venerdì 11 novembre 2016

Gli acquedotti dell'antica Histonium

(foto da Vastoweb)
Alimentavano le Terme, la Naumachia, le fontane pubbliche.

di GIUSEPPE CATANIA

Insieme ai reperti archeologici affiorati all'inizio degli anni 70 nei pressi della chiesa della Madonna delle Grazie, a testimonianza della esistenza di un edificio termale romano, merita di essere ricordato anche ottimo sistema di approvvigionamento idrico dell’antica Histonium, formato da acquedotti due acquedotti, quello delle Luci e del Murello.
L’acquedotto romano delle "Luci", sotterraneo in laterizi, aveva origine a sud della Città, non lontano dalla chiesa di S. Antonio Abate e giungeva nella parte bassa dopo un percorso di circa 4 km, immettendo nel complesso delle "Cisterne" di Santa Chiara (due
tronconi superstiti) per un totale di 12 cisterne e nove ambienti in laterizio rivestito di opera signina; il primo giace sotto la piazza Marconi, vico Moschetto e piazza del mercato S. Chiara), il secondo è sotto l'isolato compreso tra via Cavour, via De Amicis e piazza Marconi.
L’acquedotto del "Murello" - in parte sopraelevato e in parte sotterraneo, anche esso in laterizio - proveniva dalla regione posta ad occidente della Città, entrava all'altezza di via Murello, all'incrocio con corso Garibaldi, insinuandosi sotto la chiesa di S. Giovanni ora non più esistente, proseguendo sotto corso Dante, alimentando la cisterna scoperta sotto via Tacito, uscendone sotto via Laccetti, per giungere a piazza Caprioli ed in via Barbarotta. Giova rammentare che fino al 1500 nel piano delle Cisterne vi era un collo con colonnetta ad arco da cui la popolazione dell'epoca era solita attingere acqua.
Nella parte alta dello schema l'acquedotto del Murello che alimentava le Terme.
In basso il grande acquedotto delle Luci  proveniente
dalla zona di S. Antonio Abate fino alle Cisterne di S. Chiara. 


Un discorso a parte merita la "Naumachia", ubicata dentro l’anfiteatro romano sotto piazza Rossetti, che era alimentata da canali sotterranei che vi introducevano acqua per farvi galleggiare navicelle per le battaglie a divertimento del popolo. Nei secoli successivi una furiosa alluvione fece scomparire l’anfiteatro, sommergendolo in uno strato di sabbia e fango.

Altre conserve idriche furono rinvenute nel rione denominato via Lago dove, nel 1614 furono ritrovati il muro e le condotte con sezioni in direzione verso San Giovanni e San Pietro.

Da aggiungere che nei secoli scorsi la condotta delle "Luci" (ora disseccata) servì anche per il funzionamento dei mulini dell'Angrella, in quanto le acque giungevano copiose nel vallone dopo avere servito i bisogni della popolazione e dopo aver alimentato le monumentali fontane di Porta Palazzo, Porta Castello e della Piazza.

L’acquedotto delle Luci servì la popolazione vastese dal tempo dei Romani fino all’arrivo dell’acquedotto del Sinello 1926. Successivamente si dirottò in una fontana in via Tre Segni sotto la villa comunale dove usciva a forte pressione. Oggi delle acque delle Luci non si ha più alcuna traccia. Probabilmente sono disperse nel terreno lungo il tracciato sotterraneo tra crolli interni di volte e di muri.
GIUSEPPE CATANIA

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