“I sogni son desideri che sono in
fondo al cuor”recitava una canzone di decenni fa. Sarebbe bello riscoprire il
vecchio anfiteatro, seguendo il consiglio di pavimentare in vetro tutto
il complesso, con rampe per visitare il sito. Ma purtroppo resterà un
desiderio, ci sono troppi problemi da
risolvere dalla segnalata stabilità degli
edifici intorno, alla creazione di una struttura che consenta anche l’agibilità
della piazza, che oggi è fondamentale per la viabilità cittadina, e non
ultimo interrogativo dove piazzare zio Gabriele. Sì, potrebbe essere un
richiamo per i turisti, ma teniamo presente che non avrebbe il richiamo
dell’unicità e poi c’è l’incognita sulla validità attrattiva dei reperti
recuperabili dagli scavi. Last but not least, saremmo in grado di
valorizzare questo ritrovamento sotto un profilo turistico? In base a quanto
oggi rileviamo e alla storia, vedi la gestione dei resti termali, del museo,
della pinacoteca ecc, non c’è questa certezza al contrario ci sono
forti dubbi. Forse è preferibile che l’anfiteatro resti nel nostro immaginario
dove sarà più bello di quello recuperabile e in alternativa si proceda a
portare avanti lavori più urgenti per la nostra città, che certo non mancano.
Già siamo forniti di materia prima per richiamare i turisti mentre siamo
carenti sul saperla valorizzare. Mi spingo scavalcando i limiti
dell’obiettività, abbiamo un diamante grezzo ma non riusciamo a trasformarlo in
un brillante da mostrare a tutti. Questo è il nostro problema e il cruccio di
molti vastesi, in particolare dei non residenti ma sempre innamorati della loro
città. Consentitemi, siamo però giustamente incazzati nel vederci sorpassare da
città meno dotate dalla natura e dalla storia ma gestite da chi sa valorizzare
al meglio anche le loro risorse limitate. Sono realtà che riescono ad ottenere
la reciproca soddisfazione di chi propone e chi raccoglie l’offerta. Abbiamo
tanto da imparare e se facciamo squadra senza litigare per decidere chi deve
tirare il gruppo potremmo recuperare lo svantaggio accumulato.
Enzo La Verghetta
Ma il problema, non è l'anfiteatro in se, che molti sapevano già l'esistenza dello stesso...
RispondiEliminaIl punto è: che bisogno c'era di rifare la pavimentazione, in virtù delle spese da fare con parsimonia, proprio in quella zona dove tutto sommato le cose stavano bene e si sapeva anche, comunque, che molto probabilmente si sarebbe (ri)scoperta l'esistenza dell'anfiteatro?
Ed ora che fanno: procedono con la ripavimentazione sopra... e tutto, fino a quando dei posteri più saggi e più accorti, riusciranno finalmente a valorizzarlo questo anfiteatro...(zio Gabriele permettendo che verrà sloggiato, ma questa volta, da "busto" e per una giusta causa)
Beh, certo sig. Enzo, comunque, in un territorio di epoca romana, sarebbe una situazione di unicità se ritrovassimo dei resti maya... mi rendo conto...
Magari, però si potrebbe anche sperare, un giorno, di scoprire non dei resti, ma dei comportamenti tipici, come la leggenda vuole, degli antichi abitanti dell'isola di Pasqua...
Ed avremmo tanti moai (abitabili) ma praticamente inabitati anche per le 4 stagioni non più tanto "vivaldiane"...
E non di certo per la centrale a biomasse brucia oli che vorrebbe sorgere a Vasto, o quella brucia ceppato, tra le più grandi nella nostra bella italia del sud che abbiamo a due passi...