domenica 20 settembre 2020

Oggi 150° anniversario di Porta Pia: l'eroe vastese Antonio Bosco rimase gravemente ferito e poi morì

di LINO SPADACCINI

Il 20 settembre, nel 150° anniversario della Breccia di Porta Pia, vogliamo ricordare il vastese Antonio Bosco, caduto valorosamente insieme ad altri quarantotto compagni.

Il 20 settembre del 1870 è una data storica per l’Italia perché ha segnato la fine del potere temporale dei Papi e l’inizio della vera unità nazionale, confermato con il Plebiscito del 2 ottobre 1870.

A Porta Pia, una delle porte di Roma che si aprono nelle Mura aureliane, dopo cinque ore di cannoneggiamento, l’artiglieria del Regno d’Italia, aprì una breccia di circa 30 metri, che consentì ai bersaglieri e ad altri reparti di fanteria di entrare in città. 

Vasto: la lapide a piazza del Popolo.
Il breve conflitto, tra  i soldati del Papa, comandati dal generale Kanzler, e i soldati del 34° battaglione bersaglieri e del 39° battaglione fanteria, guidati dal generale Cadorna, fu comunque un bagno di sangue, dove lasciarono la vita quarantanove soldati, mentre 143 rimasero feriti, tra i quali il nostro Antonio Bosco, che rimediò una ferita mortale alla gamba destra.

Nato a Vasto il 3 febbraio 1843 da Pietro e Maria Nicola Gileno, svolse da giovane l’attività di muratore non seguendo le orme dei genitori panettieri.  Sposato con Elisabetta Spadano, ebbe un figlio, Luigi, che morì dopo pochi mesi di vita. Animato da spirito liberale, venne arruolato nel 39° reggimento fanteria, al comando del colonnello Belly. Durante gli scontri a Porta Pia rimediò una ferita alla gamba destra. Ricoverato presso l’Ospedale di S. Giovanni in Laterano, morì cinque mesi più tardi, il 3 aprile 1871.

Il suo nome è scolpito sulla lapide ai caduti, murata dove venne aperta la breccia e, precisamente, fra la quarta e la quinta torre esistente da Porta Salara a Porta Pia.

A Vasto, il 4 luglio del 1902 venne scoperta una lapide (ancora oggi visibile sul lato nord di Palazzo d’Avalos) in onore dei patrioti vastesi Giuseppe Ricci, Antonio Bosco e Gaetano Marchesani.

Dettata da Mario Rapisardi, poeta catanese, la lapide venne scoperta in occasione del 1° centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, durante una seguita e commovente cerimonia a cui presero parte le maggiori autorità cittadine e le varie società vastesi dell’epoca, quali la Società di Tiro a Segno, in qualità di organizzatrice della manifestazione, la Società Operaia di Mutuo Soccorso e la Società della Stella Azzurra.

Sul manifesto pubblicato per l’occasione, a firma di Gelsomino Zaccagnini, presidente della società di Tiro a Segno, da lui istituita nel 1902, si legge:

“CITTADINI!

Nel giorno che ricorda la nascita di Colui, che giustamente fu detto il Cavaliere dell’Umanità, all’omaggio della Nazione, al pensiero di tutto il mondo civile uniscasi il palpito vostro fervido e devoto, in questa che è solenne festa dei cuori e della patria, e degna consacrazione dei tre generosi nostri fratelli, martiri del dovere e dell’ideale, esempi purissimi di abnegazione e di fede!”.

 Lino Spadaccini







 

 

 

 

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