martedì 17 aprile 2018

Alla (ri)scoperta di Vasto: NOTTE DI TERRORE, LA TORRE S. SPIRITO SCALATA DA 600 BANDITI


La TORRE S. SPIRITO a piazza Verdi faceva parte dell'antica cinta muraria a difesa della città
 La cinta muraria non fu sufficiente: nella notte del 14 giugno 1590 oltre seicento banditi, capeggiati dal brigante Marco Sciarra, riuscirono a penetrare in città, saccheggiarono e incendiarono le abitazioni, uccidendo molti abitanti.  
In dettaglio anche la storia del vicino convento di S. Spirito dei Celestiniani

di GIUSEPPE CATANIA
Le torre di Santo Spirito o torre Diamante (o di Amante) faceva parte delle mura difensive della Città, erette da Giacomo Caldora. Reca inciso in pietra lo stemma dell'Università del Vasto.
La torre ci riporta alla memoria la presenza dei Padri Celestini a Vasto, fondatori della chiesa e del convento
sotto l'ordine di San Benedetto con il titolo di Santo Spirito.
Se ne ha notizia da Nicola Alfonso Viti (vissuto nel 1644) il quale riferisce che fu affidato al patronimico del Beato Roberto Di Salle, lo stesso che edificò, nel 1327, il cenobio dei Celestini di Atessa.
A Vasto i padri celestini erano già presenti nel 1362, come risulta da un documento redatto in quella data dal Notaio Mascio, e possedevano la chiesa di San Biagio di Castiglione, donata loro, nel 1233, ricevendo anche alcuni privilegi, come attestato da un rogito del Notaio Robio del 4 dicembre 1544.
Il convento venne poi devastato dall'incendio appiccato dai turchi sbarcati a Vasto il 1° agosto 1566, ma venne ricostruito nel 1573, con un altare dedicato a San Biagio, quando era Priore Placido di Manfredonia, confermato in tale carica dall'Università del Vasto.
Nel 1376 il convento di S.Spirito godeva, fino al 1590 di una cospicua rendita.

Nella notte del 14 giugno 1590 oltre seicento banditi, capeggiati dal brigante Marco Sciarra, riuscirono a scalare la torre e, penetrati nella città, saccheggiarono e incendiarono le abitazioni, uccidendo molti abitanti.

 Nel XVII secolo, il marchese del Vasto Innico D'Avalos, cercò di ripristinare il dirupo che era sopra le sorgenti dell'Angrella,da cui gli abitanti gettavano le immondizie, appestando l'aria.

 La denominazione della contrada Santo Spirito deriva dalla presenza del convento che confinava con la strada dell'Annunziata, divisa da quella di San Giovanni,che si estendeva dalla strada di Porta Nuova alle antiche mura della città.
 Esisteva il giardino circondato da mura che inglobavano il chiostro di S. Spirito e l'Ospedale di S.Antonio, con la omonima chiesa, di cui si ha notizia dal 1387, all'epoca affidata ai Cavalieri dell'Ordine di Malta, di cui, in seguito si perdette la memoria, ma che nel 1749, si fa menzione nel Catalogo dei Beni nei Registri della Chiesa di San Giovanni.
 La chiesa di S.Spirito venne costruita a una navata e nel 1362, come risulta de uno strumento del Notaio Mascio Di Cola di Rocca San Giovanni, riportato dal Viti al foglio 29,venne affidata ai Cavalieri di Malta,dove aveva sede la Congrega di San Bonomo. L'unico altare decorato in oro recava un quadro con dipinti la Madonna col Bambino, S.Anna, San Giovanni Battista, San Leonardo Confessore, San Bonomo. Nel 1644 vi era custodita le reliquia di un grosso osso di San Biagio e, nel 1742 il Marchese del Vasto possedeva alcune stanze del convento che, però, venne soppresso nel 1807.

 Il collegio dei Sarti di Vasto si incaricava di farvi svolgere le funzioni in onore del Santo Protettore S.Bonomo, ed amministrava le rendite che, nel 1695 ammontavano a 72 ducati e 43 grani, Con il trattato di Vienna nel 1815 l'ordine di Malta venne abolito e la chiesa passò al demanio per essere poi acquisita dalla famiglia De Pompeis, quando era già quasi crollata. Riferisce lo storico Luigi Marchesani che a quei tempi vi era a Vasto Costantino del Popolo, provinciale di Puglia che, con bolla di Papa Innocenzo X del 22 ottobre 1652, soppresse il monastero dei Celestini di Atessa, aggregandolo a Vasto.
 L'Università del Vasto decise di farvi costruire un teatro, ricavandolo da una parte del chiostro e di porzione della sconsacrata chiesa, intitolandolo al sovrano, con il titolo "Real Teatro Borbonico^' (ora Teatro Comunale Gabriele Rossetti) la cui opera venne iniziata nel 1818 a spese dell'Università,quando era sindaco Domenico Laccetti, adornato di stucchi per essere inaugurato il 30 maggio 1819, ritenuto uno dei migliori in Abruzzo e di Napoli.
  GIUSEPPE CATANIA
La Torrre S. Spirito  - capolavoro dell'arte difensiva e dell'architettura militare  - come si trova oggi, soffocata dal palazzone, con una sopraelevazione di un altro piano intonacato a cemento, con i dehors di un bar al piano terra!. 

Nessun commento: