mercoledì 1 agosto 2018

La nostra scogliera vista dal mare: acqua cristallina e paesaggio d'incanto

Dalla collega Concetta Russo riceviamo e pubblichiamo una preziosa testimonianza

Una vacanza diversa a Vasto sulla “Costa dei Trabocchi”
Una vacanza diversa, ad un passo da casa, per sfuggire ai soliti cliché: lido si lido no, spiaggia o scogli, ombrellone in prima o terza fila, perché, si sa, a Vasto , tra spiagge, spiaggette, calette, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Armata esclusivamente del mio atavico
istinto da esploratrice anche quest’anno sono in procinto di partire per un mondo diverso sulla “Costa dei Trabocchi”.

E tutto grazie ad un semplice cambio di prospettiva: osservare il litorale non dalla terra ferma ma dal mare rispettando i ritmi lenti della natura che abbiamo ancora la fortuna di poter gustare.

Senza barche a motore o altri aggeggi sofisticati, da diversi anni percorro il mare di Vasto a nuoto, facendo appello alle sole energie del mio corpo per scoprire quello che ho da sempre sotto gli occhi: un tratto di costa affascinante che conserva intatti gioielli di rara bellezza.

Amo il mare, ne sono attratta in tutte le stagioni per la sua forma cangiante e gli spazi immensi che mi aprono le porte dell’infinto, lo amo soprattutto in solitudine, in quei rari momenti in cui posso ritrovarmi con me stessa, per cui l’idea di poter trascorrere l’estate nuotando lungo la costa alta puntellata di scogli e trabocchi, dalla sirenetta di Vasto Marina fino a Punta Aderci, mi da una carica immensa. Invece di andare al mare in uno dei soliti lidi affollati, vado alla scoperta dei sentieri in località dai nomi accattivanti: Cuncarelle, Trave, Casarza, S. Nicola, Canale, Vignola, Punta Penna, Libertini, Punta Aderci, Mottagrossa…

Ed eccomi qui, anche quest’estate a Vasto, carica di energia trasmessami ogni giorno dal dio Nettuno: immersa in un’incredibile miscela di suoni, colori, profumi, vibrazioni, tra onde fluttuanti e gabbiani in volo, quasi ogni mattina, lambisco a nuoto qualche km di costa ed è sempre una sorpresa, ogni giorno si arricchisce di nuove emozioni che solo un viaggio in terre sconosciute può regalare.

Riesco così a scoprire terre di rara bellezza, che ancora sopravvivono alla cementificazione in corso. La più accattivante è località “Canale”, non solo per il paesaggio ancora intatto; sono soprattutto gli orti e le pinetine che sfiorano la spiaggia rocciosa tra i due trabocchi ancora attivi dei pescatori a conferire al luogo un'insolita intimità e a smorzare il riverbero marino invitando a deliziosi pic-nic e pisolini in ombra. Per chi invece ama il sole che morde la pelle, il deserto e le piante spinose, è la spiaggia dei “ Libertini”, situata tra rocce e grotte misteriose a ridosso di Punta Aderci, a essere la meta preferita. Vi si accede attraverso una lunga e rudimentale scalinata a strapiombo sul mare dopo aver attraversato un campo di girasoli e sudato “ sette camicie”, ma la vista mozzafiato ripaga della fatica, la possibilità di poter godere di acque cristalline ed ampi spazi, anche a Ferragosto non ha prezzo. Qui, con un po’ di fortuna, puoi anche trovare riparo dal sole e dal vento in una delle numerose capanne primitive di svariate forme e dimensioni che mani invisibili, ispirate ai trabocchi che la delimitano, costruiscono giorno dopo giorno utilizzando tronchetti e rami secchi raccolti sul litorale di sassi e conferendo al luogo, pervaso così da bizzarre ragnatele lignee, un’atmosfera surreale.

Anche la spiaggia di Vasto Marina è sempre una rivelazione, l’avrei esclusa dal mio itinerario perché troppo affollata e poco adatta alle nuotate che prediligo in acque limpide, ma esplorarla in canoa al tramonto è una vera delizia: la spiaggia dorata si tinge di rosso ed è magico scivolare sulle onde mentre il sole e la brezza marina ti accarezzano la pelle. E’anche un immenso piacere poter osservare dal mare bambini che si attardano ad impastare castelli con la sabbia bagnata o giovinetti che rincorrono un pallone in volo o semplicemente coloro che si godono il relax del crepuscolo tra gli ombrelloni ancora aperti e le sdraio semivuote. Dagli stabilimenti, che si preparano ad accogliere il popolo della notte, i primi suoni evocano lontani ricordi d’adolescente ma è soprattutto la sagoma della collina verdeggiante dominata dal palazzo D’Avalos, dai campanili delle chiese antiche e dal costone tagliato dalla frana a esercitare un fascino particolare: visto dal mare al tramonto anche il Centro Storico, che conosco pietra su pietra perché vi abito, si spoglia della sua veste abituale tra i fantasmi del passato.

Concetta Russo


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