martedì 21 novembre 2017

Chernobyl: nel 1992-1993 ospitati a Vasto i bambini contaminati dalla centrale nucleare

UNA BELLA STORIA DI SOLIDARIETA'
Dal Comune partì anche una richiesta di gemellaggio con Kiev
 di LINO SPADACCINI
La visione della ricca documentazione messa a disposizione dell'amico Lino Gileno, ci dà l'occasione per rispolverare una storia iniziata nel 1986, con il disastro della centrale nucleare di Chernobyl e la conseguente gara di solidarietà che ha coinvolto gran parte del pianeta e anche la nostra città, grazie alla disponibilità di decine di famiglie che hanno aperto le porte delle loro case per ospitare temporaneamente i minori provenienti dalle zone contaminate.
Ma andiamo per ordine.

Il disastro
Il 26 aprile del 1986, intorno alle ore 1.23, durante un test di sicurezza, all'interno del reattore numero 4 della centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all'epoca
parte dell'URSS), a 18 km da Chernobyl ed a 16 km a sud dal
confine con la Bielorussia, si verificarono due esplosioni in rapida successione. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e invase vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336mila persone. I Paesi più colpiti furono l'Ucraina, la Russia e, soprattutto, la Bielorussia, dove si riversò il 70% delle sostanze radioattive espulse nell'atmosfera. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia, la Scandinavia e, con livelli minori, anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria, i Balcani e una parte della costa orientale del Nord America.
L’incidente avvenne a seguito di un test sull’alimentazione elettrica dell’impianto. Si trattò di un errore nel controllo della reazione a catena, che causò un aumento della potenza fino a un livello esplosivo. Si determinò la scissione dell'acqua di refrigerazione in idrogeno e ossigeno a così elevate pressioni da provocare la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Il contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore, lasciando il nucleo completamente esposto.
Il numero di morti è ancora oggi oggetto di discussione. Un rapporto del Chernobyl Forum, redatto dall'ONU, parla di 65 morti accertati e più di 4000 decessi a causa dei tumori e delle leucemie derivanti dalle radiazioni. L'UNSCER, il comitato scientifico dell'ONU, invece, riconosce solo 31 morti dovute alle radiazioni, avvenute tra tecnici e vigili del fuoco e altre 19 che hanno riguardato i "liquidatori" morti dopo il 2006 per cause diverse.
In realtà, come sostengono alcuni studiosi, i dati vengono minimizzati anche per la grande pressione delle lobby del nucleare.

La gara di solidarietà
Le conseguenze del disastro nucleare scossero tutto il mondo e innescarono una gara di solidarietà, soprattutto in favore dei bambini, i più esposti agli effetti nocivi delle radiazioni. Nacquero così, agli inizi degli anni '90 in Italia e in altri Paesi, i cosiddetti "soggiorno di risanamento", presso famiglie disposte ad ospitare temporaneamente i minori provenienti dalle zone contaminate.
Il principale obiettivo di questi soggiorni era il risanamento fisico, attraverso la riduzione della radioattività assorbita, tramite la respirazione di aria sana e l'assunzione di cibi freschi non contaminati, ed il risanamento psicologico grazie alla permanenza presso le famiglie ospitanti e le tante iniziative di svago, e non solo, organizzate durante il periodo di soggiorno.
L'Italia è stata in prima linea nell'accoglienza temporanea dei minori (si contano oltre 500mila bambini arrivati nel nostro Paese dalla Bielorussia e dall'Ucraina), grazie al lavoro di enti, associazioni e istituzioni in collaborazione con le tante famiglie che hanno aperto le porte delle loro case.
Anche a Vasto, grazie al "Comitato Cittadino Pro Bambini Ucraini", nato all'interno del convento dell'Incoronata, nei primi anni '90 sono arrivati tre gruppi di minori provenienti dall'Ucraina. Inizialmente il Comitato si appoggiò all'Associazione di Volontariato "I Bambini visti dalla Luna", con sede a Casalincontrada (CH), presieduta dal reverendo don Enrico D'Antonio. L'Associazione nacque nel mese di giugno del 1992 quando, nel piccolo paese del chietino, arrivò un gruppetto di bambini provenienti dalle zone di Chernobyl. Al termine di tale esperienza, le famiglie ospitanti decisero, in accordo tra di loro, di formare un'associazione che si prendesse cura dell'infanzia sofferente. L'Associazione ancora oggi è molto attiva, attraverso progetti che coinvolgono varie parti del pianeta. Ma, per rimanere sul solo progetto Chernobyl (previsto anche nel corso di questo anno), l'Associazione ha accolto ben 1500 minori per disintossicarsi dalle radiazioni nucleari.

Il 1° soggiorno a Vasto dal 23.12.1992 al 16.1.1993
In occasione del primo soggiorno, furono 53 i bambini ospitati presso le famiglie vastesi, mentre le accompagnatrici presero alloggio in un albergo della Marina.
Oltre ad organizzare attività di svago e qualche gita, il Comitato s'interessò, attraverso la ASL, di far compiere visite mediche specialistiche per verificare la salute dei bambini.
Durante il soggiorno, ci fu la visita inaspettata dell'Ambasciatore ucraino Oriel Anatoly, per verificare le condizioni effettive in cui si trovavano i bambini, come venivano ospitati, dove venivano fatti alloggiare e come la città li aveva accolti. Una sera arrivò una strana telefonata a Lino Gileno, a quel tempo delegato per Vasto dell'Associazione "I Bambini visti dalla Luna". "Al telefono mi dissero che l'indomani mi sarei dovuto far trovare all'uscita del casello autostradale di Vasto Nord perché sarebbe arrivato a Vasto l'ambasciatore ucraino", ricorda Lino Gileno, "In realtà, in un primo tempo non ho dato peso alla telefonata, credendo che fosse anche uno scherzo. Proprio per fugare ogni dubbio, sono comunque andato all'appuntamento, presentandomi da solo con la mia Ford Fiesta grigia, senza avvisare nemmeno le autorità, cosa che in realtà andava fatta, visto l'importanza dell'ospite che sarebbe dovuto arrivare. Ad un certo punto vedo arrivare una macchina enorme con le bandierine di rappresentanza. Scese l'autista o un funzionario e mi dissero di lasciare la mia macchina e di salire in quella dell'ambasciatore. A quel punto, ho detto loro di aspettare perché avrei dovuto avvisare le autorità civili e militari. Avvisai subito i vigili urbani, i quali si misero in contatto con il sindaco Tonino Prospero e la locale stazione dei Carabinieri. Dopo pochi minuti arrivarono due moto dei vigili urbani e una volante dei Carabinieri che ci scortarono fino al centro. Mi ricordo che facemmo vedere all'ambasciatore il golfo di Vasto dalla passeggiata di via Adriatica e poi lo portammo al piazzale di San Michele, dove rimase impressionato dalla vista che gli si presentò davanti. Il giorno successivo ci fu l'incontro a Palazzo di Città con il sindaco Prospero e l'intera amministrazione comunale, alla presenza delle famiglie che ospitavano i bambini".
Alla fine del soggiorno, i bambini furono accompagnati in autobus fino all'aeroporto di Vienna per imbarcarsi sull'aereo per Kiev.
Il distacco dei bambini dalle famiglie vastesi fu sicuramente duro, soprattutto per gli affetti sinceri che si erano creati nelle tre settimane di permanenza, come testimoniato da questa lettera inviata da una delle famiglie ucraine:
"Un grosso grazie per la vostra ospitalità, l'amore, la bontà. La mia famiglia vi ringrazia per tutto quello che avete fatto per nostra figlia, accolta da voi come una vera figlia.
Sono molto lieta del fatto che lei frequentasse con voi ogni giorno la chiesa. Si è purificata un po' spiritualmente,e sembrano più pulite persino il suo viso e le sue mani. Prima della sua partenza mi ha detto – Mamma, domani è l'ultima volta che vado in chiesa, ma mi sono già così abituata e mi piace molto la nostra chiesa –
Grazie, carissimi, per tutto questo. […] Questa visita in Italia resterà a lungo nei nostri ricordi. Nostra figlia ieri non è andata a scuola, ha pianto tutto il giorno. Appena ricorda qualcosa, si mette a piangere. Ha molta nostalgia. Arrivederci e saluti a tutti gli amici e conoscenti". 

Il 2° soggiorno a Vasto dal 28.7.1993 al 30.8.1993
Al termine della prima positiva esperienza, da subito si mise in moto l'organizzazione per ospitare i bambini ucraini per l'estate successiva. Senza più l'apporto dell'Associazione "I bambini visti dalla luna", il Comitato vastese,tramite i contatti con l'Associazione Ucraina, presieduta da Olga Salnik, riuscì a superare le difficoltà di lingua e di comunicazione, oltre alle tante difficoltà burocratiche, e portare nuovamente a Vasto, dal 28 luglio al 30 agosto, un bel gruppo formato da 53 bambini, due accompagnatrici e un'interprete.
"Non credevo ai miei occhi quando ho visto il 28 luglio atterrare a Pescara l'aereo con i bambini, mi sembrava un sogno", ricorda Lino Gileno. "Un giorno eravamo in giro per la città, con la presidente dell'Associazione Ucraina degli insegnanti che si interessava per mandare i bambini nella nostra città, la signora Olga Salnik. Lei è rimasta entusiasta di Vasto e delle sue bellezze. Ha filmato continuamente ogni scorcio della città, dicendoci che avrebbe proiettato le immagini ad una conferenza a Baltimora. Ricordo che eravamo davanti al castello Caldoresco e ci siamo accorti che ad un tavolo era seduto il Sindaco Tagliente con il commendator Silvio Petroro. Ci siamo salutati e, dopo essere venuto a conoscenza della presenza della signora Olga, con molta spontaneità diede la sua disponibilità per ricevere i bambini in Comune".
Anche in questo secondo soggiorno, grazie alla collaborazione con la ASL, i bambini vennero sottoposti ad alcuni controlli sanitari per verificare lo stato di salute. Inoltre, vennero organizzate alcune gite di gruppo al Parco Nazionale d'Abruzzo ed alle Isole Tremiti.

Gemellaggio con la città di Kiev
Il giorno stesso della partenza dei bambini dall'aeroporto di Pescara, l'allora sindaco Avv. Giuseppe Tagliente, scrisse al Ministro della Cultura ucraino, proponendo la stipula di un gemellaggio tra Kiev e Vasto:
Eccellenza,
nel momento del commiato con i bambini ucraini che hanno soggiornato nella mia città, rivolgo a Lei, anche a nome delle famiglie vastesi che li hanno ospitati, l'auspicio che questa iniziativa così felicemente intrapresa possa avere nell'immediato futuro altro seguito.
All'uopo mi consenta di dire che la Municipalità di Vasto, sull'onda della esperienza positivamente maturata in questa occasione, vedrebbe anche con particolare favore la stipula di un gemellaggio con l'antica Città di Kiev o quanto meno l'inizio di scambi culturali che, coinvolgendo i giovani soprattutto, possano instaurare vincoli di sincera amicizia e di reciproca conoscenza tra le due popolazioni.
Resto dunque in fiduciosa attesa di conoscere l'orientamento del Suo Governo e i termini in cui eventualmente dare corpo alla proposta avanzata.

La lettera, inizialmente, non venne spedita, in quanto doveva essere consegnata ad una delle accompagnatrici dei ragazzi. Il 4 ottobre successivo, Tagliente scrisse direttamente all'ambasciatore Oriel Anatoly, accludendo la lettere diretta al Ministro della Cultura, con preghiera di "intervento di caldeggiare la richiesta".
Non sappiamo se dall'Ucraina arrivarono risposte, ma del gemellaggio, comunque, non se ne fece nulla.

Il 3° soggiorno a Vasto dal 9.7.1994 al 20.8.1994
L'estate successiva furono 33 i bambini giunti a Vasto, sbarcati all'aeroporto di Ancona, accompagnati da Irina Korovina. Molti di loro erano già stati a Vasto e vennero riaffidati alle stesse famiglie. Tra i bambini e le famiglie vastesi nacquero sentimenti e vincoli di stima e di affetto che si ravvivarono con la venuta a Vasto di alcuni genitori.
Durante il soggiorno dei bambini, alle tante attività si aggiunsero altre iniziate come la cura del fisico, attraverso lezioni di nuoto ed esercizi ginnici, e l'insegnamento della lingua italiana per favorire una maggiore intesa con i piccoli.
Negli anni successivi, le famiglie hanno cercato di mantenere vivo i contatti con i bambini e le loro famiglie, tramite corrispondenza postale, per sancire quel legame stretto nato durante i soggiorni, quando hanno aperto le porte delle loro case e dei loro cuori, ricevendo, in segno di riconoscenza, un sorriso e un grande abbraccio sincero e affettuoso.


Lino Spadaccini 


















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