Il 1799 a Vasto: la REPUBBLICA VASTESE
di Nicolangelo D'Adamo
Nella
toponomastica di Vasto viene ricordato un importante episodio politico accaduto
in città alla fine del 1700: la proclamazione della Repubblica.
La Rivoluzione
Francese prima e l’ascesa al potere di Napoleone dopo, ebbero enormi
ripercussioni sui diversi staterelli italiani, e soprattutto la nascita delle
prime repubbliche accese notevoli entusiasmi. A Vasto la presenza dell’esercito francese, di
stanza a Pescara, convinse alcuni esponenti della borghesia locale, in accordo
con il
generale francese Le Monnier, di instaurare un governo repubblicano in città, anticipando i possibili sviluppi dell’azione militare napoleonica.
generale francese Le Monnier, di instaurare un governo repubblicano in città, anticipando i possibili sviluppi dell’azione militare napoleonica.
E così nel Natale del 1798 il governo cittadino fu
assunto da un Giunta provvisoria formata da cinque membri, ovvero Paolo
Codagnone, Filippo Tambelli, Romualdo Celano, Francesco Ortenzio e Floriano Pietrocola. Ma l’evento, inaspettato e frettoloso,
in città non fu capito e non suscitò alcun entusiasmo. La stessa coccarda
tricolore, messa sulla porta del
municipio, durante la notte, fu anche rimossa da mano ignota.
Insomma fu una
operazione oligarchica, èlitaria senza nessun legame con il popolo.
Per un mese il governo
“repubblicano” operò nell’indifferenza generale. Senonchè il 2 febb. 1799 la
reazione popolare fu violentissima e sfociò nel sangue. Ecco i fatti:
Verso mezzogiorno, al grido di
“Viva il Re”, la rivolta popolare scoppiò con l’attacco al Municipio e al Tribunale,
dove vennero distrutti tutti i mobili e purtroppo bruciati anche importanti
documenti. La massa inferocita, guidata da una popolana di nome Angiola Teresa
Scrippina, saccheggiò le case dei membri della Giunta e mentre Romualdo Celano
riuscì a salvarsi rifugiandosi nella casa di campagna di un amico, Alfonso
Boschetti fu ammazzato con una fucilata.
Le violenze durarono quasi un
mese e, in seguito ad un processo
sommario, purtroppo furono condannati a morte i membri della Giunta Francesco
Ortenzio e Floriano Pietrocola: l’esecuzione avvenne al largo del Castello
(l’attuale Piazza Rossetti).
Finalmente il 27 febbraio giunse
a Vasto un contingente dell’esercito francese composto da oltre mille
uomini che sedò subito la rivolta ed
insediò una nuova Giunta composta dai baroni Pasquale Genova, Alessandro Muzii,
Romualdo Celano, Nicola Barbarotta, Angelo Maria de Pompeis e, in qualità di
presidente, Venceslao Mayo,
amministratore delle proprietà dei d’Avalos.
Inoltre furono arrestati 200
rivoltosi e molti di essi vennero fucilati.
L’amministrazione filofrancese
durò però fino all’arrivo dell’esercito
sanfedista, che apparve alle porte
di Vasto il 18 giugno al comando di Giuseppe Pronio. Il generale Nicola Neri,
che comandava il contingente francese composto da soli mille uomini, pensò bene
di allontanarsi di notte e non sfidare i sanfedisti che erano invece in 4200.
La mattina dopo ci fu la resa
della Giunta. I sanfedisti risparmiarono la città in cambio di 8400 fiorini ed
insediarono una nuova amministrazione comunale con il luogotenente Giovanni
Battista Crisci ed il mastrogiurato Pietro Laccetti.
Il clima politico antirepubblicano,
però, cambiò ancora una volta nel 1806 con il ritorno dei Francesi. Infatti quando
il 22 luglio di quell’anno si seppe della caduta di Gaeta, in città ci fu una
esplosione di gioia collettiva e si
cantò addirittura un solenne Te Deum
di ringraziamento annunciato dalle campane che suonarono a festa molto a lungo.
NICOLANGELO D’ADAMO
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