sabato 12 gennaio 2019

Dal taccuino di Angelo Del Moro: L'INFINITO? E' UNA POESIA ETERNA


L'INFINITO? E' UNA POESIA ETERNA
di Angelo Del Moro

Sì tenga conto che, quando Leopardi scrìveva "L' Infinito"  sua poesia immortale, 200 anni fa si riteneva che tutto l'universo consistesse nella via Lattea. Bisogna aspettare più di un secolo, il 1924, con le scoperte dell'astronomo Edwin Hubble, perché l'umanità si accorgesse che era incredibilmente più grande, e, per giunta, in espansione.
Oggi sappiamo che l'universo potrebbe benissimo essere infinito.
Come faceva Leopardi a intuire poeticamente una reltà che la scienza avrebbe delucidato più di cento anni dopo?

Domanda oziosa alla quale sì può sfuggire soltanto ricordando che tutti i veri poeti hanno un misterioso lume profetico.
Se oggi leggiamo "L'Infinito", noi uomini figli dell'immagine scientifica del mondo ci sentiamo a casa. Si parla di un "mare" non d'acqua, ma dì infiniti silenzi, di eternità, di immensità, in cui il pensiero annega e felicemente naufraga.
Non si fa menzione di divinità, di forze soprannaturali. Tutto è eterno eppure  tutto è naturale, cosmico.
Ma oltre al carattere cosmico-naturale, l'Infinito è una lirica concisa e potente come una ouverture dì Beethoven. Leopardi aveva un senso della forma rigorosissimo e molto più avanzato di quello del suo tempo. Lo si vede anche nel lessico del primo verso: un equilibrio mirabile di parole di uso comune e preziosismi, fin dal primo verso "caro" ed "ermo". Leopardi è capace di incantare con un linguaggio trasparente, precis* ingombrante.

Vasto, 22 dic. 2018

Nessun commento: