martedì 16 agosto 2016

Eterno dilemma: funicolare o strada di collegamento S. Antonio Ab. - Vasto Marina?

La funicolare,  sviluppata dal grafico Gino Selva
di Giuseppe Catania

Ciclicamente torna a galla nei Piani triennali delle opere pubbliche dell'amministrazione comunale
di Vasto, la realizzazione di una teleferica per collegare Vasto alta alla Marina.

In questo momento l’idea sembra rientrata, ma nel 2009 il progetto era nell’elenco delle opere pubbliche con un costo di circa otto milioni di euro, da ultimare nel 2011.

Non si tratta di una novità perché, negli anni '60 una iniziativa del genere venne proposta da Antonio Greco, tecnico di Vasto addetto agli impianti del genere in Germania, ora deceduto, che abitava in via Tre Segni. L'operaio specializzato aveva avviato contatti tra il titolare della sua ditta in Germania e l'amministrazione vastese.

Noi pubblicammo tale notizia sottolineando che la teleferica doveva collegare via Tre segni e la Marina, nei pressi dalla vecchia fornace. A quell'epoca il
boom turistico ed edilizio di Vasto raggiungeva apici ragguardevoli, con alberghi lungo la statale adriatica. anche perché l'utilità di una teleferica era giustificata dal fatto che la Statale Istonia 86 era stata devastata dalla frana del 1956 per cui si poneva una alternativa per collegare la città alla località turistico-balneare della Marina.

Allora tale progetto cadde nel dimenticatoio, come tanti altri, ma di tanto in tanto torna in auge.

Nel 2009 se ne parlò di nuovo e il problema sollevò molte perplessità, giacché, come negli anni ’60, in molti si chiesero come avrebbe fatto il Comune a far fronte ad un investimento così oneroso.

E allora? Una soluzione diversa. Da più parti venne ricordato che giaceva nei cassetti dell’Ufficio Tecnico da anni un progetto alternativo più razionale e realizzabile, una strada di collegamento da Sant'Antonio Abate a Vasto Marina, il cui costo complessivo si aggirava intorno ai due di due milioni.

Ma in questi anni nulla è successo, i collegamenti con la Marina restano gli stessi del secolo scorso.
E il dibattito continua.

Giuseppe Catania

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