sabato 29 aprile 2017

Due giorni di festa in onore di S. Maria Incoronata

di LINO SPADACCINI 

Due giorni di festa in onore di S. Maria Incoronata.
Dopo essere stata per tutta la settimana esposta alla venerazione dei fedeli nella Cattedrale di S. Giuseppe, con le S. Messe e le riflessioni affidate a don Gianfranco Travaglini, la statua della Madonna questo pomeriggio, con inizio alle ore 16,30, verrà riportata processionalmente nella propria chiesa, accompagnata dal Complesso Bandistico "San Martino" e da tanti devoti.
Al rientro, seguirà la S. Messa celebrata da Padre Nicola Galasso. A seguire, ballo in piazza e l’esibizione del Coro Parrocchiale dell’Incoronata per un Omaggio a Maria.

Domani alle ore 11 è prevista la S. Messa Solenne celebrata dal cappuccino vastese Padre Nicola Galasso. Serata all'insegna del divertimento con l'esibizione di 'Nduccio accompagnato dall'Orchestra "Il Sentimento Agricolo".
Chiuderanno i festeggiamenti i tradizionali
fuochi pirotecnici della Ditta Piroluce di San Severo.
La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso che si verificò nella primavera del 1738quando, a causa del perdurare della siccità, venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva essere onorata.
In seguito all’espansione della contrada di S. Martino, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre 1826, propose all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per un migliore servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto dell’edificio fu disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo 1860 il Re Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da Guardiagrele e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i lavori necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio si occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del mobilio.
L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la guida di   P. Giuseppe   Cerritelli  da   Chieti, presero possesso  del romitorio e otto giorni più tardi avvenne la cerimonia d’inaugurazione. Solo pochi mesi dopo, in seguito alla soppressione di tutte le comunità religiose, avvenuto con decreto del 17 febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati nella villetta del signor Antonino Celano. Questi rivendicando il diritto di proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a riottenere sia la chiesa che il convento, che a loro volta vennero ridonati ai frati cappuccini.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere e poesie.
"La festa dell’Incoronata, come l’altra della Penna", scriveva Alfonso Sautto tra le colonne de Il Vastese d’Oltre Oceano, "richiamava un’affluenza enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi, riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi, consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di canti e di suoni".
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo A la Madonne dila 'Ngurnate, ritroviamo la puntuale descrizione dello spirito della festa (…con un finale drammatico):
Accušcë' li pirzáun' a la 'Ngurnate!
varlotte di lupëine, puparille,
'ndrëich' e caštagneprúpet' a vvracciáte:
cirtetaralluccere ma, uhè, bille!

'M bácce ala cchiisce La Pichiccheabbáte
a vvánnescattilálle e sunarille;
e ssátt' a 'n' arche štaMunzîassittáte
arret' a 'nabbangátte di ciuffille.

Nu quafunáttesèune la scupëine;
duquatrérecchiùllàfann' a llimmèlle;
e a 'nabbarràcche, addò' si jéuch' a vvëine,

si váit a rilluciéje nu curtèlle…
nu scàppascàppe… e 'mmêzz a l'ammujëine
nu štrëlle: A l'òm' accëiseCianarèlle!!!
Nei versi sono citati due personaggi vastesi molto conosciuti Camillo Paolino (La Pichicche) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico Miscione (Munzù) fabbricante di fantocci di creta.


Lino Spadaccini

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