lunedì 20 settembre 2010

Festa IDV: il punto di vista di GF Pollutri

Riceviamo e pubblichiamo
Di Pietro a Vasto
Per un’Alleanza Democratica, con un …”divisore comune”
“Si sa, in un’Alleanza di forze diverse bisogna ricercare e accettare un …comun divisore”. Lo ha detto Antonio Di Pietro nel cortile D’Avalos di Vasto, nel suo intervento conclusivo all’annuale Convegno dell’IDV. Si sarà trattato di una dèfaillance dialogica, ma – pur non volendolo, con un fantastico lapsus freudiano - l’ex PM e ora capopopolo rampante, “Cofondatore di una nuova Alleanza Democratica”, ha fotografato con due parole quel che era emerso poco prima in una sorta di “porta a porta” dal vivo, per dibattere su quali obbiettivi impegnarsi per configurare un nuovo Centrosinistra. Il tema nel concreto appariva complesso ma sostanzialmente duplice: come mandare a casa Berlusconi e battere “il berlusconismo”, con chi fare (con quale programma, con quale primariato o nominato leader) una maggioranza in grado di governare il Paese, possibilmente meglio e più a lungo di Prodi.
Moderati dal giornalista Giovanni Valentini, da subito ironizzante (…per guadagnarsi la paga) verso “il nemico” del suo giornale “la Repubblica”, erano presenti gli alleati di una stagione finita presto e male: M. Donadi per l’IDV, C. Fava per il SeL di Vendola, A. Bonelli per la Federazione dei Verdi, P. Ferrero per la Federazione della Sinistra e la Rosi Bindi per il PD di Bersani. A parte il singolo pistolotto che ciascuno ha ritenuto di sparare per la propria parte o partitino federato, è parso subito evidente come un dialogo ora e una strategia comune dopo siano ben difficili da realizzarsi con tutte le “diverse e molteplici sensibilità”, i distinguo e le pregiudiziali messe in campo a chiare parole e con fermo tono dagli intervenuti. Mentre la Bindi, con tono insolitamente dimesso e conciliante (forse per le note contrapposizioni interne al suo stesso partito) evocava, pur riuscendo a non nominarlo, il Centro di Casini come utile allargamento delle alleanze e per una sia pur teorica stabilità di governo, dall’altra, Paolo Ferrero, ideologico come suo solito, vomitava ancora tutto il suo ‘disagio’ di dover stare al governo con un Clemente Mastella o “con quello di turno”.
Così, già prima nel dire che poi nel fare, questa “prima adunanza” per nuove alleanze si è vista impaludata nelle vecchie e nuove questioni. Il programma, prima o dopo, la legge elettorale da modificare, il maggioritario e il proporzionale, semplice o alla tedesca? L’Ulivo ancora o un “nuovo” Ulivo? “Figurati” - dirà poi Di Pietro – “…per noi può essere anche, una quercia, magari un olmo o quello che volete, basta che ci mettiamo d’accordo.” Naturalmente sul solito e noto obiettivo di sempre, da farsi dentro e fuori il parlamento: “mandare a casa un Berlusconi morente…” e tutti i suoi maggiordomi, nani e veline, papponi e lacchè. Insomma, consentitemi un’immagine, pur oleografica che sia: tutti a inseguire e a dar la caccia, come una muta chiassosa di cani, la volpe, senza avere chiara idea di come e in che modo ci si spartirà la pelle della bestia o, per dirla fuor di metafora, le sorti dell’Italia.
Dispiace, realmente. In democrazia, il prevedere e adoperarsi per un cambio al potere è pur sempre positivo, persino fisiologico, a prescindere dalle parti in gioco o in lizza. Se però sono queste le premesse, se si finisce per esortare l’uditorio a dover accettare, per la causa, un necessario … “divisore comune”, come dicono espressivamente a Roma: “Ciao core”!
Giuseppe F. Pollutri

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