mercoledì 21 dicembre 2016

Achille Carnevale (1881-1956), l'eccellente pittore che decorò la chiesa di San Giuseppe

UN'APPROFONDITA RICERCA DI LINO SPADACCINI
L'opera di Achille Carnevale a Vasto a sessant'anni dalla morte 
IL PITTORE ACHILLE CARNEVALE,
AUTORITRATTO
Sessant'anni fa, la sera del 2 novembre del 1956, in seguito ad una operazione, si spegneva il pittore Achille Carnevale. A molti questo nome forse non dirà molto, ma in realtà è fortemente legato alla nostra città, per le decorazioni realizzate nella cattedrale di S. Giuseppe e per i quadri conservati nella chiesa di S. Filomena a Porta Nuova. Del pittore nativo di Salerno, da padre di origine piemontese, fino ad oggi non si avevano molte notizie, e quel poco giunto fino a noi, attraverso i giornali dell'epoca,anche con palesi inesattezze, come l'errata indicazione del cognome (più volte indicato come Carnevali) e le false origini fiorentine.
Grazie ai contatti intrapresi da qualche mese con i nipoti del pittore ed al ritrovamento di spolveri e bozzetti delle opere realizzate a Vasto, è possibile dare ampio e adeguato risalto alla figura ed all'opera del Carnevale. Bisogna tuttavia precisare che le informazioni sono tutt'altro che esaustive, a causa della mancanza totale (almeno fino ad oggi) di lettere, contratti o a qualsiasi altro documento che ci permetta di capire come la scelta per la decorazione della Cattedrale di
S. Giuseppe sia ricaduta sul Carnevale, se avvenuta per segnalazione effettuata da qualche vastese trapiantato a Roma oppure maturata negli ambienti ecclesiastici, e se il Barone Luigi Genova ha avuto un ruolo attivo sul restauro della chiesa oppure ha soltanto finanziato l'opera.

 Achille Carnevale nacque a Salerno il 21 dicembre del 1881 da Innocente e Maria Adelaide Moriondo. Il padre di origine piemontese, era funzionario di banca ed ebbe vari incarichi in giro per l'Italia, da poco unificata. La madre morì a soli 24 anni, per malattia o più probabilmente per le complicazioni durante il parto del quarto figlio, anch'egli morto con lei. La sorella maggiore, Luigina, detta Luisa, nacque a Catania, mentre il fratello Luigi, detto Nino, fu tra i primi aviatori italiani e partecipò al primo conflitto mondiale come comandante della 4^ Squadriglia Caproni, ottenendo una medaglia d'argento e due di bronzo; chiuse la carriera militare col grado di generale di corpo d'armata. Rimasto vedovo, il padre sposò in seconde nozze una certa Albertina, da cui ebbe quattro figli: Silvia, Guido, Rita e Giovanni. Si stabilì poi a Roma, in quanto funzionario della Tesoreria Centrale del Regno: venne appellato in famiglia come "quello la cui firma appariva sulle banconote".
Achille nel 1909 si unì in matrimonio a Silvia Rea, da cui ebbe due figli: Maria, nata nel 1910, ed Enrico, nato due anni dopo. Maria, allieva all'Accademia Inglese, seguì le orme del padre, lavorando anch'essa in studio e talvolta facendogli da modella, come mostrano alcune foto di lei avviluppata in scialli o inginocchiata in preghiera.

Achille studiò all'Accademia d'arte, seguendo anche i corsi di Architettura (la facoltà universitaria di Architettura fu istituita solo nel 1930) come testimoniano progetti di numerosi Istituti quali quello delle Figlie di Sant'Anna in via Merulana e in via Portuense, entrambi nella Capitale, il convento dei Cappuccini a Centocelle, il convento delle Suore Betlemite a Roma, il Teatro comunale di Ciampino, oltre a case private e cappelle funerarie.

Per quanto riguarda la produzione pittorica, oltre ad opere presenti nelle collezioni private, e molti altri, tra ritratti, nature morte, paesaggi e soggetti d'arte sacra, portati in Brasile dal figlio Enrico trasferitosi là, rimangono in mano dei nipoti innumerevoli bozzetti, schizzi, disegni, spolveri e alcune foto. Nel primo periodo della carriera artistica Achille Carnevale realizzò bozzetti per scenografie teatrali e illustrò manifesti pubblicitari. Ma la maggiore attività fu rivolta all'arte sacra, ed in particolare per le decorazioni delle chiese, come per la basilica di S. Teresa di Lisieux ad Anzio (tela del S. Cuore e cappella delle Reliquie), la basilica del SS. Crocifisso a Taranto, la chiesa di S. Ubaldo a Gubbio, i Santi per la chiesa dei Carmelitani a Tripoli in Libano, ed a Vasto per la Cattedrale di S. Giuseppe, con il ciclo della vita di S. Giuseppe, gli Evangelisti ed altri Santi, e per la chiesa di S. Filomena con la realizzazione di tre quadri. Il Carnevale lavorò molto anche per le canonizzazioni, dipingendo i santi Giuseppe Benedetto Cottolengo, Bernardino Realino, Giovanni De Britto, Caterina Labouré, Giovanna di Lestonnac, ed i beati Pier Renato Rogue, Giovanni Fisher, Giustino De Jacobis, Francesca Saverio Cabrini, Gioacchina De Vedruna, Contardo Ferrini e Margherita Bourgeoys. 

Notevole è l'opera del Carnevale all'interno della Cattedrale di S. Giuseppe a Vasto. Agli inizi degli anni '20 del secolo scorso, la chiesa rimase chiusa al culto per diversi mesi per permettere la realizzazione delle decorazioni sulle pareti interne. Il pittore terminò l'opera nel 1922, come si evince dal cartiglio presente nel dipinto relativo a Sant'Agostino, dov'è scritto su quattro righe: CARNEVA LE DECOR AVIT AN NO 1922 La chiesa venne restituita ai fedeli in tutto il suo splendore il 23 maggio del 1923. In assenza del benefattore Luigi Genova, parteciparono Roberto Genova, Procuratore Generale presso la Corte di Napoli, e Gaetano Galante, Amministratore fiduciario a Vasto.

Alla solenne funzione, presieduta dall'Arcivescovo Giuseppe Monterisi, parteciparono 24 sacerdoti della Diocesi e autorità civili e militari, tra le quali il Sottoprefetto ed il Sindaco di Vasto Florindo Ritucci Chinni. Gli altari consacrati furono due: quello maggiore e quello della cappella laterale dedicato alla Madonna di Lourdes. Particolarmente apprezzata risultò la decorazione interna della chiesa.

"La decorazione della Cattedrale, opera del Prof. Carnevali di Roma, è riuscita pregevole", si legge sul Bollettino Diocesani Teatino del luglio 1923, "Vi è svolto il concetto della grandezza di S. Giuseppe. Nell'abside sono effigiati i quattro Evangelisti e i quattro principali Dottori della Chiesa che hanno parlato di S. Giuseppe: S. Girolamo, S. Agostino, S. Bernardo e S. Francesco di Sales. Lungo la navata i principali fatti della Vita tratti dal Vangelo col testo evangelico che vi si riferisce. Tra i fregi si riportano le principali invocazioni delle Litanie ed effigiati alcuni santi più devoti del Patriarca, padre putativo di Gesù, come S. Bernardino da Siena, S. Teresa, ecc. Insomma", conclude il cronista, "la decorazione è una lezione parlante della teologia Giuseppina".

Ma vediamo nel dettaglio le opere realizzate dal Carnevale. Lungo la navata, in sei lunette, tre per parte, il Carnevale ha dipinto scene sulla vita di S. Giuseppe. Non si tratta di affreschi, ma di semplici pitture murali e, proprio per questo, anche più delicate e facilmente deteriorabili, attraverso l'utilizzo degli spolveri. Questa tecnica consiste nel disegnare dapprima a grandezza naturale la rappresentazione su un cartone preparatorio e con un ago o un'altra punta, si perforano fittamente i contorni del disegno. Successivamente, si appoggia il cartone forato sulla superficie da disegnare e si tamponano le parti perforate con un sacchetto di tela riempito di carboncino o altro materiale adatto. Tolto il cartone, si congiungono i vari puntie si completa il disegno.

Partendo dalla porta d'ingresso, sulla parete sinistra s'incontrano (v. foto a pie' di pagina): Il sogno di Giuseppe, con la scritta "noli timererecipere Mariam" (Mt. 1,20). L'angelo appare in sogno a Giuseppe esortandolo a non temere di prendere Maria in sposa. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria, raffigurato nella forma tipica rinascimentale, con palese richiamo allo Sposalizio della Vergine di Raffaello ed a quella del Perugino. Giuseppe, in atto di mettere l'anello al dito a Maria, regge un giglio fiorito, in quanto, secondo i vangeli apocrifi fu questo il segno che lo indicò come sposo della beata Vergine. Seguono La nascita di Gesù, La fuga in Egitto, in seguito alle persecuzioni di Erode,e L'infanzia di Gesù, dove troviamo la Sacra Famiglia riunita intorno ad un tavolo da falegname. L'ultima scena rappresenta La morte di Giuseppe, tra Gesù adulto, la Madonna e un Angelo che sostiene una corona di fiori.

Sullo parete di fondo della chiesa, sulla sommità dell'arco sopra la statua lignea di S. Giuseppe è raffigurato Dio Padre benedicente, seguito da sei angeli, tre a destra e tre a sinistra, dipinti lungo l'arco.

Sulle pareti del presbiterio sono raffigurati i quattro Dottori della Chiesa, che hanno illustrato con la loro dottrina la figura e l'opera di S. Giuseppe: S. Agostino, S. Girolamo, S. Bernardo di Chiaravalle e S. Francesco di Sales.
Nel riquadro superiore dei quattro Santi, sono rappresentati i quattro Evangelisti: Marco con il simbolo del leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche;Matteo con l'uomo alato (o l'Angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'elenco degli uomini antenati di Gesù;Luca con il toro (o bove), perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore; ed infine,Giovanni, simboleggiato nell'aquila, l'occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: "In principio era il Verbo..." (Gv 1,1).

 Al centro delle pareti del presbiterio spiccano gli stemmi delle famiglie Genova e Rulli sorretti da due angeli. In quello della famiglia Genova spicca la croce rossa del Calvario tenuta da due leoni d'oro affrontati e controrampanti, poggiati su di un monte di tre cime ed accompagnate in capo da due stelle azzurre.
Quello della famiglia Rulli è diviso in quattro parti: nel 1° e 4°, su sfondo rosso, sono presenti una ruota d'oro a sei raggi ed una piena, il 2° e 3° sono a scaccato.

Sulle pareti del transetto sono presenti quattro personaggi che hanno illustrato alcuni aspetti della vita di S. Giuseppe, completati da frasi in latino tratte dalle litanie a San Giuseppe: sulla parete di sinistra sono presenti San Bernardino da Siena, con la scrittaJoseph, spesaegrotantium (Giuseppe, speranza dei malati) e San Giovanni Damasceno, con la scritta Joseph, solatium miserorum (Giuseppe, sollievo dei miseri). In realtà, sullo spolvero originale realizzato dal Carnevale è rappresentato Sant'Isidoro di Siviglia. Successivamente, o in fase di realizzazione, probabilmente è stato deciso di rappresentare San Giovanni Damasceno, modificando la croce (presente nel bozzetto) con una pergamena.

 Sulla parete di destra sono presenti S. Teresa d'Avila, con la scrittaJoseph, amator paupertatis (Giuseppe, amante della povertà) e Sant'Ambrogio, Vescovo di Milano e Dottore della Chiesa, con la scritta Joseph, exemplaropificum (Giuseppe, esempio dei lavoratori).
Nella Cappelle battesimale, oggi della Misericordia, dopo i cambiamenti apportati nel 2009, sulla parete di fondo, è presente un piccolo altarino sormontato da una tela attribuita al Carnevale (Don Antonio Bevilacqua in La parrocchia di S.Giuseppe in Vasto, pag. 87, Editrice Il Nuovo, 2010), raffigurante il battesimo di Gesù, per mano di Giovanni Battista nel fiume Giordano.

Nel marzo del 1927 l'interno della Cattedrale venne completato con il montaggio di quattro finestroni con vetri policromi, rappresentanti i patriarchi Abramo, Giuda, Davide e Zorobabele. Secondo quanto riportato dal quindicinale Il Vastese d'Oltre Oceano, le vetrate vennero realizzate su disegni di Achille Carnevale. A realizzare l'opera, ancora una volta finanziata dal Barone Luigi Genova, la rinomata ditta F. Quentin di Firenze, dove in quel periodo lavorava un vero maestro di quest'arte, il prof. Francesco Mossmeyer. Il nome della ditta Quentin è ancora parzialmente leggibile in basso a destra sulla vetrata rappresentante Davide, mentre su quella di Abramo si nota la firma della Ditta Mellini di Firenze (fondata nel 1958), in quanto, quest'ultima, verso la fine degli anni '90, si è occupata del restauro di tutte le vetrate artistiche.

 La giornata del 30 ottobre 1927, festa di Cristo Re, viene ricordata come una giornata memorabile per la chiesa di S. Filomena, con la benedizione ed esposizione al culto dei quadri de Il Cuore di Cristo Re, di S. Benedetto Giuseppe Labre e di S. Lucia, le prime due opere del pittore Achille Carnevale, mentre la terza attribuita ad Andrea Marchesani, dipinta nella metà dell'Ottocento,raffigurante il barone Giuseppe Antonio Rulli nelle vesti di cavaliere Costantiniano in ginocchio davanti S. Lucia. (foto a piè di pagina)

"Nel primo, che sormonta l’altare maggiore", si legge sulle pagine de Il Vastese d’Oltre Oceano,"S.Giovanni Battista addita il Redentore, circondato da angioli, in un nimbo di luce, mentre ai piedi di Gesù sono in adorazione S. Romualdo e S.Margherita Maria Alacoque; nel secondo, sul primo altare a dritta, il pittore ha ritratto D. Giuseppe Antonio Rulli, che in ginocchio implora da S. Lucia la grazia della guarigione da una grave infermità agli occhi; nel terzo, sul primo altare a sinistra, che ci sembra il più bello di tutti per concezione verità di colorito e per tecnica, S. Giuseppe Benedetto Labre – che nei primi anni della seconda metà dello scorso secolo stette per qualche giorno nel Vasto – è raffigurato nell’atto di ricevere elemosina da alcuni contadini incontrati nella campagna vastese".

Dei tre quadri citati nell'articolo, si conservato i tre bozzetti originali realizzati dal Carnevale. Il bozzetto del dipinto raffigurante il Barone Giuseppe Antonio Rulli, insieme a quanto si legge nell'articolo de Il Vastese d'Oltre Oceano, farebbe pensare che sia proprio il pittore romano l'autore del dipinto. In realtà è più plausibile che il Carnevale abbia restaurato il quadro (dipinto quasi ottant'anni prima) e disegnato il bozzetto dal vero, forse da utilizzare successivamente come spunto per qualche opera sacra. A rafforzare questa tesi è soprattutto il fatto che non è alquanto credibile che nel 1927Luigi Genova abbia commissionato un quadro rappresentante un vero e proprio atto di devozione del nonno che implora a S. Lucia la grazia della guarigione dalla cecità. Anche se non c'è la certezza, è ipotizzabile che il terzo quadro realizzato dal Carnevale, possa essere quello della Madonna del Rosario.

 Un doveroso ringraziamento va a Teresa e Francesco Scaramuzzi, nipoti del Carnevale, per aver fornito buona parte delle notizie biografiche e per averci gentilmente inviato le foto degli spolveri e dei bozzetti, materiale sicuramente prezioso, utile a riscoprire l'opera del pittore romano ed a valorizzare le opere conservate a Vasto.
 Lino Spadaccini


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