Prof. Costantino Felice |
riceviamo e pubblichiamo
Gent.le direttore, non so se
posso ancora approfittare della tua cortese ospitalità, né per la verità se ne
valga la pena, ma vorrei comunque provare a rispondere ad alcune critiche
(ovviamente lascio perdere gli insulti) mosse su vari giornali locali online a
un mio intervento sulla situazione politica vastese rispetto al referendum
costituzionale.
Certe artefatte e stucchevoli
ironie, per cominciare, possono essere
solo frutto di una totale incomprensione
del momento storico che stiamo vivendo. Ci si guardi intorno, e soprattutto ci
si sforzi di capire, magari attraverso la lettura di qualche buon libro. Stiamo
assistendo sempre più spesso (è successo in occasione dell’arrivo di Renzi a
Pescara: un episodio impressionante, con rischi anche di ordine fisico, che ho
cercato di denunciare anche a livello nazionale) a manifestazioni antirenziane di
stampo squadristico che vedono collusi insieme – oggettivamente ma talvolta
anche concordemente – settori della sinistra radicale con ambienti del
neofascismo (Casa Pound, Forza Nuova).
Trovo indegno (uso un eufemismo) mettere
sullo stesso piano, come ha fatto qualcuno, proteste di questo genere (spesso
violente) – fenomeni simili si sono verificati nel 1920-21 in Italia (poi
abbiamo avuto il fascismo) e nel 1932 in Germania (poi è arrivato Hitler) – e
una normale alleanza di governo tra forze democratiche come accade oggi in
Italia (ma in tante altre parti del mondo).
Chi compie operazioni di questo
tipo o è in malafede o è totalmente ignorante (basterebbe leggersi Ernst Nolte
per la Germania e Federico Chabot per l’Italia, ma la bibliografia è
sterminata). È proprio la conoscenza rigorosa e documentata del passato che
dovrebbe rendere lo sguardo sul presente più lucido e penetrante. Anche per
questo mi sono permesso di biasimare il fatto che Enrico Rossi, Governatore
della Toscana, nonché candidato alla segreteria nazionale del PD, se ne vada in
giro per l’Italia a promuovere il suo libro, anziché impegnarsi a fondo nella
campagna per il Sì nel referendum costituzionale.
Del tutto fuori strada sono gli
attacchi da sponde grilline, notoriamente rozze strumentali. Ci sono differenze
abissali tra la riforma berlusconiana (modificava in senso fortemente
autoritario il ruolo del presidente del Consiglio che poteva persino sciogliere
le Camere), a suo tempo bocciata da un referendum popolare, e la riforma
Renzi-Boschi, che non modifica in nulla i poteri presidenziali (tanto del capo dello
Stato che del governo), ma anzi consolida la centralità del Parlamento e
l’ordinamento democratico nel suo insieme. Stento a credere, del resto, che
certi grillini, a cominciare purtroppo da quelli nostrani, abbiano mai letto la
Costituzione. E anche se l’avessero letta, dubito che l’abbiano compresa: un
dubbio che peraltro si rafforza osservando le loro più alte gerarchie di comando
(altro che uno vale uno!), come dimostrano gli strafalcioni storici dei vari Di
Maio e dello stesso Grillo, per non dire del loro disinvolto uso di grammatica
e sintassi (ne abbiamo purtroppo il simbolo nazionalmente più sbeffeggiato
proprio a Vasto).
A quanti si oppongono alla
riforma evocando la prigionia di genitori o altri parenti nei lager nazisti, dico
solo questo: chi difende e valorizza davvero la nostra Costituzione sono oggi
quelli del Sì. Contrariamente a quanto vorrebbero farci credere certi
dottrinarismi accademici (a cominciare da quelli di Onida e Zagrebelsky) e i
dogmatismi di certi ambienti dell’Anpi e della Cgil (talvolta di stampo
chiaramente stalinista), sono quelli del No a tradire la nostra Costituzione
(la più bella del mondo, l’ha definita Benigni, che non a caso vota Sì), nella
sostanza come pure nella forma (poco importa se in buona o cattiva fede).
Basterebbe rileggersi gli interventi dei nostri Padri costituenti (alcuni si
trovano pure su internet): Moro, De Gasperi, Dossetti, Togliatti, Terracini,
Antonio Giolitti. Su quanti nutrono dubbi in proposito mi permetto di suggerire
questo libro: G. Crainz – C. Fusaro, Aggiornare
la Costituzione. Storia e ragioni di una riforma, Donzelli editore. Un
padre ha sofferto la prigionia nazista certamente si indignerebbe nel vedere un
proprio figlio che vota come votano i neonazisti e i neofascisti, i quali
tuttora rivendicano quell’atroce eredità.
A quanti, infine, hanno condiviso
la mia analisi, o hanno posto ulteriori interrogativi, rispondo semplicemente con
un grazie di cuore.
Qualche altra considerazione
vorrei aggiungere in generale. Mi è capitato di partecipare, giorni addietro, a
una riunione nella quale era presente quasi tutta la vecchia guardia (mi si
consenta l’espressione) del PCI abruzzese. Mi ha impressionato la viscerale
ostilità verso Renzi, visto come un corpo estraneo ed abusivo della sinistra.
Mi sono sembrati disposti a tutto pur di poterlo abbattere, pur di giungere a
calpestare il suo cadavere. Non so se è questa visceralità antirenziana ad
accecarli, di fronte a quello che sta accadendo in Italia e nel mondo, o se la
loro cecità è frutto di una certa tradizione comunista. Secondo me stanno
tradendo anche il loro passato di militanti appassionati e intelligenti per i
valori di giustizia e libertà. E c’è poi un’altra cosa che proprio mi
sconvolge: ma quando mai è accaduto nella storia d’Italia (e direi anche del
mondo) che militanti di un partito, tanto più se di sinistra (provate a pensare
al PCI di Togliatti o anche di Berlinguer), votino insieme ai suoi nemici più
esiziali (fascisti e nazisti), per abbattere un governo del proprio partito? È pazzesco.
Trovo francamente ipocrita dire,
come vanno ripetendo Bersani e D’Alema, che pure qualora vincessero i No, Renzi
dovrebbe restare al suo posto. Bersani e quelli che la pensano come lui sanno
benissimo che non è così. Dicono di non volere la caduta di Renzi, ma in realtà
loro stessi è proprio questo che vogliono. Se vincono i No, non soltanto cade
il governo Renzi, con tutti gli inquietanti scenari che ne possono derivare sul
piano politico, economico e sociale, ma l’intera sinistra (in Italia e in
Europa), in tutte le sue forme, verrebbe ricacciata per decenni, forse per
secoli, all’opposizione, in un ruolo del tutto marginale di mera testimonianza.
Non a caso l’80% di quelli che votano No – accozzaglia di forze eterogenee (dai
neonazisti ai neocomunisti, estrema destra ed estrema sinistra) – lo fanno solo
per il loro comune odio verso la sinistra riformatrice e gli schieramenti
progressisti. Renzi, piaccia o non piaccia, costituisce oggi l’unico residuo
baluardo – in Italia e in Europa – contro la montante marea del populismo e
dell’antipolitca.
Vedo in giro un ottundimento,
specie in certi ambienti della sinistra (ma in qualche leader la pulsione
distruttiva, questo cupio dissolvi,
credo sia pienamente consapevole) dai quali meno te lo aspetteresti (il rigore
della ricerca storica, ripeto, dovrebbe rendere più lucidi nell’analisi del
presente), che mi fa paventare scenari catastrofici (purtroppo già corposamente
visibili in varie parti del mondo). E mi chiedo ancora: ma è possibile che a intellettuali
e studiosi onesti come i tanti che conosco la storia non insegni nulla!? È davvero
impressionante. Mi fa pensare, questo cupo scenario di oblio e superficialità,
alla Germania di Goethe, di Kant, di Hegel, di Beethoven, di Marx, di Thomas
Mann, che a un certo momento, nonostante questa grandiosa tradizione di cultura
e civiltà (di luce), finisce inghiottita nelle tenebrose fauci del nazismo.
COSTANTINO
FELICE
1 commento:
Insomma, anche qui e ancora: “Extra Ecclesia (ovviamente la propria) nulla salus”! Come nel medioevo del cattolicesimo integralista, e per ciò stesso assai poco o nulla evangelico.
Le religioni cambiano, il tempo politico anche, ma la voglia di ortodossia e di conseguente condanna di chi non si allinea resta e si esprime, seppur non rozzamente, in maniera indecentemente asservita al potente di turno.
Quanto agli "insulti", che - bontà sua - Felice Costantino dice di voler tralasciare, si dà il caso che questa sua Orazione per il Sì ne sciorini smaccatamente tanti e per tutti.
Il prof, volendo "ammaestrare" (ma la Storia è di per sé maestra, ipoteticamente, o non lo è sicuramente per volere dello storico di turno), scenda dal pulpito 'ecclesiale' e dismetta questo suo tono palesemente ispirato al Savonarola; resti al merito di una proposta di Riforma costituzionale, che liberamente (con pari dignità di chi la condivide) molti non gradiscono perché la ritengono sbagliata, così come articolata e soprattutto democraticamente deleteria.
Il resto, in questa sua prolusione cattedratica, è semplice oratoria ammantata di storicismo ed evidenzia soltanto una partigianeria politica spuria e, se posso dirlo, dequalificante per un uomo che 'studia' i tempi e l'uomo nelle sue azioni antropiche e sociali. Come lui sa, dalla cronaca occorre prendere le distanze. E' necessario quantomeno, ma soprattutto utile, straniarsi dalla contingenza per essere in grado di esprimere un'analisi storica sufficientemente ragionevole e il più possibile equilibrata. In questo caso, invece, è ben evidente che lui esprima e ripeta in quel che 'narra' pre-giudizi vari e, soprattutto, il suo privato desiderio ... storico (!), in fondo (o per principio assunto) un’adesione totale e intransigente al Partito della Leopolda.
Felicemente... voti quel che vuole, si schieri nel privato per chi crede meriti la sua fiducia, ma smetta di voler interpretare pubblicamente il ruolo dantesco di Caronte, in un Inferno contemporaneo che non è di certo peggiore, né mai uguale, ad altri precedenti. L'Apocalisse della Storia non è di certo quella della narrazione renziana! Ad ogni modo, per ciò che lo riguarda, il sotto-mettersi col proprio sapere e intelletto a un imbonitore politico qual è Matteo Renzi non gli fa certamente onore. Se ne convinca.
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