martedì 27 dicembre 2016

Canto di Capodanno: Murolo rilancia "Lu Capidanne" di una volta in dialetto vastese

PER UN CAPODANNO PARTICOLARE
di Luigi Murolo
La sera del 31 dicembre porterò l’ antico Capodanno vastese in dialetto: «Cand’àjjәcaminåtәchištanòttә …» a casa di Gianna Spadaccini. Muoverò dall’antistante cappella della Madonna del Soccorso per recarmi di fronte al portone diquesta specialissima amica (e mi piacerebbe che ci fossero anche altri amici), salire la gradinata, fermarmi di fronte all’uscio per intonare, con l’accompagnamento strumentale (una chitarra e un’armonica a
bocca), il canto di questua augurale per l’anno che verrà. Chi sarà presente, si accorgerà che saremo di fronte  a qualcosa di nettamente diverso dal quel «Buon Capodanno» in lingua ancora eseguitonelle piazze della città.
L’arcaico capodanno non divide alcun rapporto culturale con il nuovo. E’ dedicato alla singola famiglia, alla casa, ai lavori che in essa si svolgono. E, soprattutto, gli auguri vengono indirizzati ad personam; vale a dire, ai singoli componenti della famiglia.
Chi erano i destinatari della quête? In particolare, i priori delle confraternite dei mestieri: muratori, sarti, calzolai ecc. In questo caso assumeva il valore di priulåtә (i. e.: «priorata»; canto dedicato ai «priori». Di grande interesse il San Sebastiano, dedicato ai muratori). O altrimenti, poteva essere destinato a li signîrә (e qui parliamo di potlatch, una cerimonia in cui, per affermare il proprio prestigio sociale nella comunità, lusugnuàrә offriva la massima quantità possibile di doni).
Io non farò né l’una cosa; né l’altra. Dedicherò a un mia amica d’infanzia il bene tangibile di una comune appartenenza a quella comunità dispersa dalla disastrosa frana del 1956. Sessant’anni fa.  In particolare a Gianna con fratelli e sorelle, abitatrice del Casarino di S. Pietro dove, ‘mbua’ GiuvuànnәdәPrëngәpә, nonno di Gianna, tәnàvә la cåsә.

Lo dico con sincerità. E’ la mammuriә(memoria) di un mondo scomparso che vorrei dividere con quanti ne sentono ancora la necessità. Come si può ben capire, il dono più bello sarebbe la partecipazione corale.

Nessun commento: