Cinquant'anni fa, il 21 febbraio 1968, ci lasciava Olindo Rocchio, apprezzato notaio, giornalista e sindaco della nostra città nel biennio1955-56.
L’indomani
della morte, sulle pagine del periodico Vasto
Domani si leggeva: "Aveva svolto
con grande scrupolo ed onestà d’intenti, non soltanto la sua specifica attività
professionale, ma si era altresì interessato con amore e pazienza dei problemi
di Vasto, tantoché dopo la scomparsa del Sindaco di Vasto Avv. Florindo
Ritucci-Chinni, fu Sindaco di questa città in un momento particolarmente
critico, durante la frana del 1956".
In
seguito alla morte del grande e amato sindaco vastese Florindo Ritucci-Chinni, avvenuta
il 22 gennaio 1955,venne
riunito il Consiglio Comunale in seduta straordinaria,
a dir poco infuocata, per la nomina del nuovo primo cittadino.
Dopo
i dovuti omaggi alla memoria del sindaco scomparso, ci fu un primo tumulto da
parte dagli esponenti della sinistra, capeggiati da Domenico Laporese, in
seguito alla proposta del consigliere Giuseppe Pietrocola (lu farmaciste) di
commemorare, a nome dei Reduci, il generale Rodolfo Graziani. I consiglieri di
sinistra al grido di "criminali,
fascisti,complici", abbandonarono l’aula. Rientrati poco dopo, chiesero
ai colleghi della maggioranza di dimettersi "per non pregiudicare ancora l’amministrazione del Comune di Vasto";
ma, in seguito agli interventi ironici dei colleghi democristiani, in
particolare di Gaetano Vallone, polemicamente abbandonarono nuovamente l'aula.
Alle
successive votazioni, su 24 presenti, 17 voti andarono in favore di Olindo
Rocchio, già Pro Sindaco, tra l’altro assente dall’aula per indisposizione, seifurono
le schede bianche e una annullata.
Persona
schietta e sincera,Olindo Rocchio è stato un buon amministratore, che ha dovuto
fronteggiare anche momenti molto difficili come quello
della frana del 1956.
"Uno speciale
sentimento di umanità e di amore ha caratterizzato la nostra amministrazione",
scriveva il Sindaco Rocchio, nel consuntivo dei Cinque anni di amministrazione comunale dal 1951 al 1956, "sempre pronta ad accorrere in aiuto ai
bisognosi, preoccupata al massimo di dare pane e lavoro agli operai; si è fatto
ogni sforzo e sacrificio per venire loro incontro alleviandone le sofferenze nei
momenti tristi, specialmente nello scorso lungo e rigido inverno, a cui, per
colmo di sventura, si è aggiunto il disastro della frana, che ha distrutto una
delle zone più belle della città, facendo rimanere centosedici famiglie senza
tetto… Abbiamo agevolato ed anche aiutato, in rapporto alle disponibilità di
bilancio, le istituzioni locali atte ad accrescere il decoro della città, sia
dal lato turistico, che da quello artistico".
Olindo
Rocchio è stato anche un buon giornalista.Nei suoi articoli,pubblicati sulle
pagine di quotidiani e periodici locali, non risparmiò di sollevare
problematiche legate soprattutto alla crescita ed al progresso di Vasto, difendendo
a spada tratta, a riguardo delle questioni di campanilismo con i cugini
lancianesi, la dignità della nostra città.
Gli
articoli più significativi, scritti tra soprattutto tra il 1953 ed il 1958,
sono stati raccolti dall’autore in un volume e pubblicati nel 1963 per i tipi
Arte della Stampa. Un libro molto interessante per conoscere meglio un periodo
storico fondamentale per la crescita e lo sviluppo della nostra città.
Sepolto
nella tomba di famiglia, presso il nostro cimitero comunale, sulla lapide si
legge la seguente iscrizione:
QUI RIPOSANO
IN ETERNO LE OSSA
DA NON
RIMUOVERE
DEL CAV. UFF.
DOTT. OLINDO ROCCHIO
CAPOSTIPITE
DELLA FAMIGLIA IN VASTO
2.7.1873 21.2.1968
Significativa
la frase "da non rimuovere", a dimostrazione del legame e dell’amore
per la sua città, da cui non vorrà mai staccarsi, neanche dopo la morte.
Lino
Spadaccini
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