sabato 10 marzo 2018

Una bella versione greca di ..."Mare Majje"

6 commenti:

Unknown ha detto...

Una interpretazione fresca e misurata, non di meno toccante e struggente anch'essa. Bravissima l'interprete. Preziosa testimonianza di un comune sentire mediterraneo, in esso forza (disperazione), connessa e persistente ...voglia di vivere. Necessità d'amore, coniugale e comunitario che riscatta e avvalora in positivo il grido "... mo m'accéide 'n goll'a ttaje!".

Unknown ha detto...

Bella e toccante versione degna di una professionista specialmente interpretata da una donna si evince la passione che riesce ha penetrarti il cuore in profondita', brava brava complimenti. Angelo Frasca.

Unknown ha detto...

Da capire come mai la giovane cantante, Sofia Abramidou, attribuisca (come leggiamo anche in una didascalia del video) questo pezzo della nostra tradizione folk a Nino Rota e Lina Wertmuller ...

Ciccosan ha detto...

fogliavo le tante foto della frana delle Lame e mi ritrovai immerso nelle tristezza più cupa. Una delle casette centrali era quella dove viveva la mia famiglia.
Con quello stato d'animo mi misi in testa di provare a fare un video con quelle foto e cercai una traccia musicale che interpretasse quel momento tragico della nostra città e l'emozione che provavo.
Rividi la gente che assisteva muta e impietrita alla distruzione del muro, ed io c'ero tra quella gente. Ad ogni nuovo crollo, talvolta sussurrata e altre quasi urlata, sentivo l'esclamazione "màre màje...la càsa mè". Ed è stato così che ho pensato che quella antica canzone, tante volte ascoltata in casa e fuori, fosse la più adatta al contesto.
Scoprii che nella rete c'erano molte versioni: alcune molto belle ed altre solo storpiature.
Mi sorpresi anche nel trovare versioni di stranieri di questa canzone; le più belle sono proprio quelle greche, le più fedeli allo spirito e anche al testo dialettale.
Ha proprio ragione Giuseppe Franco Pollutri: "testimonianza di un comune sentire mediterraneo".
Dopo averne ascoltate diverse, scelsi quella che poi misi nel video. Era una vecchia interpretazione del coro di Teramo, tratta direttamente dal vinile e messa in rete: si sentivano ancora i classici crepitii dei 33 giri.
Forse fu proprio questa caratteristica che mi convinse a sceglierla tra le tante interpretazione corali.
Franco Pollutri, questa canzone è contenuta nel film "Storia d'amore e d'anarchia" che, secondo me, l'ha fatta conoscere in giro. Questo film ha la colonna sonora di Nino Rota e la regia della Wertmuller.

https://www.youtube.com/watch?v=xeKdTzw6FHM

Unknown ha detto...

E' certo, Francesco Paolo Spadaccini, una spiegazione doveva pur esserci ... Anch'io poco fa, piccola ricerca sul web, leggevo su Wikipedia... "La canzone è inserita nella colonna sonora di Film d'amore e d'anarchia del 1973 di Lina Wertmüller, la cui esecuzione è affidata ad Anna Melato [sorella minore dell'attrice Mariangela], con l'arrangiamento di Nino Rota.

Mi fa piacere di aver comunque suscitato a tal proposito un tuo commento. Con esso ci dai una preziosa testimonianza, un'altrettanta e anzi più appassionata interpretazione del canto e del sentimento di lacerazione e sconforto di fronte al male (alle 'intemperie') che reca con sé la vita.
Un canto, questo da te citato e utilizzato per il personale video, denotato da maggiore forza drammatica e soprattutto intensamente corale, voce di un popolo più che della singola 'vedova', urlo più che 'lamento', come le ancora dolorose immagini della frama vastese del '56 vogliono, mostrano e ricordano. Dici bene, sì, emozionante. Grazie

Unknown ha detto...

Questa è dunque la versione assai drammatica e estrosamente originale, volta ancora al singolare, della citata Anna Melato:
https://www.youtube.com/watch?v=9czdmvc-CjM