martedì 1 agosto 2017

Patrizia Corvino tra fiabe e filastrocche: il commento del prof Guido Brunetti

Brunetti e Corvino
Patrizia Corvino, di Vasto, da anni viene scrivendo favole e filastrocche, testi che poi traduce in feconde esercitazioni e sperimentazioni in teatro e nelle scuole. Scrittrice, attrice di prosa, formatrice e conduttrice di teatro dell’Oppresso, ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere con una tesi su “Storia del teatro sudamericano”. Di recente ha scritto una favola “Il pianeta di sotto e il pianeta di sopra” e una filastrocca denominata “Lo specchio”.
Abbiamo chiesto al professor Guido Brunetti 
darci un commento di questi scritti, in riferimento soprattutto alle basi neuro scientifiche della creatività.

“ Da anni- afferma Brunetti- conosco la produzione creativa di Patrizia Corvino, a partire dalla lettura delle interessanti pagine del suo libro di fiabe e filastrocche intitolato Telefantasia.

L’autrice rivela una naturale e felice disposizione per questo genere di scrittura, che adopera con uno stile chiaro, comprensibile e semplice, come è nella natura del genere favolistico, fornendoci elementi conoscitivi del cervello umano e animale attraverso una struttura fantastica e magica al pari di credenze, leggende e miti”.

“Sono infatti racconti fantastici caratterizzati dal magico e dal meraviglioso e di cui sono protagonisti uomini, animali e oggetti fatati. I fratelli Grimm sono stati i primi a dedicarsi all’origine della fiaba, sostenendo la presenza nei racconti popolari di un ‘riflesso’ di primitivi miti ariani o di riti totemici. Motivi fiabeschi si rinvengono nel periodo babilonese e nella Bibbia”.



Che cosa esprimono le fiabe? “Esse rappresentano- dichiara Brunetti- processi fondamentali dello sviluppo cognitivo, affettivo-emozionale, sociale e morale del bambino. Sono la raffigurazione di idee, vicende, emozioni, sensazioni e raccontano la dimensione del bene e del male, la nascita, la vita e la morte. Sono dunque la metafora della condizione umana e svelano le categorie dell’Io e delle più nascoste profondità dell’inconscio personale e collettivo: l’ansia, le paure, la solitudine, l’angoscia della separazione.



Ricca di contenuti magici, la fiaba- aggiunge- educa la mente, attiva sistemi di neuroni e aree del cervello, prepara alla vita e alla crescita, aiuta a risolvere conflitti interiori e difficoltà. Il suo linguaggio simbolico tocca sentimenti, gioia, dolore, amore, rabbia, tristezza. Si tratta di un linguaggio che viene incontro a un bisogno di fantasia, magia e creatività del bambino. Bruno Bettelheim nel suo libro ‘Il mondo incantato’ rileva che le fiabe creano processi di identificazione nel bambino con i personaggi, partecipando emotivamente alle vicende narrate dall’autore e rivelando stati interiori. Anche per il Bruner, le fiabe hanno un valore formativo ed educativo, poiché permettono lo sviluppo del ‘pensiero narrativo’, che è la capacità del cervello di strutturare la personalità dell’individuo. In questo senso, esse sono un processo mentale che trasmette conoscenze, principi e valori”.



“Come possiamo verificare nelle narrazioni di Patrizia Corvino- rivela il noto scrittore- le storie fiabesche attivano soprattutto funzioni importanti dell’azione mentale: realtà e fantasia; elementi logici ed elementi irreali; pensiero razionale e pensiero fantastico.

La fiaba poi costituisce un primo, costruttivo processo di apprendimento, alfabetizzazione e memorizzazione, potenziando le capacità logiche, espressive e linguistiche, a cominciare dalla fase prescolare.

In una concezione psicoanalitica, ci troviamo di fronte a un processo creativo che rappresenta ‘l’alto livello integrativo’ del funzionamento dell’Io, in relazione alla presenza di pulsioni conflittuali dell’Es.

Come nelle opere di Goya o Van Gogh, il racconto fiabesco dipinge tra l’altro le paure e i desideri dell’umanità, riuscendo a forgiare, come nota Winnicott, legami creativi tra il mondo interno e quello esterno, creando un ‘ponte’ tra l’illusione e la fantasia del bambino, nonché ‘l’investimento nell’esperienza culturale e specificamente estetico’ nell’età adulta”.



“Gli scritti poi richiamano le questioni dello sviluppo evolutivo della funzione simbolica e dell’onnipotenza magica, della separazione, della perdita e dell’attaccamento. Una condizione dello spirito nella quale- come concordano altri studiosi- interno ed esterno, fantasia e realtà, memoria e desiderio si ‘mescolano’, in un processo catartico. Ci sembra di capire- professor Brunetti- che la fiaba abbia un potere ‘liberatorio’. “La fiaba, ma così l’arte in genere- risponde il nostro illustre interlocutore- suscita piacere e sentimenti di gratificazione, fatto che genera alcune sostanze, come l’ossitocina e altri oppiacei, chiamate per l’appunto sostanze del piacere e del benessere. Il vero piacere, per Freud, proviene dalla ‘liberazione’ di tensioni nella nostra psiche, consentendoci sia di ‘gustare’ le nostre fantasie senza alcun rimpianto e senza vergogna sia di entrare in più stretto contatto con la nostra realtà interiore, inconscia”.



“Sono state esaminate aree del cervello che venivano attivate durante l’osservazione di immagini di opere artistiche. A dimostrazione che le fiabe, le storie, le credenze sono conoscenze ‘impiantate’ nel nostro cervello, sono innate.

Fondamentale, si rivela pertanto la realizzazione di esperienze, come quelle condotte da Patrizia Corvino, e di programmi educativi fondati sulla creatività. Una qualità, come hanno dimostrato gli esperimenti condotti con i metodi di brain imaging, che è fermamente radicata nel cervello del bambino.



La lettura delle belle pagine della Corvino- conclude Brunetti- è una conferma delle splendide scoperte delle neuroscienze e dei risultati della nostra attività clinica e di autore di libri scientifici. Sono scritti che hanno la capacità di attivare- lo ribadiamo con forza- vaste zone del cervello e complessi sistemi neuronali in quanto attività creativa. Che rappresenta la manifestazione più alta ed universale della mente umana. Sono scritti di ampio interesse, poiché la conoscenza di personaggi, miti, luoghi misteriosi e di vicende dolenti e gioiose, tristi e attraenti intrise di dolore, male, tenebre e afflizioni, riguarda il senso dell’umanità e il suo scorrere nel tempo e nello spazio. E’ l’idea platonica nella ricerca del senso della vita e dell’essenza della persona e delle cose nella dimensione del trascendente e dell’infinito, di un’anima immortale e immateriale, un mondo dell’al-di-là. Un mondo della materia e un mondo dello spirito”.

Guido Brunetti, origini abruzzesi, vive a Roma. Ha tenuto lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno. Scrittore, è autore di numerosi libri e saggi che spaziano nei diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi.

Anna Gabriele

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