martedì 19 giugno 2018

Una lettera: Palizzi e il sipario del Teatro Rossetti

Lettera a "NoiVastesi" 
di Luigi Murolo

Gentile direttore,
ho letto con grande interesse il comunicato stampa dell’amministrazione comunale sulla presentazione a Roma della grande mostra di Vasto su Filippo Palizzi per il bicentenario della nascita
dell’artista. Cose di certo rilevanti per la città. 

Soprattutto l’aver appreso – con mio sommo stupore – che il sipario del Teatro Rossetti (trafugato sul finire della seconda guerra mondiale) sarebbe stato sollecitato da Filippo Palizzi che carezzava l’idea di dotare il teatro di questo elemento scenico.

Davvero singolare questa notizia che ne presupporrebbe la realizzazione dopo il 1874. In effetti, dalle deliberazioni del Consiglio Comunale di Vasto non risulta alcuna committenza ad hoc fino al 1899, anno della morte dell’artista. Non solo. Ma da quanto è dato di sapere non risulta nemmeno un’eventuale donazione (da parte di altri ndr)

E il 1874 sembra molto improbabile se è vero che, stando alle affermazioni, di Francesco Ciccarone nei suoi Ricordi: «dolorose circostanze, che si riferivano al nipote G. De Guglielmo, lo tennero [Palizzi, ndr] per molti anni lontano dalla sua città dalla quale egli, con erroneo giudizio, si riteneva offeso e fu solo dopo il 1880 che, chiariti gli equivoci, egli vi fece ritorno e vi si trattenne più giorni». Da questa testimonianza diretta, pare essere escluso ogni possibile «omaggio» nel 1874. Va da sé che sul catalogo troveremo tutte le necessarie informazioni che purtroppoci sfuggono. Non quelle finora possedute che volevano il sipario dipinto da un Franceschelli di Orsogna (di cui ignoriamo tutto) su bozzetto di De Laurentis tra il 1830 e il 1832 (quasi non bastasse, con delibera decurionale 19 agosto 1832 che emanava un regolamento di conservazione e di amministrazione del Teatro). 

Che dire!  La curiosità è tanta. E spero che anche Lei, come me, gentile direttore, sarà felice di leggere i risultati ermeneutici sulla scoperta di questa sconosciutissima progettualità palizziana che, stando ai nuovi critici, avrebbe visto la realizzazione ben quarantadue anni prima che lo stesso grande artista riuscisse a pensarla!
E poi, caro direttore, sarà ugualmente felice di rivedere, da settembre, la tela di Dopo il diluvio, da noi già vista perché esposta a Vasto nel 1999 (per il centenario della morte di Filippo) nella mostracurata da Giovanna Di Matteo dell’allora Soprintendenza B.A.A.A.S per l’Abruzzo. Magari con le altre quattro redazioni conosciute (ivi compreso il bozzetto dell’Accademia di Belle Arti di Napoli), ma non presenti in quella circostanza.
Poi una preghiera. Nella mostra, esponete il busto di Filippo Palizzi, che fa da usciere al Palazzo di città, opera del grande scultore Achille D’Orsi 


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