giovedì 17 gennaio 2019

Giornata nazionale del dialetto

Breve riflessione sul DIALETTO...
di Fernando D’Annunzio
(In occasione della giornata nazionale del dialetto)

Il dialetto è parte importante delle nostre radici e senza le radici possono esistere solo piante secche o finte. Il dialetto ci viene dal passato ed è un vero peccato lasciarlo nel passato.


Nel dialetto risentiamo le voci dei nostri nonni, dei nostri genitori, di tutti quelli che ci hanno preceduto.

Nel dialetto ci sono le orme di tutte le genti che, nel bene e nel male, hanno stazionato nel nostro territorio, come liberatori, conquistatori, dominatori, regnanti, schiavi, ecc.

Il dialetto è l’essenza di un territorio e di chi lo vive, un’essenza che però, inevitabilmente, si respira sempre meno, vuoi per la necessità di comunicare con persone provenienti da territori diversi, vuoi perché, giustamente, i mezzi di comunicazione si esprimono nella lingua che accomuna tutta la nazione.

Il dialetto è familiarità, è intimità...

Nella nostra comunità ristretta o anche fuori da essa in compagnia di compaesani, parenti e amici, amiamo spesso comunicare con il nostro dialetto e ciò ci fa sentire più intimi, più sinceri, più schietti, più cordiali. Moltissimi termini, modi di dire, aneddoti, se tradotti in lingua, perdono in espressività, originalità, umorismo e schiettezza.

Ogni popolo ama il suo dialetto. E’ meritorio tenere in vita questa radice e riscoprire e salvare la “bella parlata”, patrimonio di ogni comunità grande o piccola, cercando anche di rallentare il più possibile l’inevitabile sua trasformazione / contaminazione. Purtroppo tantissimi termini dialettali tramandati soltanto oralmente tendono a perdersi.

Lo studio, la produzione, la promozione, di opere dialettali e il coltivare in vario modo il dialetto, anche solo parlandolo, è missione di riscoperta e salvataggio di un patrimonio importantissimo e prezioso.

Abbiamo inoltre il dovere di trasmettere l’amore per il dialetto alle generazioni nuove e future: In alcune scuole già viene trattato l’argomento, anche se raramente e marginalmente, (in diverse occasioni ho avuto il piacere, invitato dagli insegnanti, di incontrare bambini e ragazzi, presentando loro il dialetto e coinvolgendoli anche in piccoli componimenti estemporanei, riscontrando una partecipazione ed un interesse notevoli).

L’augurio è che insegnanti e genitori non abbiano paura a promuovere il dialetto con la lettura e il commento di opere di “validi” autori, specialmente quelli più vicini al proprio territorio. La lettura attenta di opere dialettali è l’unico metodo per imparare anche a scrivere il dialetto nel modo più convenzionale possibile.

Scrivere il dialetto non è cosa semplice e il modo di scriverlo non va inventato o improvvisato, ma va uniformato e semplificato, allo scopo di rendere più facile la lettura e la comprensione. Per chi ama cimentarsi in modo più completo con il dialetto, la cosa più importante è parlarlo, imitando chi veramente lo “vive” e lo parla correttamente.

L’invito è quello di ascoltare!... Ascoltare le persone anziane, parlare con loro, perché ognuno di loro ha una preziosa eredità da tramandare, fatta, di esperienza, saggezza, storia locale, tradizioni, ecc. e soprattutto ognuno di loro può insegnarci la bella “parlata paesana”.

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