martedì 15 maggio 2012

Don Salvatore Pepe, indimenticabile figura di sacerdote dalle grandi qualità oratorie


di Lino Spadaccini
Quindici anni fa, il 15 maggio 1997, ci lasciava don Salvatore Pepe, indimenticabile figura di sacerdote dalle grandi qualità oratorie.
In occasione della sua morte Mons. Loris Capovilla, in una lettera indirizzata a don Stellerino D’Anniballe, scrisse: “Adesso che ha chiuso gli occhi, molti lo apriranno e vedranno che egli è stato un grande prete. Auspico che la comunità ecclesiale e civile di Vasto lo onori quanto merita”. Ma con il passare del tempo, piuttosto che
riscoprire i personaggi e farne apprezzare le loro opere meritorie svolte in vita, si tende a farli cadere nel dimenticatoio, complici le nuove generazioni sempre più distratte e poco riconoscenti verso i propri concittadini.
Don Salvatore Pepe è nato a Vasto il 3 giugno 1915 ed è stato ordinato sacerdote il 9 ottobre del 1938. Cresciuto sotto la guida spirituale di don Romeo Rucci, nel 1938 è stato nominato parroco di Monteferrante, nel 1941 viceparroco di San Pietro a Vasto e nel 1949 canonico del Capitolo Cattedrale di Vasto.
Grande conoscitore delle Sacre Scritture, don Salvatore era dotato di qualità oratorie straordinarie. Indimenticabili sono rimasti i suoi sermoni pronunciati a Bologna nel 1948, Genova, Gubbio, Pesaro, Ortona e persino a Londra. Questo è quanto si leggeva negli anni ’50 sul periodico Histonium di Espedito Ferrara, dopo la sua sesta predicazione a Gubbio: “Nella terra francescana il nostro oratore è passato di plauso in plauso, di ammirazione in ammirazione per la bellezza della sua predicazione fatta non solo di lirismo come espressione di ascensione spirituale in più spirabil aere, ma anche di attualità sociale come interpretazione ed applicazione delle grandi verità”. Ed ancora per le predicazioni quaresimali del 1953 a Genova: “I vari argomenti da lui toccati sono svolti con rara intelligenza, con finezza e profondità di pensiero. Egli sa andare diritto al cuore, sa penetrare in ogni coscienza con la fermezza di chi deve ammonire, con la dolcezza di un padre, che bene consiglia”.
Oltre ad essere stato un ottimo insegnante nelle scuole superiori, ruolo che ha ricoperto per oltre quarant’anni, don Salvatore è stato anche apprezzato conferenziere, saggista, critico, giornalista, profondo poeta e anche amante e divulgatore della parlata dialettale vastese.
E chiudiamo questo breve ricordo proprio con un sonetto dialettale, scritto nel 1977, dall’amico Espedito Ferrara:

Desiderio
a Don Salvatore Pepe

Don Zalvatàure ha détte: - Me despiàce
A mmà 'mmuré... - Don Zalvato' despiàce
A ttitte... Ha despiaciute a Ggesù Cruèste:
Ha 'vute pure hàsse st'ora trèste.

Ma cand'é bbèlle a jèrce 'n zanda pàce,
Senza rembrange, me, ccusce, gna piace
A Ddè, na vodde che le séme vèste
Sta tèrre, e nen ze ne po' fà n'acquèste.

Va mäle, cèrte, a cchi ce s'é 'ttaccate
Gné na sanguàtte... Embéh, l'ha da lassà
La rrobbe e le quatrèine ch'ha 'ssummuàte.

Ggesù, cchiuttòste mitteme a na vànne,
N'de ne scurduà, addo' se po' vedà
Nu ccone de lu Huàste a ll'addre mànne.

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