delle aritmie cardiache in genere sono innocue, ma quando insorgono presentando caratteristiche insolite, come tachicardia o bradicardia, palpitazioni ed oppressione toracica non giustificate da patologie evidente bisogna preoccuparsi, perché il cuore può andare in carenza di ossigeno, può fibrillare e perdere dunque la sua energia pulsante e contrattile fino ad arrestarsi per sempre. Insomma, oggi la scienza ci dice che si può davvero morire di crepacuore per amore e che una rottura traumatica, uno shock devastante o una perdita definitiva possono essere cause emotivamente fatali per un cuore innamorato.

Vasto, 13.07.2007

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