martedì 13 marzo 2018

"UN'IDEA PER VASTO" al Pantini-Pudente: liceali alle prese con lo sviluppo del territorio

Ieri al Polo liceale Pantini-Pudente ha preso il via  il progetto "Un'idea per Vasto" . Una iniziativa che stimola i ragazzi a riflettere e ad elaborare proposte sullo sviluppo del territorio, con temi che spaziano a 360 gradi dall'industria, al turismo, alla cultura, alla scienza, alla religione, con l'intervento del Vescovo.
Ieri al primo appuntamento ha partecipato Nicola D'Adamo (FOTO), ex capo ufficio stampa Pilkington autore del volume "San Salvo e le sue Aziende", che ha illustrato alla folta platea la storia dei primi 50 anni di industrializzazione della zona, lasciando agli studenti anche un documento che sintetizza l'intero periodo, che qui pubblichiamo. "In passato - ha detto ai ragazzi -l'industria è stata la leva che ha fatto risollevare l'economia locale. Oggi meno. Ma spetta a voi in questa settimana elaborare proposte per asssegnare quale ruolo dovrà giocare l'industria nel futuro"

Ecco il testo del documento distribuito agli studenti


L’industrializzazione nel Vastese:
un po’ di storia

di Nicola D’Adamo*


Ad avviare il processo di industrializzazione della nostra zona è stata la SIV (Società Italiana Vetro, oggi Pilkington) nel 1962.

SIV/Pilkington
L’azienda è sorta perché in Italia in quel momento c’era bisogno di vetro.  Approfondite analisi di mercato, infatti, evidenziavano che il nostro Paese ne importava dall’estero 110.000 tonnellate all’anno; che  si prevedeva lo sviluppo del settore vetri auto e edilizia; che conveniva condizionare il monopolio in Italia della Saint Gobain francese.  
Fu così che il Ministero delle Partecipazioni Statali decise di investire nel settore. E scelse come ubicazione la zona di San Salvo perché a Cupello negli anni precedenti erano stati scoperti ricchi giacimenti di metano, combustibile d’elezione per la lavorazione del vetro.  
La SIV ebbe un duro inizio:  il processo di produzione Float era stato già inventato dalla Pilkington, ma il presidente SIV P. Sette nel 1963 non riuscì ad ottenere la licenza perché era stata già ceduta alla Saint Gobain. (Verrà concessa nel 1972). L’unico modo di partire era  con le tecnologie tradizionali dell’americana L.O.F. che nel frattempo era entrata nella società, acquistando un terzo delle azioni. Ma la conquista dei mercati risultò estremamente difficile con un sistema produttivo costoso basato sulle tecnologie obsolete. Già nel 1968 a fronte di un fatturato di 12 miliardi si registra un disavanzo di 5 miliardi. La situazione diventa insostenibile.
Nel 1975 l’Ad Franco Gringeri presenta un ambizioso piano per rinnovare tutto lo stabilimento, l’azionista Efim gli dà fiducia. Dal 1975 al 1980 la vecchia SIV cambia totalmente volto, lo stabilimento si ricostruisce daccapo, cresce una nuova generazione di tecnici per gestire le nuove tecnologie. Nel 1974 si avvia il forno float;  nel settore dei vetri auto si fanno ingenti investimenti per nuovi impianti con le tecnologie più sofisticate disponibili al momento, altre innovazioni vengono messe a punto e brevettate dalla stessa SIV. Si raggiunge il livello della nota “tecnologia del vetro made in San Salvo”. Il bilancio torna in utile,  l’azienda si consolida,  riceve anche nel 1983 la visita del Papa Giovanni Paolo II. Poi dalla metà degli anni ’80 con la presidenza Landeschi inizia lo sviluppo: avvio di  Sagunto in Spagna, di Veneziana Vetro e di altri piccoli stabilimenti esteri; accordo con la Splintex in Belgio per ampliare la quota di mercato.

Lo slogan diventa
“Un’auto su tre in Europa
monta vetri della SIV”.

In più l’Engineering SIV (con le ditte locali) si è  così specializzata nelle nuove tecnologie per il vetro auto che nel 1986 riesce a vincere una commessa per la ristrutturazione di un importante stabilimento della Chrysler a Detroit. E’ la “certificazione” mondiale del livello tecnologico raggiunto dallo  stabilimento di San Salvo, delle competenze professionali dei suoi uomini acquisite con anni di sacrifici. Sono gli anni della massima visibilità per la SIV, presente anche in molte sponsorizzazioni nazionali. Ma l’Efim va in liquidazione e nel 1993  la SIV viene prima acquisita dalla cordata Pilkington –Techint, poi solo da Pilkington. Nel 2006 il gruppo inglese passa alla NSG (Nippon Sheet Glass).  I massimi livelli occupazionali si sono avuti negli anni ’70 con 3.500 dipendenti a San Salvo, oggi circa 2.200 con le consociate.

Magneti Marelli/DENSO
La storia della Magneti Marelli (oggi Denso) è ugualmente movimentata, anche se meno locale, in quanto facendo parte del Gruppo Fiat le vicende sono ampie e complesse. A dicembre 1970 Umberto Agnelli firma l’accordo per l’insediamento a San Salvo con lo stabilimento Motori Alternatori e quello delle Batterie. Due lavorazioni che facevano capo alle rispettive divisioni di Torino e di Romano di Lombardia. Questo aspetto è importante, perché a livello decisionale i due stabilimenti erano limitati dovendo chiedere per ogni cosa le autorizzazioni alle superiori direzioni del nord. (La direzione SIV invece era a San Salvo). La Marelli avviò le produzioni nel 1972 con circa 2.500 dipendenti,  in parte trasferiti dal Nord. Nel 1990 Magneti Marelli San Salvo diventa “sede” della divisione Macchine Rotanti. La Denso giapponese nel 1999 acquisisce  l’80%  del pacchetto azionario e nel 2001 il restante 20%  divenendo azionista unico.  Ristruttura lo stabilimento portando l’organico da 2.000 a poco meno 1.000 unità).  Per decenni  in azienda la contrapposizione sindacale è sempre stata molto accesa per la presenza di un sindacato forte come quello dei Metalmeccanici.


Il ruolo del Consorzio Industriale, delle aziende dell’indotto e del territorio
Ruolo determinante per l’insediamento di aziende grandi e piccole l’ha avuto il Consorzio Industriale del Vastese che ha concesso i siti per i nuovi stabilimenti e fornito di infrastrutture le aree di San Salvo, Vasto/Punta Penna, Gissi e Valle del Trigno.   
Attorno ai due colossi industriali sono sorte medie e piccole aziende dell’indotto a totale servizio di Siv e Marelli; e poi quelle per altre tipologie di prodotti. Negli anni ’80 le aree industriali di San Salvo, Vasto e Gissi davano lavoro a circa 10.000 unità. Senza contate  positivi riflessi sul commercio e sui servizi.

Come  sarebbe stata la nostra zona senza la SIV e la Marelli ?
Sicuramente molto diversa. Un’intera generazione di dipendenti, quelli degli anni ’60 e ’70, ha potuto contare  su uno stipendio  sicuro e dare un futuro ai figli. Tutto il territorio ne ha beneficiato. Vasto e San Salvo  sono divenute  polo di attrazione per migliaia di famiglie provenienti dal Medio e Alto Vastese e da altre regioni. Vasto è passata da 20.000 a 40.000 abitanti, San Salvo da 4.000 a 20.000. Parallelamente all’incremento demografico si è avuta una crescita sociale e culturale, con la nascita e crescita di scuole, imprese, enti e associazioni che hanno fornito i loro indispensabili servizi alla nuova comunità.
La cultura d’impresa ha permeato la società, è stata portata anche dentro le istituzioni. Molti dipendenti sono stati eletti in comuni, provincia,  regione, Parlamento, in altri enti, portando con loro il bagaglio di esperienza aziendale che punta  dritto al risultato.
Le due aziende maggiori  sono state sempre buone scuole manageriali e spesso giovani formati a San Salvo hanno poi fatto carriera sia all’interno dei loro gruppi che in altre aziende in Italia e nel mondo. Anche le aziende dell’indotto hanno usufruito di questa crescita professionale,  allineando le proprie competenze a quelle delle due grandi aziende. 
Inoltre nei primi decenni, la cultura d’impresa ha dato vantaggi anche all’agricoltura, perché molti dipendenti delle aziende hanno continuato a coltivare i loro fondi.  La modernizzazione del comparto è avvenuta almeno su due fronti: sul versante della “specializzazione” delle colture (San Salvo, città delle pesche) e su quello della “meccanizzazione” perché i dipendenti non avendo più molto tempo disponibile si sono forniti dei mezzi più moderni per la coltivazione dei terreni. 
Il tema del secondo lavoro, appena introdotto,  merita anche una  attenta riflessione: nel senso che il benessere diffuso dei primi 20-30 anni di industrializzazione è dovuto anche ad un “sommerso”, mai rilevato, presente nell’intero comprensorio. All’epoca, dopo l’assunzione in fabbrica  quasi tutti i dipendenti hanno continuato a mantenere il loro vecchio lavoro, duplicando le entrate. Cifre queste mai individuate dalle statistiche.
Un altro dato positivo è che il sistema industriale del Vastese, pur nella sue difficoltà,  ha retto discretamente fino ad oggi, affrontando anche l’ultima dura sfida della crisi economica mondiale dal 2008 ad oggi. Ma questa nota positiva, nel desolante quadro industriale del centro meridione d’Italia, non ci autorizza al facile ottimismo, perché il modello di sviluppo basato sulle due aziende “motrici” si presenta oggi in tutta la sua fragilità. Ambedue operanti nell’automotive, ambedue  multinazionali giapponesi. Ciò crea una dipendenza troppo forte dal mercato auto e una situazione di incertezza sul futuro perché all’interno delle multinazionali vige la pratica di allocare le produzioni negli stabilimenti di qualsiasi nazione che hanno costi aziendali più bassi. E in Italia i costi non sono tra i più bassi.
Tale preoccupazione è in parte mitigata da tre elementi: il primo è che recentemente le due grandi aziende hanno dimostrato con i fatti - facendo importanti investimenti e rinnovando gli stabilimenti - che non vogliono abbandonare San Salvo.  Il secondo elemento è la tendenza delle aziende dell’indotto a non essere più “mono cliente”, vale a dire non lavorare solo per Nsg o Denso, ma anche per altri gruppi in Italia o all’estero. Il terzo elemento è il ricambio e la diversificazione del tessuto produttivo locale.
Se questa tendenza a creare nuove imprese, al di fuori dell’indotto Nsg e Denso, continuerà anche in futuro, con un saldo attivo (tra le cessate e le nuove), allora si potrà cominciare ad intravedere  la possibilità di un leggero consolidamento del modello di sviluppo. Anche se il grosso dell’economia locale continuerà ad esser ancorato all’automotive, come d’altronde in tutto il  mondo.

Nicola D’Adamo
*ex Responsabile Comunicazione SIV/Pilkington
Autore di “San Salvo e le sue Aziende” (2015)

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